Chiesa | DiocesiPartendo dalla realtà quotidiana, don Domenico Leonati ha aiutato a scoprire i segni della presenza di Dio, a sviluppare capacità nascoste di solidarietà, di libertà e giustizia nelle persone con cui si incrociava.
Il suo metodo, improntato sulla connessione tra fede e vita, si è rivelato fecondo lasciando una eredità umana concreta ancora operante oggi nella comunità religiosa delle suore Salesie, le suore di San Francesco di Sales, che dopo quasi trecento anni dalla morte del fondatore, continuano il suo l’operato. «Nel nostro vissuto c’è lui – dice suor Elena Pettenon della Commissione storica per la causa di beatificazione – ma la storia della Congregazione ci ha portate a fare riferimento alla spiritualità di san Francesco di Sales, lo stesso don Leonati, con gesto di umiltà ci ha detto di fare riferimento a lui». Il Conservatorio, creato da don Domenico nel 1740, fu l’embrione della Congregazione delle suore di San Francesco di Sales. «Il suo metodo – continua la suora – consisteva nell’educare custodendo e facendo emergere le potenzialità di ciascuno, mediante uno stile basato sulla relazione, sulla dolcezza e sulla bontà paterna. Tutto convogliava su Gesù. Una visione teocentrica che rimane forte anche in noi. Nei suoi registri parrocchiali si legge spesso Ad maiorem gloriam Dei: questo è il nostro agire. Il suo carisma è molto vivo e il suo agire è ancora molto attuale. Egli era una figura completa in ambito spirituale e pastorale». Nel suo itinerario personale e nella sua storia, don Domenico è stato grande maestro di vita. La sua intuizione geniale, valida ancora oggi, consiste nell’aver saputo leggere le necessità del territorio a lui affidato e del mondo giovanile del suo tempo, trovando risposte capaci di fare la differenza. Don Leonati rispondeva alle esigenze impellenti del suo tempo, così come oggi la missione delle suore nella Chiesa si fa concreta nel servizio educativopastorale. La loro quotidianità è fatta di azione e preghiera, missione e contemplazione, ma permane sempre la dimensione educativa. «Farsi presenti con umanità – continua suor Elena Pettenon – era un tratto di don Leonati. Egli aveva capito che con la povertà non bastava un pezzo di pane o un vestito, ma era necessaria una presenza materna, quella che cerchiamo di manifestare anche noi nelle scuole e nella visita agli ammalati, nell’incontro con le famiglie e con le persone sole e fragili. Oggi c’è bisogno di umanità fra i giovani, con gli anziani, nelle famiglie. Al centro deve esserci la persona, dobbiamo avere la capacità di vedere la presenza di Dio negli altri». Don Domenico è stato parroco, educatore, padre spirituale, confessore, vice postulatore, catechista per gli adulti poveri. «Non si è risparmiato – rimarca suor Elena – Ha saputo comunicare con i nobili, con i cardinali, con i poveri e con le fanciulle. Ha saputo porsi da persona umile, aveva grande fiducia nella Provvidenza. Ora con la causa di beatificazione proviamo una grande gioia, è uno sprazzo di luce grande che ci spinge a intensificare il nostro impegno rispolverando anche la storia della congregazione e del fondatore, continuando ad attingere al suo operato». La Congregazione delle suore dal 1740 a oggi, si è diffusa in varie regioni italiane ed è aperta anche alle missioni. Attualmente, oltre che in Italia (Padova, Venezia e Roma), le Salesie sono presenti in Angola, Ecuador, Perù, Cuba, Argentina, Brasile e Mozambico. La loro storia ha anche maturato nuovi frutti spirituali: tra le sorelle missionarie c’è infatti la beata Liduina Meneguzzi, morta a quarant’anni a Dire Daua (Etiopia) e beatificata da Giovanni Paolo II nel 2002. La casa madre delle suore Salesie si trova a Padova in Corso Vittorio Emanuele II. Nella struttura c’è una scuola primaria, la scuola dell’infanzia, e la distribuzione della colazione quotidiana ai poveri.
