Mosaico
Il grande cantiere di restauro del complesso dell’ex castello carrarese di Padova, alla gran parte della popolazione noto come “ex carcere”, è una vera e propria operazione di recupero della memoria storica cittadina: non solo quella riguardante un pezzo urbanistico della città, ma soprattutto il ruolo centrale per la cultura umanistica della Padova del Trecento. Ne è convinto l’assessore alla cultura del Comune patavino, Andrea Colasio, che da oltre vent’anni lavora al recupero del complesso carrarese. «Importanti storici come Le Goff – racconta Colasio – hanno evidenziato il ruolo fondamentale che ebbe Padova nel passaggio verso l’Umanesimo. Il cuore della città in quel periodo era proprio il castello fatto erigere sopra quello ezzeliniano da Francesco I da Carrara a partire dal 1374, ovvero l’anno dopo la sconfitta bruciante contro i veneziani nella guerra detta “dei Confini”. Il castello non sorse però solo per mera logica difensiva: pochi anni dopo Padova si risollevò appoggiando la Repubblica di Genova contro Venezia nella “guerra di Chioggia”. Allo stesso tempo il da Carrara, amico del Petrarca, promosse una politica culturale che fece arrivare grandi artisti come Giusto de’ Menabuoi e intellettuali come il giurista Baldo degli Ubaldi». Fondamentale fu la trasformazione di parte del complesso del castello carrarese in carcere, in epoca napoleonica e fino alla fine del Novecento. Nei primi anni Duemila fu sventato un tentativo di speculazione edilizia; poi, la svolta: nel 2017 lo stesso Colasio, grazie a una norma sul federalismo fiscale che permetteva anche agli enti locali di proporre progetti per valorizzare beni del demanio non utilizzati, promosse un’iniziativa che portò alla cessione al Comune di Padova, a costo zero, dell’intero complesso. «Da quel momento – spiega l’assessore – esso è ritornato a essere quello che era sempre stato: il castello della città. Lo ritroviamo raffigurato al Santo da Giusto de’ Menabuoi nella cappella del beato Belludi, e dall’Altichiero nella sua Crocifissione. Dipinti diventati patrimonio Unesco: e anche i numerosi affreschi che si stanno ritrovando mano a mano che vengono restaurate le stanze del castello potrebbero diventarlo, come nona stazione di Urbs picta». L’investimento è grande: circa 27 milioni di euro, di cui una decina già spesi preliminarmente per la messa in sicurezza del sito consolidando i solai, rifacendo i tetti, predisponendo gli spazi per i vani ascensori e le scale e attuando le bonifiche per esempio dai residui delle attività produttive ospitate nell’ex carcere, come la produzione di cicli Rizzato. Ora si sta intervenendo nel restauro dell’apparato murario, medievale e ottocentesco, e in particolare la ditta Lares si sta occupando del restauro degli affreschi; si stanno poi predisponendo gli impianti elettrici, antincendio e tecnologici, le pavimentazioni, i bagni. I lavori sono stati resi possibili da un importante finanziamento della Fondazione Cariparo, così come ministeriali, dai fondi del Pnrr (5 milioni di euro) e dalla collaborazione con la Soprintendenza. «In questo momento – continua Colasio – sono attivi i cantieri nel lato sud, per 6,4 milioni di euro, nel lato nord per 5,3. C’è poi il quarto settore, che viene restaurato nell’ambito di un accordo con un privato, ed è quello in cui sorgerà l’area ristoro con terrazza panoramica. I lavori nella parte nord, finanziati anche dal Pnrr, dovrebbero essere consegnati già entro il luglio 2026. Gli ultimi a partire saranno i lavori sul lato est, 5,1 milioni di euro, per i quali è stata da poco aggiudicata la gara di appalto. Serviranno di certo ancora alcuni milioni per completare il tutto, tra cui gli allestimenti museali: il mio auspicio è che entro tre anni la città abbia però di nuovo il suo castello, il cui grande cortile diverrà la quarta piazza medievale di Padova dopo quelle dei Signori, delle Erbe e della Frutta». Fin qui abbiamo parlato di storia e di restauri: ma cosa ospiteranno i 10 mila metri quadri disponibili nel castello? Diventerà il polo cittadino per l’arte contemporanea e il design. Troveranno sede, infatti, le collezioni novecentesche attualmente non esposte e soprattutto l’importante collezione Giuseppe Bortolussi di design, che comprende oltre duemila pezzi; ci saranno numerose eccellenze novecentesche padovane come quelle della scuola orafa. Una sezione recupererà invece la storia carceraria dell’edificio. «I progettisti sono già al lavoro per lo studio degli allestimenti. Assieme al museo d’arte contemporanea che sorgerà nell’ex cinema Altino e a quello in via Dante del gruppo Peruzzi annesso alla ex chiesa di S. Agnese, Padova avrà finalmente quel polo di arte contemporanea che aspettava da tempo».
Nelle sale del castello troveranno sede opere oggi non esposte di arte contemporanea e soprattutto la collezione di design di Giuseppe Bortolussi.

Si chiamerà “Children’s & Planetarium Museum Padova”, e sarà una nuova perla scientifica e didattica per la città di Padova, che già conta su musei come quello della Medicina e il nuovo Museo della natura e dell’uomo. Stiamo parlando della cittadella della scienza per l’infanzia che avrà sede all’ex macello di via Cornaro, dove già si trova il Planetario cittadino. Il nuovo museo sorgerà infatti all’interno dello storico edificio noto come “cattedrale”, già usata in passato per mostre ed eventi, cuore del complesso di archeologia industriale noto come “ex macello”, inaugurato nel 1908 su progetto dell’ingegnere Alessandro Peretti e operante fino agli anni Settanta. La sala sarà completamente restaurata così come gli edifici adiacenti. «Si tratta di un’operazione culturale che intende riqualificare tutte le strutture architettoniche nel quadro di un unico disegno strategico, e trasformare l’intera area in una Cittadella della scienza dedicata ai bambini e ai ragazzi», spiegano dal Comune. La spesa prevista per l’operazione è di 8,4 milioni di euro, che arriveranno da due istituzioni bancarie, la Fondazione Cariparo (4,5 milioni) e Intesa Sanpaolo (3,9 milioni). Uno degli edifici, restaurato con 545 mila euro stanziati dal Comune, sarà messo a disposizione delle associazioni. Non mancheranno uffici, laboratori, un punto ristoro e spazi per attività ricreative e culturali. Sarà realizzata una nuova passerella sul Piovego, grazie a un ulteriore contributo di un milione di euro della Fondazione Cariparo. In totale, l’intervento raggiungerà i 10 milioni di euro, prevedendo oltre al restauro degli edifici anche quello del parco, della serra, e la creazione di un museo dell’informatica con il recupero del patrimonio del prof. Francesco Piva, che conta migliaia di apparecchiature tra cui uno dei primi calcolatori elettronici a valvole costruito in Italia, risalente agli anni Cinquanta. In totale, il polo espositivo rasenta i 10 mila metri quadri. Ma non è tutto qui: grazie agli interventi realizzati sulle mura cinquecentesche e a nuove infrastrutture, l’intera zona sarà connessa al Parco delle Mura e alla Golena San Massimo, attraverso un percorso ciclopedonale e la citata nuova passerella sul Piovego, che permetterà l’accesso diretto a un futuro parcheggio previsto all’ex Gasometro di via Corrado.