Il Giro d’Italia scorre in questi giorni attraversando l’Italia e portandosi con sé anche la sua riconosciuta risonanza mediatica “sfruttata” da diversi cittadini per alzare la voce e denunciare quello che sta succedendo a Gaza e ai palestinesi. Nella tappa vicentina, per restare in zona, un gruppo nutrito di donne e uomini ha formato un’enorme bicicletta umana fatta dei colori e delle bandiere della Palestina. Fuori luogo? Lascio a voi lettori e ai vostri punti di vista, ma c’è una coincidenza temporale beffarda che giustappone chi ha trasformato la passione per la bicicletta in professione, nella sua vita agonistica, e chi avrebbe voluto farlo, ma è rimasto ucciso dai missili d’Israele. Proprio di questi tempi, un anno fa, su queste pagine avevamo fatto la conoscenza dei Gaza Sunbirds, squadra di paraciclisti, fondata nel 2020 da Alaa Al Dali, già ciclista affermato nel panorama palestinese, che nel 2018 aveva perso una gamba, colpito da un proiettile dell’esercito israeliano. Alaa, grazie a un permesso e al sostegno internazionale, era riuscito a uscire dalla Striscia per allenarsi sui colli Euganei (ospitato dalla parrocchia di San Filippo Neri, all’Arcella) con il sogno di partecipare alle Paralimpiadi. Del gruppo dei Gaza Sunbirds, che per mesi ha pedalato sulle strade distrutte dalle bombe nella Striscia per distribuire pacchi alimentari ai civili sfollati, fa parte anche suo cugino Ahmed Al Dali, anzi, faceva parte: 33 anni, padre di quattro figli, è stato ucciso lunedì 19 maggio da un attacco missilistico di Tel Aviv a Khan Younis. Nel 2014 perse una gamba ancora a causa di un raid israeliano; sopravvissuto, è riuscito a rialzarsi trovando su quel sellino e in quei pedali la forza per ripartire. Ma non è bastato. «Quando abbiamo iniziato questo viaggio – si legge nel post pubblicato da suo cugino Alaa – Ahmed era al mio fianco. Era una persona fantastica, piena di positività e con un grande amore per lo sport. Oggi la sua vita è finita. Mi spezza il cuore dover continuare il nostro viaggio senza di lui, ma continueremo per tutti coloro che abbiamo perso durante questo genocidio».