Idee | Lettera.D
È possibile comporre le ragioni dell’innovazione, dell’economia e dello sviluppo umano e sociale? La speranza è messa a dura prova da guerre, crisi ambientali, violenze ingiustificabili. Eppure, nei social si fa di tutto per apparire innovatori e vincenti.
Ma come si può intendere l’innovazione autentica e benefica non per alcuni ma per tutti? Questa sfida si ripete a Padova e in Italia da quasi dieci anni, con il premio per l’innovazione nell’economia sociale. È un premio agli enti di Terzo settore che investono per contribuire allo sviluppo umano inclusivo e solidale. Non è per niente facile, perché la tentazione è di riproporre quello che già avviene nel mercato, con soluzioni che contribuiscono a rendere selettive e disuguali le condizioni umane.
«È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» (art. 3)
e la Costituzione aggiunge che
«ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società» (art. 4).
È l’invito e l’impegno costituzionale rivolto a tutti, perché tutti e non alcuni sono chiamati ad affrontare questa sfida. I premi 2025 agli innovatori nell’economia sociale nel nostro Paese saranno assegnati alle cinque migliori esperienze italiane l’11 giugno a Padova, nell’aula magna dell’Università.
I promotori – Fondazione Cariparo e Fondazione Zancan, con il sostegno di Banca Intesa e con il patrocinio di CsvNet, Acri e Forum Terzo settore – insieme con la giuria nazionale di esperti in sviluppo economico e sociale spiegheranno perché e come oggi sia possibile innovare, con risultati economici e sociali di interesse generale. Negli anni il premio è diventato un osservatorio nazionale a cielo aperto su circa 1.800 esperienze. La valutazione utilizza tre criteri: i caratteri innovativi, i risultati economici, i risultati sociali che caratterizzano in modi originali l’innovazione. Possono essere descritti in termini di prodotti e servizi di rilevante interesse sociale, di processi produttivi e distributivi sostenibili, di sinergie solidali tra domanda e offerta, di risultati economici e sociali inclusivi. Sono inclusivi quando sono capaci di “redistribuire il valore nella filiera che va dall’io al noi”.
Le valutazioni della giuria parlano di costo/efficacia, di concorso al risultato di tutti gli aventi interesse, di logistica solidale delle capacità, valorizzando l’apporto di ogni persona, a partire dagli ultimi. Perché a Padova? Perché, non da oggi, è una città che ha a cuore il futuro sociale. Tra i profeti di questo futuro c’è sant’Antonio che nel 1231 chiedeva al Consiglio maggiore della città di non essere ingiusta con i debitori e di dare speranza ai poveri. Da secoli il Santo continua ad aiutare la città, invitandola a essere più umana e inclusiva, contribuendo alla sua economia. Anche don Giovanni Nervo ci ha insegnato come la carità possa preparare la giustizia, in modi inclusivi, solidali e convenienti. È l’obiettivo del premio che interpreta con tre parole “innovazione, economia, sociale” il senso di una sfida che è costituzionale, economica e umana. Solo insieme può diventare futuro sostenibile, se rimane separata garantisce vantaggi selettivi e conflittuali. I candidati spesso sono giovani, con la vita davanti. Non mancano gli adulti e anche anziani geniali, che preferiscono investire in profitto sociale con virtuose composizioni di capacità professionali e umane. Interessante la combinazione degli enti partecipanti: cooperative, imprese sociali, associazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, enti religiosi, fondazioni…
È un universo composito fatto di profili giuridici diversi. Come può pensare un’associazione di volontariato di competere se non potrà dimostrare i propri risultati economici, proprio perché associazione di volontariato? Parte svantaggiata, ma non è detto. L’innovazione, infatti, per sua natura, non è comprimibile nello stato giuridico degli enti partecipanti, se le ragioni strategiche, etiche e valoriali riescono a fare la differenza, inventando nuovi modi di fare economia e socialità solidale? Quando lo fanno volontariamente e alla luce del sole, mettono a disposizione e incentivano lo sviluppo di soluzioni che hanno collaudato. Lo stesso vale per gli altri enti coinvolti, se si interpretano come “contribuenti” di umanità inclusiva.
Sono 246 le candidature pervenute al premio Angelo Ferro 2025 per l’innovazione nell’economia sociale. Tra questi, cinque finalisti si contenderanno il primo premio da 10 mila euro (2.500 euro, invece, agli altri) che sarà comunicato durante la cerimonia di premiazione che si svolgerà mercoledì 11 giugno alle 17, presso l’aula magna dell’Università di Padova. L’iniziativa nasce in memoria del prof. Angelo Ferro, imprenditore, docente e filantropo padovano, la cui attività ha ispirato questo riconoscimento, che negli anni è diventato un vero e proprio osservatorio sull’innovazione sociale lungo tutta l’Italia.