Chiesa
Nei cinquanta giorni trascorsi dalla Pasqua, gli apostoli si sono sempre ritrovati assieme nel Cenacolo per ascoltare le scritture e pregare, le porte chiuse per paura. Mentre calava la sera, improvvisamente un terremoto avvertito anche fuori, “un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso e riempì tutta la casa deve stavano” come leggiamo negli Atti degli Apostoli. Pentecoste è la celebrazione del compimento della Pasqua, il momento in cui avviene il superamento di Babele e si costruisce la Gerusalemme profetizzata dall’Apocalisse, la città costruita non con mattoni tutti uguali, come appunto Babele, ma con pietre ciascuna diversa dall’altra, ognuna con la propria bellezza.
In piazza San Pietro Papa Leone presiede la messa di Pentecoste, giornata dedicata al Giubileo delle associazioni, dei movimenti e delle nuove comunità. Ricorda le parole di Papa Benedetto XVI per il quale Pentecoste “apre le frontiere fra i popoli e infrange le barriere fra le classi e le razze”.
Pentecoste, allora, è quel vento impetuoso, quel “dono che dischiude la nostra vita all’amore”, dice Leone XIV nella sua omelia; la presenza del Signore “scioglie le nostre durezze, le nostre chiusure, gli egoismi, le paure che ci bloccano, i narcisismi che ci fanno ruotare solo intorno a noi stessi. Lo spirito Santo viene a sfidare, in noi, il rischio di una vita che si atrofizza, risucchiata dall’individualismo”.
Oggi nel mondo “c’è tanta discordia, tanta divisione” afferma il vescovo di Roma citando il suo predecessore Francesco; “siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi della solitudine”. Pentecoste allora è quel vento impetuoso che dovrebbe scuotere le coscienze di fronte alla tragedia delle guerre che agitano il nostro pianeta: “invochiamo lo Spirito dell’amore e della pace, perché apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l’odio e ci aiuti a vivere da figli dell’unico Padre che è nei cieli”. Un appello che Papa Leone riprende nel Regina caeli chiedendo, “per intercessione di Maria, anzitutto la pace nei cuori”, perché, afferma, solo “un cuore pacifico può diffondere pace, in famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali. Lo Spirito di Cristo risorto apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra; illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo”.
Vento impetuoso che “apre le frontiere anche nelle nostre relazioni”. Quando l’amore di Dio abita in noi, afferma il Papa “diventiamo capaci di aprirci ai fratelli, di vincere le nostre rigidità, di superare la paura nei confronti di chi è diverso, di educare le passioni che si agitano dentro di noi”; la Spirito trasforma anche quei “pericoli nascosti” come “i fraintendimenti, i pregiudizi, le strumentalizzazioni” che “inquinano le relazioni”. Leone XIV guarda a quelle relazioni infestate, dice, “dalla volontà di dominare sull’altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio.
Lo Spirito è anche quel vento impetuoso che apre le frontiere tra i popoli, è quel “soffio divino” che unisce i cuori “e ci fa vedere nell’altro il volto di un fratello”. Le differenze, allora, non diventano occasione di divisione e di conflitto, ma un patrimonio comune da cui tutti possiamo attingere, e che ci mette tutti in cammino, insieme nella fraternità”. È quel vento che “infrange le frontiere e abbatte i muri dell’indifferenza e dell’odio”; dove c’è l’amore, afferma Papa Leone, “non c’è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell’esclusione che vediamo emergere purtroppo anche nei nazionalismi politici”.
Con movimenti e associazioni il Papa aveva trascorso la veglia di Pentecoste sabato sera e aveva detto che l’evangelizzazione non è una conquista umana del mondo ma “una strada che percorriamo insieme, affamati e assetati di giustizia, poveri di spirito, misericordiosi, miti, puri di cuore, operatori di pace”. Per seguire Gesù, “non occorrono sostenitori potenti, compromessi mondani, strategie emozionali. L’evangelizzazione è opera di Dio”.