Tenace e allo stesso tempo gentile come i disegni che sopra centinaia di sassi ora lo ricordano in tutto il mondo. Sembra potersi riassumere così – ascoltando le parole dei suoi genitori – la vita di Leonardo Zanin, un bambino di Santa Caterina d’Este venuto a mancare a soli nove anni il 18 aprile 2024. «Aveva una grande forza di volontà, anche per gli impegni scolastici – ricorda il padre Alessandro Zanin – Tornavo a casa alla sera dal lavoro e lui mi aspettava, faceva i compiti e continuava a farli finché non erano completi, nonostante la stanchezza. Nelle ultime settimane Leonardo non camminava più e, anche se in fase terminale, ci chiese di telefonare alla cugina che non stava bene per avere aggiornamenti sulla sua salute». Attento agli altri, come lo ritrae anche la mamma Francesca Fabbris: «Era un bambino molto solare e quattro giorni prima di lasciarci ha voluto scegliere il regalo per il compleanno della nonna, desiderando anche acquistarle uno scherzo e preparare la torta. In lui non c’era l’idea di stare male, tanto che disse a una nostra amica di aver scelto la crociera come viaggio per le vacanze dopo aver consultato i dépliant dell’agenzia viaggi». Un lavoro operato dai genitori, dal fratello Filippo e da tutti i conoscenti – dicono la mamma e il papà – per proteggere Leonardo in una vita segnata dalla malattia già nel 2021, quando a sei anni gli venne diagnosticato un tumore cerebrale, che sarebbe stato sconfitto dopo alcuni mesi di interventi e cure, queste ultime proseguite comunque per un anno e mezzo. «In uno dei successivi controlli trimestrali fu rilevata un’altra malattia cerebrale, non una recidiva, con varie metastasi. Era febbraio 2024 e non c’era nulla da fare – ricorda la mamma – Abbiamo scelto di tenerlo a casa dove lui stava bene e da dove se ne sarebbe andato senza rendersi conto di nulla». Accompagnati in questo percorso dall’Hospice di Padova e attivato il servizio territoriale per ogni eventuale necessità, i genitori hanno così continuato a vivere in tensamente tutti i giorni con il figlio, in questa maniera lontano dall’ospedale che – ricordano – viveva sempre come un ambiente ostile e frustrante. «Affrontare gli ultimi mesi lì sarebbe stato, soprattutto per lui, molto difficile» confessa il padre. Dopo un periodo di stallo per il lutto, i genitori riprendono la loro presenza a sostegno di Città della Speranza e Ail, Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma, iniziata già nel 2021, ora attraverso la fondazione dell’associazione “Un sasso per Leonardo” affinché – dicono – nessun’altra famiglia debba attraversare il dolore da loro provato. «L’idea di questo nome vuole ricordare come nostro figlio amasse viaggiare, passione che nonostante la malattia avevamo continuato a seguire, scegliendo luoghi che avessero nelle vicinanze un’oncoematologia pediatrica, anche se Leonardo questo non lo sapeva – continua Fabbris – Quando lui è venuto a mancare, una mia collega ha dipinto un sasso con un bambino vestito di rosso di spalle e da lì è nato il nostro gruppo». Da allora, sono più di cinquecento le pietre di varie forme e dimensioni portate in giro per il mondo e trovate dai turisti che poi le postano sulla pagina Facebook dell’associazione: un modo per portare il piccolo di Santa Caterina d’Este in nuove destinazioni. «Attraverso vari passaggi di consegna, alcuni sassi sono stati portati sull’Everest, davanti i palazzi dell’Unione Europea e tra le piramidi egizie fino ad arrivare, grazie ai medici che seguirono Leonardo, tra le mani di papa Francesco – prosegue Zanin – Con questa iniziativa vogliamo tenere vivo il ricordo di nostro figlio ma anche perseguire lo scopo dell’associazione, ovvero il finanziamento della ricerca che crediamo essere l’unico sistema per trovare una soluzione alle diverse malattie pediatriche». I fondi da devolvere ai vari enti vengono raccolti con la vendita di prodotti solidali attraverso un’offerta liberale fatta da coloro che desiderano portare uno dei sassi a casa con loro o li scelgono come bomboniere o idea regalo. Realizzare questi oggetti diventa anche occasione per ritrovarsi tra parenti e amici, come comunità. Un aspetto, quest’ultimo, che i genitori di Leonardo segnalano essere mancante nel percorso che le famiglie devono affrontare durante le terapie: «C’è bisogno di chi si prenda cura di loro, non solo dal punto di vista medico. Noi abitavamo vicino all’ospedale, ma pensiamo all’esperienza di chi proviene da fuori Regione; è importante trovare un appartamento arredato ma anche qualcuno con cui poter scambiare due parole».
Un nuovo progetto
Assieme ad Ail Padova sta per concretizzarsi un nuovo progetto vicino all’ospedale di Schiavonia, diventato recentemente polo di radioterapia per bambini dopo la vicenda di Leonardo. «Essendoci il problema della mancanza di case di accoglienza per le famiglie, abbiamo trovato, grazie ad un’amica, un appartamento a Monselice, di proprietà della Curia, i cui costi di affitto e bollette verranno sostenuti dalla nostra associazione. Abbiamo visto durante i nostri ricoveri a Padova diverse famiglie in difficoltà, anche solo per procurarsi un pasto e questo non è certo colpa del personale. In queste situazioni la quotidianità viene stravolta», ricorda Fabbris che sottolinea la necessità per i piccoli e per i familiari di avere durante la malattia un’assistenza adeguata. «A Schiavonia ora arrivano bambini da diversi luoghi ed è necessario un appoggio nelle vicinanze essendo le radioterapie, come nel caso di Leonardo, eseguite due volte al giorno in sedazione», ricorda Zanin.
Il proprio dolore diventa speranza per gli altri
«Raccontare la nostra storia è una sofferenza, però lo facciamo con la speranza che si possano trovare cure e aumentino così le percentuali di guarigione, perché non ci siano più altri Leonardo» confida il papà del piccolo. Info sull’associazione: unsassoperleonardo.it