I colli Euganei e le loro pregiate produzioni agricole sono sempre più al centro dell’attenzione di chi ricerca prodotti di qualità: un esempio su tutti è il Frantoio Cornoleda di Cinto Euganeo, che ha ottenuto la prestigiosa “stella” sulla Guida degli oli d’Italia di Gambero Rosso, un premio speciale che viene assegnato alle aziende olearie che ricevono per dieci anni consecutivi il massimo riconoscimento, le “tre foglie”. La stella attesta quindi l’impegno continuo delle aziende nella produzione di un olio di eccellente qualità. Cornoleda, inoltre, si è aggiudicato la qualifica di miglior oleificio italiano agli ultimi Italy Food Awards, gli Oscar dei produttori italiani agroalimentari. E per l’ottavo anno consecutivo si può fregiare delle “5 gocce Bibenda”. Quello del Frantoio di Cornoleda è l’esempio più lampante della qualità raggiunta dal prodotto olio in un territorio vocato fino dai tempi antichi, anche se negli ultimi decenni si è fatto conoscere soprattutto per il vino e la Docg Fior d’arancio. Ma non ci sono solo uva e olive: si può dire che quasi ogni cosa piantata nei colli padovani porti in dote la qualità, dalle giuggiole alle ciliegie. E da non dimenticare è il miele, molto pregiato anch’esso.
Il recente riconoscimento di Riserva della Biosfera Mab Unesco, assieme alla presenza turistica favorita dal vicino comprensorio termale di Abano e Montegrotto, può essere quella spinta in più per fare conoscere il brand anche al di fuori del territorio del Veneto. Nel frattempo, dal 2016 gli Euganei sono sede di un biodistretto, ovvero di una rete tra agricoltori, cittadini, operatori economici, associazioni e pubbliche amministrazioni, per la gestione sostenibile delle risorse locali a partire dal modello biologico di produzione e consumo: la rete conta su una cinquantina di soci tra cui l’Università di Padova ed è sostenuto da quattro Comuni Baone, Este, Rovolon e Vo’. Se i produttori viticoli hanno deciso di puntare con forza sul vino frizzante e spumante, come evidenziato dalla recente edizione di Vulcanico Serprino (il fratello euganeo del Prosecco, visto che l’uva è la stessa, la glera), per le olive la novità è che, oltre a dare vita all’olio, possono diventare ingredienti per prodotti di bellezza. Di come crearli con gli scarti della produzione si è incaricato il progetto OliveNet, capitanato dal gruppo di ricerca del prof. Stefano Dall’Acqua del Dipartimento di scienze del farmaco dell’Università di Padova. L’ultima campagna olivicola – fa sapere Cia Padova – ha registrato una crescita di produzione, anche se la resa è stata inferiore alla media (dai 12 agli 8,5 chilogrammi ogni quintale di olive). Tuttavia, la qualità organolettica sembra essere rimasta molto elevata, come dimostra il riconoscimento al frantoio Cornoleda e il gradimento sempre più elevato.
L’olio dei colli Euganei ha caratteristiche organolettiche uniche nel suo genere, è un vanto per l’intero territorio. Lo spiega Devis Zanaica, titolare del pluripremiato Frantoio di Cornoleda, attività che conduce dal 2008 assieme alla moglie Jaci. «Condividiamo idealmente questi premi – dichiara Zanaica – con le decine di produttori che, con fatica e dedizione, da decenni coltivano gli oliveti: una declinazione dell’agricoltura montana, ovvero resistente». L’olio dei colli Euganei, spesso da agricoltura biologica, è ormai diventato un brand che aiuta a valorizzare il comprensorio, cui dà valore aggiunto il riconoscimento di Riserva della Biosfera Mab Unesco. Le distese di olivi sui Colli rendono il paesaggio ancora più attraente e sono un elemento che contribuisce al suo fascino, a cui si aggiunge la possibile visita ai frantoi. Tra le qualità di punta c’è la Rasara, una varietà d’eccellenza. Unita alla particolarità dei terreni, rende la qualità dell’olio in grado di reggere il confronto con altre Regioni sulla carta più vocate. «Sono tanti gli italiani e gli stranieri, su tutti tedeschi, olandesi e persone provenienti dai Paesi dell’Est – puntualizza Zanaica – che stanno scoprendo gli Euganei. Molti alloggiano nelle strutture del bacino termale e poi vengono a fare un tour sui Colli, alla scoperta dei prodotti tipici. Una volta tornati a casa fanno pubblicità alle nostre tipicità col classico metodo del passaparola. Così il giro aumenta».
L’ulivo è un elemento agricolo di alta importanza per l’Unione europea. Olio e olive sono alla base della dieta mediterranea e fortemente associati a uno stile di vita sano: i loro benefici per la salute sono stati riconosciuti dall’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, mentre l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha dichiarato che sussiste un rapporto di causa ed effetto tra il consumo di polifenoli dell’oliva e la protezione delle particelle di colesterolo Ldl dall’ossidazione. Anche gli scarti della molitura delle olive possono però rivelarsi fonti innovative ed efficienti delle suddette bioattività oleicole. Se ne occupa il progetto OliveNet, capitanato dal gruppo di ricerca del prof. Stefano Dall’Acqua del Dipartimento di scienze del farmaco dell’Università di Padova, finalizzato a sfruttare materie prime provenienti dall’ulivo per lo sviluppo di nuovi principi attivi utilizzabili nell’industria farmaceutica, nutraceutica e cosmetica. «In molti frantoi veneti – spiega Stefano Dall’Acqua – gli scarti come sanse e acque di vegetazione restano inutilizzati divenendo costi per il loro smaltimento. Il nostro progetto ha cercato di trasformarli da rifiuti a materiali innovativi». Dai prodotti di scarto possono nascere così alimenti, cosmetici e sostanze naturali con proprietà benefiche per la salute, in ottica di “One Health” ed economia circolare, ovvero sostenibilità ambientale, sociale, economica».
Contribuendo con il 20 per cento dell’olio prodotto nel Veneto, la provincia di Padova è una delle principali realtà olearie della Regione. Vi sono circa 450 ettari coltivati con circa 400 aziende agricole attive nel settore olivicolo. La produzione annuale provinciale è di circa ventimila quintali di olive, da cui si ottengono 2.500 ettolitri di olio extravergine di oliva; la resa media è di circa 9,45 per cento, ovvero da ogni quintale di olive si ricavano tra i 12 e i 15 litri di olio. La produzione di punta è l’olio dei colli Euganei, che rientra nella Dop “Veneto Euganei e Berici”. Tra le principali varietà coltivate nella zona si annoverano Rasara, Leccino, Pendolino, Frantoio, cultivar che contribuiscono a conferire all’olio caratteristiche organolettiche distintive, apprezzate sia a livello nazionale che internazionale. Sono dati diffusi dalla Provincia di Padova, che ha presentato a giugno alcune azioni di formazione, sensibilizzazione, per favorire sinergie e promuovere l’oleoturismo nel Padovano, in un contesto in cui la produzione regionale ha subito un calo significativo, nonostante una riduzione minima delle superfici coltivate. Il settore si trova infatti oggi a fronteggiare importanti sfide: cambiamenti climatici, instabilità dei prezzi, dimensione ridotta delle aziende (due su cinque con meno di due ettari), e una percezione ancora debole del valore reale dell’olio extravergine da parte dei consumatori.