Idee | Pensiero Libero
Fognini-Berrettini. No, fare rima con i cognomi dei tennisti italiani non è il nuovo gioco dell’estate (ne un infausto effetto collaterale dell’ondata di caldo a cui siamo esposti da oltre due settimane). Si tratta semplicemente di un binomio interessante in questi giorni di avvio del torneo di Wimbledon, lo slam più prestigioso (e affascinante, grazie alle sue tradizioni secolari) del circuito mondiale. Oltre all’“-ini” finale tuttavia, i due portacolori della racchetta italica hanno benaltro in comune. Un talento smisurato anzitutto, altrimenti a 38 anni suonati non metti in croce il tennista più in forma del momento e già numero uno Carlos Alcaraz (è il caso di Fognini, lunedì scorso). E neppure vieni convocato al Quirinale dal presidente Mattarella per essere stato il primo italiano a giocare la finale di Wimbledon (capitò a Berrettini nel luglio 2021, a palazzo assieme agli azzurri del pallone, freschi campioni d’Europa). Ad accostare il ligure e il romano ci sono anche gli amori chiacchierati e gli alti e bassi in carriera, seppur il bilancio di Matteo registra un piazzamento al numero otto mondiale. Entrambi sono stati protagonisti di una stagione di nuovi guizzi inattesi del tennis nostrano dopo anni di calma piatta, ma i loro risultati sono stati velocemente surclassati dai record continui di Sinner e ora dai picchi di Lorenzo Musetti, ma anche dei vari Cobolli, Arnaldi, Darderi, Bellucci, Nardi (in rigoroso ordine di classifica Atp aggiornata al 1° luglio).
A catturare la nostra attenzione in questi giorni tuttavia è ciò che possiamo comprendere dello stato psicologico che attraversa un campione durante un torneo così importante. Se ci soffermiamo sulla monumentale prestazione di Fognini contro Alcaraz (match perso al quinto set dopo un 2-2 vibrante) sembra quasi che Fabio abbia giocato con una leggerezza diversa rispetto a tutte le altre partite della sua carriera. Come se la consapevolezza di essere arrivato alla conclusione lo avesse liberato dall’incudine con la quale spesso è sceso in campo in tutti questi anni. Aspettative, desideri, pressioni: puff, è come se d’un tratto, sul centrale dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club, tutto si fosse volatilizzato per far posto allo sport, al tennis, all’uomo. Se passiamo invece alla sanguinosa sconfitta di Berrettini contro il polacco numero 100 al mondi Majchrzak – sempre lunedì scorso – l’impressione è che Matteo stia ancora combattendo contro i suoi fantasmi. Il suo sguardo, la sua mente non sono sembrati focalizzati e sgombri, dopo l’ultimo infortunio di Roma, è come se Berrettini non fosse riuscito a liberarsi di un complesso che lo insegue da anni. Esattamente al contrario di Fognini. È così, l’ansia da prestazione finisce per condizionarci in ogni situazione, non solo nello sport praticato a qualsiasi livello. C’è molto della nostra società in tutto questo: il confronto con gli altri, l’opinione degli altri, la concorrenza tra compagni, la necessità di primeggiare sono virus asintomatici che ci avvincono senza che ce ne accorgiamo, fin da piccoli. Basta un commento o una domanda mal posta a un bambino dopo un compito in classe (per esempio: «E il tuo compagno quanto ha preso?») o dopo una partita tra amici («Eh, ma la prossima volta segna!!!») per inoculare questo virus per la vita anche nei più piccoli. Il rischio quindi è di non sentirsi mai all’altezza, di rimanere ancorati a quello che (ci) manca piuttosto che scorgere quello che già c’è. Il peccato più grande è il rischio di sprecare il talento, qualsiasi esso sia, a causa di processi mentali assurdi e autoindotti che non permettono una vita serena. E quanti altri nomi potremmo mettere in fila dopo Fognini-Berrettini nelle nostre famiglie, nei posti di lavoro, nelle nostre comunità cristiane… Ma un antidoto c’è. Proviamo a pensarci in queste settimane estive in cui di norma la vita rallenta un po’: basterebbe che ognuno si impegnasse a cogliere e valorizzare il bello che c’è (qualsiasi forma esso assuma) lasciando da parte per un attimo le storture e le lamentele. Allora è possibile costruire.