Bocassio, Bocassino, Boccassino. Un unico cognome, con lettere variabili dovute a un arco temporale molto ampio, che va dal 1300 a oggi. Una variazione, uno sghiribizzo o un indizio, che già può indicare una certa confusione e inconcludenza, certo dovuta al tempo, ma anche alle vicende umane. Perché Niccolò Bocassino, nato nel 1240, divenne papa con il nome di Benedetto XI nel 1303, morì a Perugia nel 1304 e venne beatificato nel 1736. Potrebbe essere racchiusa così tutta la sua esistenza. Ma è bene conoscerlo un po’ di più, sia perché il 7 luglio se ne fa memoria, sia perché questa memoria sembra sia dimenticata dalle due Diocesi che ne videro i natali, Padova e Treviso, relegando un grande personaggio nella schiera dei dimenticati. Bocassino, chi era costui? È questo, dunque, il primo interrogativo di manzoniana memoria.
Generale, consigliere, cardinale, papa
Niccolò Bocassino era maestro generale dell’ordine dei Domenicani, oggi si direbbe superiore generale, quando era papa Bonifacio VIII. Erano anni turbolenti per la Chiesa e per tutto il contesto europeo: faide, guerre, soprusi erano il solito corollario dei rapporti tra sovrani. Bonifacio VIII scelse dunque un uomo con esperienza di governo, come poteva essere il superiore generale di una congregazione che nel 1300 contava un gran numero di religiosi. Se lo scelse di buon carattere, forte e mite allo stesso tempo, capace di condurre negoziati. Varie volte il papa l’aveva inviato nei diversi Stati d’Europa per comporre dissidi e pacificare contrasti. Una delle missioni più importanti del Bocassino fu la faticosa opera di mediazione tra Filippo il Bello e Edoardo I. La portò a termine con successo e gli procurò la nomina a cardinale nel 1268. Alla morte di Bonifacio VIII, i cardinali chiamati a eleggere il nuovo papa non ebbero dubbi. Già al primo scrutinio votarono all’unanimità per Bocassino, sottolineando il suo alto profilo morale e intellettuale, il carattere prudente e amabile, la lealtà data dalla libertà da ogni interesse di potere. Venne incoronato il 27 ottobre 1303 e prese il nome di Benedetto XI. Poco più tardi, con l’enciclica Dominus ac Redemptor, espresse come intendeva il papato e l’azione della Chiesa. La sua elezione fu un avvenimento singolare per quei tempi, perché interruppe una lunga tradizione che riservava le maggiori dignità della Chiesa agli appartenenti al ceto nobile. Lui invece era di umili origini, lontano dagli intrighi del potere. Continuò l’azione di governo intrapresa da Bonifacio VIII, ma con un atteggiamento più umile, conciliante e molto prudente. Rimase fedele alla tradizione dell’ordine Domenicano, si adoperò per appianare i contrasti tra guelfi e ghibellini, incoraggiò la pastorale degli ordini mendicanti, abolì le scomuniche e l’interdetto che Bonifacio VIII aveva emanato verso alcune città. Aveva anche deciso di concedere il perdono ai nobili Colonna e ai francesi, che tanto avevano combattuto il suo predecessore, ma non ne ebbe il tempo. A meno di un anno dalla sua elezione a papa, morì a Perugia a soli 63 anni. Una morte inaspettata, che destò qualche sospetto di avvelenamento.
La terra che gli diede i natali
Sulla sua morte si aprirono molte discussioni, ma anche sul luogo della sua nascita, che rimase in sospeso tra un humillimo loco, vale a dire il paese di San Vito di Valdobbiadene, e la città comunale che tutto comprendeva nel suo territorio, Treviso. Con la risultante che né la Diocesi di Treviso, né quella di Padova, di cui San Vito fa parte, ne fanno memoria, a differenza della Diocesi di Perugia, che venera le sue spoglie nella chiesa di San Domenico. Resta per questo un papa dimenticato nel territorio d’origine anche nella memoria liturgica del 7 luglio, giorno della sua nascita al cielo.
Alcuni interessanti indizi
Potrebbero gli storici assegnare un luogo di nascita a questo benedetto papa, considerando alcuni indizi. Il primo, che nei Musei vaticani, nella Galleria delle carte geografiche che porta alla Cappella Sistina, c’é un particolare curioso che fa al caso nostro: nella cartografia della regione Veneto, poco distante da Treviso, viene messo ben in evidenza “S. Vio”, San Vito. Ma cosa poteva dare importanza a questo piccolo paese della provincia di Treviso e della Diocesi di Padova? Lo sapeva il cartografo incaricato di realizzare le carte geografiche della Galleria, frate Ignazio Danti, domenicano, appartenente cioè allo stesso ordine religioso di cui Niccolò Bocassino era stato superiore generale. Come poteva dare il giusto riconoscimento al confratello diventato papa? Evidenziando il paesello dov’era nato. Un secondo indizio interessante riguarda sempre una pittura cartografica, che si trova ad Anagni, nel palazzo in cui risiedeva papa Bonifacio VIII. Anche qui, il paese di San Vito è messo più in evidenza della città di Treviso. Si può presumere per il giusto riconoscimento al fine diplomatico e amico di Bonifacio. Infine, particolare ultimo ma non meno importante, nel paese di San Vito è indicata la casa natale di papa Benedetto XI con lo stemma papale ben evidenziato. È la casa più antica del paese, bisognosa di essere restaurata e valorizzata.
La casa natale del beato Bocassino, divenuto papa con il nome di Benedetto XI è di proprietà della Diocesi di Padova, ed è già stata ristrutturata in parte, mettendola in sicurezza. Meriterebbe di essere valorizzata con alcuni progetti, già improntati, dal punto di vista culturale e spirituale. In tal modo si farebbe conoscere un grande uomo e pontefice sia agli abitanti della Marca Trevigiana, che ai numerosi turisti che da queste parti si recano per le colline del Prosecco, Patrimonio dell’Unesco. A essere interessato sarebbe naturalmente anche il “turismo religioso” che frequenta la “Via dei papi”, il percorso che raggiunge i paesi di nascita dei papi veneti.
Oltre all’interesse manifestato dall’amministrazione comunale di Valdobbiadene verso un progetto di promozione territoriale che includa San Vito nella “Via dei papi” – che da Riese Pio X sale fino ad Agordo – basterebbero alcune formalizzazioni da parte della Diocesi di Padova, assieme naturalmente a un impegno per far conoscere questo papa, altrimenti dimenticato.