Mosaico
A volte gli anniversari aiutano, anche se in questo caso non servirebbe, perché il Cantico di frate Sole compie ottocento anni, anche se probabilmente la sua composizione è iniziata nel 1224. E non potevamo non iniziare il nostro cammino tra i libri sempreverdi da leggere nel caldo della città, o al fresco delle acque più o meno salate, oppure in giro per le montagne, con un’opera che è tra le più lette e amate al mondo. Grandi come Hermann Hesse o Luigi Pirandello sono stati affascinati da un’opera nata senza tante finezze retoriche e culturali. Vi sono dei riferimenti biblici a Daniele, con l’episodio dei tre giovani nella fornace che cantano le lodi del Signore e al salmo 148, quello della lode cosmica, ma quelle commosse parole di un uomo che ha scelto di dormire tra gli alberi, che intona un continuo ringraziamento a Dio per mezzo delle sue creature, non ha eguali in occidente.
E non dimentichiamoci che il già citato Pirandello, lontanissimo dalla chiesa e da qualsiasi confessione religiosa, nel suo romanzo terminale “Uno nessuno e centomila”, che è il secondo consiglio di lettura estiva, ci porta dove non vorremmo: un uomo ricco si scopre via via sempre più insoddisfatto, ponendosi sempre più la domanda “ma chi sono davvero io?”, fino a che non scopre la liberazione: si spoglia dei suoi averi, fa una donazione alla chiesa per la costruzione di un ospizio, e lì va a vivere povero tra i poveri, “in un bel cielo azzurro pieno di sole caldo tra lo stridìo delle rondini o nel vento nuvoloso”, con la narrazione della nuova rivelazione, quella della bellezza del sole, dell’alba, dell’acqua e del creato intero. Come a dire che il fascino del Cantico arriva là dove non ce lo aspetteremmo.
Anche perché letteratura e cinema hanno molto ammirato altri episodi biblici, ad esempio Qoèlet. Quando il grande Eliot scrive un piccolo poema, e siamo nel 1915, dal titolo “Prufrock e altre osservazioni”, è il terzo consiglio di lettura, rivela genialmente in poche pagine tutto il malessere dell’uomo contemporaneo: la noia, ma anche la speranza, l’abbandono e però pure la quotidianità, le distrazioni ma anche l’inquietante fascinazione che emanano gli oggetti della propria esistenza giorno per giorno: un giornale, un paio di occhiali, una tazzina, un quadro. Una passeggiata tra l’apparentemente banale che cela però la persistenza del fascino religioso (Eliot si convertirà definitivamente più di dieci anni dopo) con quel ripetuto “Ci sarà tempo, ci sarà tempo” che dichiara la grande fascinazione dell’Ecclesiaste che invita a pensare che “C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante, un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire”: invito contenuto all’interno di un libro biblico, l’Ecclesiaste appunto, che è la nostra quarta proposta di lettura e che vi consigliamo vivamente di portare con voi, ovunque siate: è talmente affascinante da rimanere scolpito là dove non ci aspetteremmo, ad esempio nel cinema distopico con “Zardoz” di Boorman interpretato da Sean Connery e Charlotte Rampling o nella canzone d’autore, con la splendida “There will be time” di Luis Bacalov divenuta colonna sonora, con la interpretazione del gruppo partenopeo degli Osanna, del film “Milano calibro 9” di Fernando Di Leo.
Come si vede la fascinazione delle Scritture va molto oltre il prevedibile, là dove non ce lo aspetteremmo, fino a ispirare il rock elettronico e il film di fantascienza.