Per cosa batte il cuore di un prete? Per la sua famiglia e la sua prima parrocchia che lo hanno generato alla fede. A un certo punto si allontana perché chiamato altrove per vocazione, ma per esse nel cuore porta con sé un’eco, un rintocco, di affetto e riconoscenza perenni. Il cuore di un prete batte per la fede che incontra nella gente, per gli innumerevoli gesti e parole di accoglienza, stima e condivisione ricevuti da parte di giovani, famiglie e anziani. Il cuore di un prete batte per l’amicizia: gli amici preti che sono cresciuti con lui in Seminario nel cercare insieme il Signore e nel capire quanto si era disposti a donare a Cristo e alla Chiesa; gli amici preti che incontra nelle parrocchie e gli sono maestri nell’arte del Pastore, e quei preti che condividono la propria umanità e la propria fede come tra fratelli; batte per le coppie amiche, quelle che hanno scelto il matrimonio rassicurate e sorrette dall’amicizia e dall’intercessione di quel prete; per gli amici nella fede che pian piano il Signore dona a quel prete per custodirlo, per vincere la solitudine di certi momenti e per condividere la gioia vera della vita. Il cuore di un prete batte per la Chiesa, sua sposa, sua amata, nella sua vitalità e nella sua fragilità, nel suo desiderio di far conoscere lo Sposo e nel portare come Lui pesi e ferite. Il cuore di un prete batte per le lacrime tante volte accolte, asciugate o condivise, nelle fatiche, povertà e drammi della vita. Il cuore di un prete batte per Dio, per il Padre di infinita misericordia, per il suo Figlio Gesù, Parola viva, uomo che conosce il credere, l’amare e il soffrire, per lo Spirito Santo, fantasia e tenacia della Chiesa. Il cuore di un prete batte per lo stupore e la commozione di quando è perdonato da Dio e sente che ogni volta è scelto da Dio nelle sue imperfezioni e fragilità, amato nei suoi demeriti per una missione grande e preziosa.
E quando il cuore di un prete non batte più? Si accelerano i battiti del cuore di tanti. È stato così per il caro don Andrea Albertin. Il cuore di carne si è fermato e nel momento del passaggio alla vita senza fine hanno accelerato i battiti del cuore di chi tempestivamente lo ha soccorso; di chi vicinissimo pregava con una fede e un abbandono a Dio totali; di chi scosso e grato ha custodito e pulito il corpo; dei genitori e di tutta la famiglia che nello sconcerto e nello strazio hanno ricevuto la dolorosa notizia; dei giovani, disorientati dall’accaduto, che don Andrea accompagnava spiritualmente; dei preti con cui viveva e dei parrocchiani delle comunità che ha servito. A questi battiti sono seguite tante lacrime, tante preghiere, tante chiamate al telefono, tanti messaggi, tanti abbracci. Venerdì 4 luglio abbiamo consegnato un unico grande battito del cuore a Dio nella preghiera. La basilica di Santa Maria delle Grazie di Este era gremita di uomini e donne in preghiera, dai cuori pieni di gratitudine e di fede. Erano presenti familiari, parenti, paesani, cinque vescovi padovani, tante comunità cristiane, centinaia di preti dalla Diocesi di Padova e oltre, i compagni di studio al Seminario Lombardo e al Biblicum di Roma, i colleghi e le colleghe, studenti e studentesse dell’Istituto superiore di scienze religiose e della Facoltà teologica del Triveneto, i giovani della Fuci, l’Azione cattolica, molti pellegrini che con don Andrea hanno visitato la Terra Santa, e tanti altri. I gesti della fede hanno dato consolazione a molti. L’omelia del vescovo Claudio ha aiutato a leggere quello che stavamo vivendo: una Chiesa che piange come Maria di Magdala di fronte al mistero della Pasqua; domande che si fanno lacrime; un corpo comunitario, ecclesiale, unificato dal dolore e dal Vangelo; la certezza di fronte allo smarrimento e al dolore che il Signore è con noi nel cammino della vita e nel momento della morte, momento più alto del suo amore; l’affidamento di don Andrea alle mani forti e ospitali di Dio. Per don Andrea Albertin il cuore di carne si è fermato, ma il cuore dell’anima batte ancora e batterà in eterno.