L’ordinanza regionale con le disposizioni urgenti per limitare l’attività lavorativa nelle ore più calde di giornate con temperature sopra la media è arrivata il 1° luglio. Nel mezzo di un periodo di caldo “eccezionale” – giugno 2025 è stato il terzo giugno più caldo a livello globale secondo i dati diffusi da Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea e due ondate di calore hanno colpito l’Europa occidentale e meridionale con “stress termico molto forte” – il presidente Luca Zaia ha voluto introdurre misure per tutelare le persone costrette a lavorare sotto il sole. Provvedimenti analoghi erano stati adottati prima da Lazio (5 giugno), Calabria (9), Liguria e Umbria (13) giugno, Toscana (16) Puglia e Campania (18) e altri sono stati proposti in modo non omogeneo nel territorio nazionale. L’ordinanza veneta prevede il divieto, dal 3 luglio e fino a fine agosto, di lavorare in agricoltura, nell’edilizia e nelle cave dalle 12.30 alle 16, ma solo nelle aree del Veneto nelle quali viene rilevato un rischio alto secondo i dati costantemente aggiornati nel portale Worklimate. Non un divieto generalizzato quindi, ma una soluzione d’urgenza per, come ha affermato lo stesso Luca Zaia, «garantire massima tutela dove le condizioni climatiche diventano pericolose. Con questa ordinanza vogliamo prevenire colpi di calore, affaticamenti gravi e situazioni che, purtroppo, negli ultimi anni si sono già verificate. La tutela della salute viene prima di tutto». Ma se la Regione si preoccupa anche di chi è costretto a lavorare al chiuso in ambienti non climatizzati, rimangono scoperte molte professioni finora non considerate a rischio: «Quella che continua a essere chiamata emergenza è ormai qualcosa di stabile con cui dobbiamo fare i conti – sottolinea Nicola Atalmi, segretario generale Slc Cgil Veneto, categoria che rappresenta lavoratrici e lavoratori della carta (imballaggi e grafica), delle poste, delle telecomunicazioni, del sistema radiotelevisivo e non solo – Bene l’ordinanza della Regione che condividiamo e comprendiamo, anche se riguarda i due macrosettori più esposti, edilizia e agricoltura, mentre andrebbe estesa per analogia a tutti i lavori nelle medesime condizioni». Atalmi pensa in particolare a quanto successo a Verona, dove un portalettere che aveva iniziato il giro per la corrispondenza verso le 12, una volta terminato il lavoro è dovuto ricorrere al pronto soccorso a causa di un’insolazione e scottatura solare. «Per la prima volta l’Inail riconosce questa situazione come infortunio sul lavoro e Poste Italiane ha subito risposto positivamente anche con una circolare che invita a rimodulare l’orario di distribuzione della corrispondenza evitando le ore più calde. Il caso del portalettere di Verona insegna che per tutti i lavori all’aperto bisogna ripensare gli orari nei due mesi estivi per evitare problemi di salute anche gravi». Il sindacalista sottolinea che se è più facile ottenere ascolto da grandi imprese, le stesse istanze vengono recepite a fatica dalle piccole imprese che faticano a ripensare i turni sui piccoli numeri, dai lavoratori “quasi autonomi” come chi distribuisce pasti (rider) che se non lavora non viene pagato, da chi lavora nei piccoli cantieri edili perché se si fermano possono entrare in difficoltà con il committente. Misure straordinarie e linee guida vincolanti per i settori metalmeccanici più esposti le chiedono anche le segreterie provinciali di Fim, Fiom, Uilm di Venezia che pensano necessario «un approccio strutturale e permanente per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico nei luoghi di lavoro». Rimodulazione degli orari di lavoro, anticipando inizio e fine dei turni, pause aggiuntive, turnazioni e fornitura di sali minerali dovrebbero essere previsti insieme a piani di emergenza climatica predisposti dalle aziende con aree rinfrescate, punti d’ombra, sorveglianza sanitaria rafforzata. Lo spirito dell’ordinanza 34 della Regione Veneto è condiviso anche dal mondo delle imprese. Che chiedono però di rivedere anche l’approccio ai contratti anche in fase di appalto. Se per tutti la salute dei lavoratori deve rimanere una priorità assoluta, il divieto alle attività lavorative dalle 12.30 alle 16, quando le condizioni diventano rischiose, introduce variabili che non possono non essere pesate. «Le misure previste dall’ordinanza vanno accompagnate a un approccio basato sulla responsabilità condivisa – sostiene Gianluca Dall’Aglio, presidente di Confartigianato imprese Padova – La flessibilità, già prevista nei contratti dell’artigianato, può essere uno strumento utile per riorganizzare i tempi di lavoro. Ma serve il contributo attivo di tutti: datori di lavoro, lavoratori e committenti devono collaborare con buon senso, adattandosi alle condizioni climatiche in modo efficace e realistico». La tutela della salute deve essere anche sostenibile economicamente per le imprese, dicono cioè gli imprenditori, e per questo serve un ripensamento strutturale dell’organizzazione del lavoro, che il cambiamento climatico impone. «Nei cantieri ogni giorno perso incide pesantemente sulla programmazione e sulla tenuta economica dell’impresa. Per questo è fondamentale attivare con tempestività tutti gli strumenti di supporto previsti» ricorda il presidente degli edili di Confartigianato imprese Padova, Nicola Zanfardin.
Nell’ordinanza 34 della Regione Veneto si fa riferimento a Worklimate-2.0 (www. worklimate.it) un progetto nato per approfondire, partendo dalla banca dati infortuni dell’Inail, le conoscenze sull’effetto delle condizioni di stress termico ambientale (in particolare del caldo) sui lavoratori. Nell’ambito del progetto è stato predisposto un sistema di allerta da caldo, che integra dati meteo-climatici ed epidemiologici e grazie ai dati della piattaforma del Portale agenti fisici (Paf) orienta lavoratori e imprese nelle scelte di protezione nelle giornate più calde. Nel report relativo a giugno, il sito segnala le notizie relative ai decessi e ai malori sui luoghi di lavoro riconducibili al caldo, oltre che le numerose azioni di protesta di lavoratori che si sentono a rischio.