È germogliato il 12 luglio, a Conselve, il seme curato con pazienza dalla cooperativa sociale Alambicco nell’ambito dell’offerta di comunità alloggio per persone con disabilità. Salutata anche con la cena a seguire delle famiglie delle persone accolte all’interno del Centro servizi Alambicco, la nuova casa “Salicornia” si affianca alle altre due – “Salicaligialla” e “Lavolelaplico” – inaugurate nel 2015, continuando a celare nelle denominazioni tracce d’identità della cooperativa: «I due nomi inventati da Sara del centro diurno Maddalena sono stati scelti per dare alle abitazioni l’impronta creativa delle persone che le avrebbero abitate – ricorda il vicedirettore Glenda Trombini – Ora invece valorizziamo le caratteristiche della salicornia (pianta carnosa che si è adattata su suoli ricchi di sale marino, ndr) che cresce rigogliosa in ambienti complessi testimoniando come in tempi non facili possa comunque maturare un nuovo seme». Come dieci anni fa, anche questo cantiere si è in effetti confrontato con uno scenario economico mondiale imprevedibile, che non ha però scoraggiato Alambicco nel rispondere alla preoccupazione manifestata delle famiglie di fronte alla saturazione dei posti d’accoglienza nella Bassa Padovana. «Nonostante l’aumento dei prezzi, per la nuova casa abbiamo attinto a più fonti di finanziamento, molte a tasso zero, messe a disposizione dalla Fondazione Cariparo, dal Ministero delle imprese e del Made in Italy tramite la legge Marcora – aggiunge il direttore Marco Tirabosco – Arricchito anche dal capitale sociale dei soci sovventori e dei soci lavoratori, le coperture finanziarie, complessivamente, di poco superiore al milione e duecentomila euro ci hanno permesso di sostenere l’investimento, costato oltre 1 milione di euro». Con i nuovi otto posti – aggiunti ai 22 già presenti in Alambicco, di cui due per accoglienze programmate, e a quelli nell’Estense e Montagnanese – si soddisfa quanto indicato dal piano regionale per il fabbisogno di zona, da rivedere comunque, secondo Tirabosco, sulla base di una curva di richieste tendente a un lento raffreddmento nei prossimi anni, dopo il picco per l’invecchiamento della generazione dei baby boomers. «In ogni caso, garantire servizi di supporto diffusi nel territorio vuol dire mantenere con le famiglie la vicinanza dei legami affettivi e una continuità di vita nei luoghi più prossimi alle proprie origini, evitando il più possibile che l’unica soluzione sia quella di istituzionalizzare», conclude il direttore. Da qui anche l’idea di rendere Alambicco un cuore attorno cui sviluppare risposte a vari bisogni futuri, come la cura domiciliare. Tutto questo senza tralasciare l’osmosi con la comunità locale da sempre perseguita da Alambicco: «I servizi per la disabilità sono per noi non solo una risposta ai bisogni del territorio ma anche uno spazio che gli appartiene – riprende Trombini – Con la frequentazione della nostra piscina, o della serra e dei laboratori artigianali, le persone esterne possono avvicinarsi alla quotidianità e alla operosità delle persone con disabilità nei laboratori dei centri diurni, che ne valorizzano la creatività e le competenze. Allo stesso tempo gli abitanti delle comunità alloggio partecipano attivamente alla messa domenicale nella vicina chiesa della frazione Palù, sentendosi ancora più parte della comunità».