«Non aumentano le persone che si rivolgono per la prima volta ai servizi Caritas, ma si allungano i tempi per uscire dalla fragilità». È una delle chiavi di lettura della “fotografia” 2024 scattata dall’Osservatorio delle povertà e delle risorse della Caritas di Padova. I dati raccolti dai 37 Centri di ascolto vicariali, dal Centro di ascolto diocesano e da altri sportelli e servizi raccontano un territorio dove i bisogni si fanno più complessi e i percorsi di risalita più lenti. Nel 2024 sono state 2.682 le persone incontrate da Caritas Padova. Circa la metà è di origine italiana (48 per cento), mentre tra le provenienze straniere spiccano Marocco (17 per cento) e Nigeria (8). Le donne rappresentano il 46 per cento del totale, gli uomini il 54. I Centri di ascolto vicariali hanno accolto 1.462 persone, in prevalenza donne (61,6 per cento), soprattutto italiane, tra 35 e 64 anni. I bisogni più frequenti riguardano l’economia familiare, ma anche l’occupazione, la salute, le difficoltà abitative e relazionali. Non mancano le persone anziane (16 per cento circa), spesso sole o in situazione di deprivazione. Al Centro di ascolto diocesano di via Bonporti – punto di riferimento per chi vive in strada o è in grave marginalità – si sono rivolte 430 persone, per l’80,9 per cento uomini, prevalentemente stranieri (237). Le situazioni raccolte presentano bisogni multipli, spesso sovrapposti: emergenze economiche, mancanza di alloggio, difficoltà lavorative, problemi di salute. Qui si concentra anche la gran parte degli interventi materiali: oltre 20 mila euro nel solo Centro diocesano, contro i 3.196 euro delle strutture territoriali. La differenza tra città e territorio emerge anche nel profilo degli utenti. I Centri vicariali vedono un numero maggiore di donne e famiglie, mentre il Centro diocesano è frequentato in larga misura da uomini soli. Le persone che accedono non lo fanno una sola volta: aumentano i percorsi lunghi, i ritorni, le fragilità croniche. Anche nel 2024 la Caritas ha offerto ospitalità temporanea a chi non ha un tetto: undici persone sono state accolte per 111 notti in hotel o strutture ricettive, mentre 26 (tra cui sei minori) hanno trovato casa in sei appartamenti parrocchiali concessi in comodato. In parallelo, sono stati avviati sette tirocini lavorativi e tre borse lavoro in ambienti protetti, come strumento di reinserimento e autonomia. Nel quartiere Arcella, il poliambulatorio Caritas ha preso in carico 224 persone – in prevalenza uomini (64 per cento) e per metà italiani – erogando 272 colloqui sanitari, 88 prime visite e 854 interventi odontoiatrici. Sono stati consegnati anche 53 occhiali, in risposta a bisogni spesso invisibili ma concreti. Infine, lo sportello “Disagio finanziario” ha incontrato 14 persone in difficoltà economiche, effettuando 12 colloqui e presentando sette pratiche di microcredito per un valore complessivo di 34 mila euro. «Se i numeri sono stabili, aumenta la complessità delle storie – osserva Lorenzo Rampon, responsabile di Caritas Padova – Serve più tempo e più cura per accompagnare le persone. I nostri operatori vivono spesso frustrazione per la burocrazia che rallenta i percorsi, ma anche gratitudine per le relazioni costruite e per le storie che sanno stupire per resilienza, coraggio, intraprendenza».