«Essere balsamo per molte ferite». Quando lessi questa frase tratta dal diario di Etty Hillesum mi sono venute subito in mente le tante ferite degli uomini, che anche noi come diaconi permanenti siamo chiamati a curare. Il balsamo racchiude in sé molte proprietà ed è un rimedio portentoso: cura ferite, dà sollievo, ha proprietà lenitive e dà conforto. A mio avviso sono le stesse proprietà e caratteristiche che dovrebbero avere i diaconi permanenti verso le persone che sono chiamate a incontrare nello scorrere del ministero. Nel cuore della vita ecclesiale e sociale, il diacono è come un balsamo vivo, unguento profumato che penetra dolcemente nelle ferite del mondo. Si muove silenziosamente e con la sua presenza semplice ma profonda, porta sollievo, luce e speranza. Il suo servizio, radicato nel Vangelo e nella carità, si esprime in molteplici forme, tutte accomunate da una sola missione: essere segno visibile della tenerezza di Dio.
Balsamo della carità
La carità è il fondamento e il respiro del diaconato. Il diacono non si limita a fare opere buone: egli è carità. Visita i poveri, accompagna le famiglie in difficoltà, ascolta chi non ha voce. Non cerca il protagonismo, ma si fa strumento della sollecitudine di Cristo. In un mondo segnato da ingiustizie e disuguaglianze, il diacono diventa un riflesso della compassione di Dio, un balsamo che lenisce le ferite dell’abbandono e della miseria. Il diacono, per vocazione e mandato, non è chiamato soltanto a servire liturgicamente, ma a incarnare il Vangelo là dove la vita grida più forte.
Balsamo delle relazioni
Viviamo in un tempo in cui le relazioni sono spesso ferite da egoismi, indifferenza e superficialità. Il diacono, invece, è artigiano di comunione. Con la sua presenza discreta, promuove l’ascolto, il dialogo, la riconciliazione. Nella parrocchia, nella comunità, nella famiglia, costruisce ponti, ripara strappi, genera unità. Il suo sguardo accogliente e il suo cuore aperto sono balsamo per relazioni lacerate.
Balsamo per gli ammalati
Il diacono porta la speranza nelle corsie degli ospedali, nelle case di cura, nelle stanze domestiche dove la sofferenza sembra avere l’ultima parola. Con una preghiera, una benedizione, un gesto di prossimità, egli diventa canale della consolazione di Dio. È balsamo che lenisce non il dolore fisico, ma la solitudine, l’angoscia e la paura. Accanto agli ammalati, il diacono testimonia che nessuna croce è mai portata da soli.
Balsamo per i detenuti
Nelle carceri, dove spesso regna lo scoraggiamento, il diacono entra con passi leggeri e cuore grande. Non giudica, ma ascolta. Non condanna, ma accompagna. Egli porta il messaggio che ogni uomo è più grande del suo errore, e che la misericordia di Dio può sempre riscrivere la storia. Il suo servizio tra i detenuti è un balsamo che ridona dignità, che fascia le ferite dell’anima e apre spiragli di futuro.
Balsamo del sorriso
Spesso basta poco per guarire: un sorriso sincero, uno sguardo gentile, una parola buona. Il diacono, con la sua umanità serena e la sua fede incarnata, diffonde la gioia del Vangelo. Il suo sorriso non è superficiale, ma nasce da una vita donata. È un balsamo che scioglie tensioni, che consola cuori affaticati, che dice: «Non sei solo, Dio è con te».
Balsamo della gioia
La gioia del Vangelo non è rumorosa, ma profonda. Il diacono la incarna nel quotidiano, anche nelle situazioni più difficili. Non è un ottimista ingenuo, ma un uomo che ha incontrato Cristo e ne è stato trasformato. La sua gioia è contagiosa, e diventa forza per chi è stanco, luce per chi è nel buio. Il suo servizio è un balsamo che ridona speranza, che ricorda a tutti che il bene è possibile.
Balsamo della liturgia
Anche nell’ambito liturgico, il diacono è un segno di guarigione. Il suo servizio all’altare non è solo rituale, ma espressione di un cuore che ama. Quando proclama il Vangelo, quando distribuisce l’eucaristia, quando invita alla pace, egli comunica la bellezza del mistero di Dio che si fa vicino. La liturgia, vissuta con verità, diventa allora un balsamo che guarisce le ferite spirituali e rigenera la fede. Essere balsamo: è questo il cuore del ministero diaconale. Un servizio fatto non solo di compiti, ma di compassione. Non solo di presenze, ma di prossimità. Il diacono è come l’olio buono della parabola del buon samaritano: scende sulle piaghe e porta sollievo. In un mondo ferito, il diacono è chiamato a essere mani di Cristo che accarezzano, voce di Cristo che consola, cuore di Cristo che ama. Un balsamo che non guarisce tutto, ma che dice a tutti: la tua ferita non è dimenticata, Dio è vicino.
Vito Ometto, coordinatore diaconi permanenti della Diocesi di Padova