«È un gesto semplice, ma potente: professare la propria fede sulla tomba di Pietro, come segno di unità e di speranza per la Chiesa». Don Mattia Francescon, responsabile della Pastorale delle vocazioni della Diocesi di Padova, racconta l’esperienza che centinaia di giovani italiani vivono oggi a Roma durante l’incontro «Tu sei Pietro», uno dei momenti centrali del Giubileo dei Giovani, che richiama le passate “feste degli italiani” che si svolgevano alle Giornate Mondiali della Gioventù in terra estera.
L’evento in Piazza San Pietro vede la partecipazione di oltre mille ragazzi provenienti dalla diocesi di Padova, insieme a decine di migliaia di giovani da tutta Italia. Dopo un cammino personale e comunitario che li porta fino alla basilica vaticana, i partecipanti sono coinvolti in una grande veglia di preghiera, animata da testimonianze, musica e canti corali, anche il contributo del coro della Diocesi di Padova.
Al centro dell’esperienza c’è la professione di fede, uno dei gesti più significativi dell’Anno Giubilare. «Credere significa anche lasciarsi coinvolgere da Dio» spiega don Mattia. «Se crediamo che Dio ama, allora crediamo che chiama. Questa fede illumina la vita e invita a donarsi: è un tesoro prezioso che porta frutto in uno stile di vita capace di essere segno dell’amore di Dio nel mondo».
Il Giubileo dei Giovani richiama inevitabilmente la memoria della GMG del 2000 a Tor Vergata, quando tanti giovani italiani trovarono la forza di dire il loro «sì» a Dio. Oggi il contesto è diverso, ma la speranza è la stessa: «Ci auguriamo che questi giorni siano un tempo di profondità e di coraggio» sottolinea don Mattia. «Incontriamo giovani con paure e titubanze, ma anche con tanta voglia di scegliere Gesù e seguirlo. Eventi così possono liberare i cuori e accendere entusiasmo».
A due mesi dall’elezione di papa Leone XIV, l’incontro «Tu sei Pietro» assume anche il significato di un abbraccio ecclesiale attorno al nuovo pontefice. «Lo abbiamo visto disponibile e sorridente, capace di parole che toccano il cuore» racconta don Mattia. «È bello vivere questo momento di fede come un riconoscersi uniti attorno a Pietro, per sostenere il cammino della Chiesa».
Il futuro, conclude don Mattia, passa dalle relazioni e dalla testimonianza: «Vedere giovani capaci di pregare, dialogare e riflettere sulla fede, accompagnati da tanti preti, suore e consacrati, è un grande segno di speranza. Mostra che questo mondo non fa così tanta paura: possiamo essere luce e bene, insieme».