Tra gli appuntamenti giubilari è certamente quello più atteso. Il Giubileo dei Giovani (28 luglio – 3 agosto 2025) porterà infatti a Roma una gioiosa e trascinante delegazione di ragazze e ragazzi da tutta Italia e da numerosi Paesi. Giovani cercatori di futuro e sognatori di speranza, pronti a condividere un’idea di domani più giusto, nel segno della pace, della solidarietà e della fratellanza. Ripercorrendo l’ultima stagione tra cinema e piattaforme, ecco alcuni titoli da (ri)vedere, che raccontano la “generazione verde” in chiave grintosa e luminosa.
“Carlo Acutis. La via al reale” (Piattaforma CREDO)
Il carisma di Carlo Acutis è sempre più fulgido e diffuso, soprattutto tra i giovani. Lo racconta il documentario “Carlo Acutis. La via al reale” diretto e prodotto da Tim Moriarty, disponibile sulla piattaforma CREDO. Il doc si muove su un doppio binario narrativo: da un lato racconta il viaggio di un gruppo di studenti statunitensi tra Roma e Assisi, per pregare sulla tomba di Carlo Acutis, dall’altro approfondisce la figura del prossimo santo attraverso un racconto biografico arricchito da testimonianze di familiari e amici. La narrazione mette in luce la devozione eucaristica di Carlo e la sua attenzione agli ultimi, fino ai miracoli riconosciuti dopo la sua morte. “Carlo Acutis. La via al reale” è un documentario arioso e coinvolgente, interessante per conoscere la figura e il carisma del giovane Carlo, già protagonista di altri prodotti audiovisivi, tra cui “La mia autostrada per il cielo” (2016) e “Segni. Miracoli eucaristici” (2018) di Matteo Ceccarelli. Il film sottolinea la sua vis ispirazionale per il nostro tempo, il suo rapporto con il mondo digitale. Consigliabile, semplice, per dibattiti.
“Dragon Trainer” (Cinema)
La DreamWorks ha recuperato uno dei suoi gioielli, “Dragon Trainer” (2010) di Chris Sanders e Dean DeBlois, per trasformarlo in un live-action avventuroso. Nelle sale dal 12 giugno 2025 con Universal troviamo infatti il film “Dragon Trainer”, scritto e diretto sempre da DeBlois, con protagonisti Mason Thames, Nico Parker e Gerard Butler. Tornano dunque le avventure del vichingo “riluttante” Hiccup e del drago nero Sdentato, paradigma di un’amicizia tenera e solidale che rimanda ai più bei racconti che esplorano il valore del legame tra giovani e animali. “Dragon Trainer”, servendosi di una cornice avventurosa condita con lampi di umorismo, il mondo primitivo di matrice vichinga, mette in scena un racconto di formazione in cui il giovane adolescente Hiccup impara ad ascoltare la propria voce interiore e a mettere in gioco i propri talenti. Da timido e introverso il ragazzo, forte della sorprendente amicizia con Sdentato, si misura con le sue insicurezze sbaragliandole. Hiccup si scopre valoroso e capace, ma soprattutto impara a relazionarsi con i suoi pari, costruendo legami di amicizia e solidarietà. Consigliabile, semplice, per dibattiti.
“La vita da grandi” (Netflix)
Vincitore di due Nastri d’argento, “La vita da grandi” è l’opera prima di Greta Scarano, ispirata alla storia dei fratelli Margherita e Damiano Tercon. Il film mette a tema il legame tra fratelli e l’autismo in una commedia brillante puntellata da lampi di realismo drammatico. In particolare, il racconto descrive la traiettoria della trentenne Irene (l’ottima Matilda De Angelis) che cerca di realizzarsi tra lavoro e vita privata; l’improvvisa richiesta della madre di occuparsi del fratello maggiore Omar (un sorprendente Yuri Tuci), quarantenne con autismo, la costringe a fermarsi e a guardarsi dentro. Greta Scarano usa la commedia gentile per raccontare la realtà, il quotidiano familiare: alterna con disinvoltura la prospettiva dei due fratelli, cerando di fare emergere punti di vista ed esigenze di entrambi. “Un film sull’autismo – rimarca la regista – ma che va oltre l’autismo”. “La vita da grandi” è una commedia riuscita e coinvolgente che si muove con grazia su un tema delicato, tra colpi di ironia e sguardi rispettosi. Un film arioso, che conquista per profondità e leggerezza. Consigliabile, brillante, per dibattiti.
“La casa degli sguardi” (Cinema)
Un’altra riuscita opera prima. È “La casa degli sguardi” scritto e diretto da Luca Zingaretti, dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli. Protagonisti lo stesso Zingaretti e Gianmarco Franchini. È l’istantanea del percorso di crescita di un ventenne oggi, complicato dal male di vivere e da una dipendenza dalla bottiglia. Non un film disperante, bensì il cammino di riparazione possibile, sostenuto dalla presenza di un padre solido, che con amore silenzioso non smette di sperare, e un’esperienza di lavoro che cambia la vita presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Zingaretti governa il racconto con misura e prudenza, non scivolando mai nel melodramma o nel melenso, ma descrivendo la traiettoria padre-figlio in maniera credibile. Toccante. Un’opera che coinvolge ed emoziona, inserendosi nel pieno della riflessione sulla speranza, del cammino giubilare, per il suo scandagliare le fratture e gli affanni della vita, dove è possibile comunque cogliere segnali di fiducia, opportunità di ripartenza. Complesso, problematico-poetico, per dibattiti.
“E poi si vede” (Netflix)
I comici siciliani I Sansoni – Fabrizio e Federico Sansone – alla prova del loro primo film “E poi si vede”, diretto da Giovanni Calvaruso. Brillante e giocoso, come una pièce teatrale, il film ironizza sulle storture del nostro Paese nell’ottica dei giovani. Sul tracciato dei conterranei Ficarra e Picone, mettono in racconto il malessere giovanile infestato da una precarietà esasperante, che toglie sogni e opportunità di vivere una vita adulta, fatta di legami, famiglia e indipendenza economica. Ribadiscono che la priorità non è il mito del posto fisso, ma semplicemente un posto nel mondo, che consenta dignità e serenità. Tra le righe di una commedia frizzante si coglie tutto questo malessere diffuso tra gli under trenta (ma non solo!). Nel film non mancano simpatiche esagerazioni o ingenuità narrative, ma si apprezza una valida scrittura che aiuta il cast e la regia a comporre un quadro dove tra una risata e l’altra trova posto una riflessione di senso. Consigliabile, brillante, per dibattiti.
“The Holdovers. Lezioni di vita” (Netflix)
Il regista-sceneggiatore statunitense Alexander Payne, due volte Premio Oscar, sarà il presidente della Giuria internazionale all’82a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (27 agosto – 6 settembre 2025). Nel 2024 ha diretto un film di grande densità e profondità sul dialogo generazionale, tra un professore disamorato e un giovane alla deriva. Un dialogo sulle prime sordo, poi ispirazionale e motivante, che cambia la vita (di entrambi). È “The Holdovers. Lezioni di vita”, con Paul Giamatti e Dominic Sessa, un racconto di formazione dai non pochi richiami a “L’attimo fuggente” (1989). Una storia intessuta di solidarietà e tenerezza, di grande intensità e con chiare striature poetiche. Ammantato anche da una carica ironica e sarcastica, al limite dell’irriverenza, “The Holdovers” è un’opera scritta e diretta magnificamente da Payne, un racconto acuto e stratificato, esaltato al meglio da una recitazione incisiva e convincente. Consigliabile, problematico-poetico, per dibattiti.
“Adolescence” (Netflix)
Non si possono escludere gli sguardi lividi, in chiaroscuro, che hanno segnato il dibattito pubblico sul tema dei giovani, dell’ascolto e del dialogo in casa. Un titolo tra tutti è la miniserie britannica “Adolescence” ideata dallo sceneggiatore Jack Thorne e dall’attore Stephen Graham, con la regia di Philip Barantini. La serie, servendosi di una cornice poliziesca, mette a tema il cortocircuito comunicativo tra genitori e figli adolescenti, su cui piomba lo sconforto di un dialogo disperso. Quattro episodi di circa un’ora, tutti realizzati come unico piano sequenza: un pedinamento del reale sulla scorta della lezione neorealista. “Adolescence” mette a fuoco la stagione più delicata della crescita, un territorio spesso sconosciuto ai genitori, che non riescono a cogliere tutto quel vortice di fragilità e rischi cui sono esposti i ragazzi, tra realtà e dimensione digitale. Un racconto duro, senza filtri, non poco claustrofobico, che conquista per qualità, stile e densità. Uno specchio deformante, o “semplicemente” riflettente, di una condizione sociale da non sottovalutare. Complessa, problematica, per dibattiti.
“I Goonies”, 40° anniversario (piattaforme)
Lo scorso giugno ha festeggiato i 40 anni dalla sua uscita al cinema. È il cult anni ’80 “I Goonies” (1985) diretto da Richard Donner, su copione di Chris Columbus e soggetto di Steven Spielberg. È la storia di un gruppo di giovani sognatori di Astoria, nell’Oregon, che fanno di tutto per salvare le loro case e il futuro delle loro famiglie dallo sfratto imminente, mettendosi alla ricerca di un tesoro disperso. Al di là della cornice pop-avventurosa, con le incalzanti musiche di Dave Grusin e il brano portante di Cyndi Lauper, il film si rivela una valida e coinvolgente suggestione che mette a tema amicizia, solidarietà e speranza, declinate con twist di brillante adrenalina.