Chiesa
La Gmg del 2000 fu l’occasione per tornare a Roma per la prima volta “da grande”, dopo gli innumerevoli Natali passati da bambino a casa degli zii e cugini che vivevano nell’Urbe. Poi si cresce, ci si mette a vagare per le mille strade inquiete dell’adolescenza e della prima giovinezza, inseguendo sogni, amori e nuove comitive, e per me, che ormai avevo il mio mondo che ruotava attorno Milano, questo significò anche accantonare la Capitale insieme ai ricordi delle tavolate di Natale e delle tombolate tutti insieme.
Ecco perché per me rivedere Roma a 21 anni, in occasione della Giornata mondiale della gioventù, significò davvero riscoprire questa Città, venendo immediatamente travolto dal suo chiasso e dalle masse di persone provenienti da tutto il mondo.
Uscendo di buon mattino dalla casa che ci aveva ospitato per la notte dopo un avventurosissimo (e rischioso) viaggio non-stop in auto da Acireale, dove eravamo stati in vacanza, a Roma, e lasciandomi dietro i miei compagni d’avventura ancora addormentati, salii sul primo tram che incrociai e mi diressi verso il centro, dove sapevo che si stava svolgendo qualcosa.
Il Circo Massimo fu in effetti la prima “cosa” di Roma che rividi dopo tanti anni. Mi ricordo ancora di come, salendo per via dei Cerchi, la prima persona che incontrai fu un sacerdote in talare, che trovai molto “emblematico”, per così dire, il quale mi sorrise mentre andava nella direzione opposta alla mia. Poi arrivai alla spianata del Circo Massimo, e la trovai invasa di sedie e inginocchiatoi, e gremita di preti in camice bianco e giovani penitenti – una scena indubbiamente inusuale, finanche surreale, che però in qualche modo mi parve estremamente intonata alla Città, con le sue arene di martiri, le sue cupole e statue, e la sua storia.
All’epoca sentivo già in me l’anelito della vocazione al sacerdozio, e infatti di lì a poco sarei entrato in Seminario… ironia della sorte (o della Provvidenza?): allora io immaginavo che sarei entrato in Seminario a Milano, e invece a causa del trasferimento della mia famiglia mi sarei di nuovo, e definitivamente, trovato a Roma, in quella Roma che, come benvenuto al mio primo arrivo, in quel 18 agosto del 2000, mi aveva dato il perdono di Dio.
Sono passati venticinque anni, e mi sono detto che è giunto il momento di ricambiare il favore: terminate queste poche righe mi avvierò a Circo Massimo, stavolta per stare dall’altra parte, come confessore. Mi auguro di poter essere anche io, almeno per qualcuno, il volto amabile di questa Città, che durante il Giubileo mostra la sua anima più vera e la sua santità, e saluta portando la gioia del perdono.
PS: pur essendo prete a Roma da tanti anni, non sono mai riuscito a ritrovare il sacerdote che mi aveva confessato allora… chissà chi era? Ma in fondo non importa: era stato la voce e la mano del Signore, che stava per scrivere nella vita di questo ragazzo errabondo il prossimo pezzo della sua storia con lui, proprio in questa Città, che il giovane pensava che non avrebbe più rivisto, se non occasionalmente.