Chiesa
Le banalizzazioni, le bufale, le polemiche, o peggio ancora il silenzio, il soprassedere, l’ignorare. E poi, al centro di un sabato sera di luna crescente d’agosto, a Roma, capitale della cristianità, c’è un’ostia consacrata esposta in un ostensorio davanti al quale pregarono prima san Giovanni Bosco e poi il beato – presto santo – Piergiorgio Frassati.
Colonia 2005, Madrid 2011, Cracovia 2016, Lisbona 2023 – con l’inciso dell’agorà dei giovani italiani di Loreto 2007. La formula del rendez vous, delle catechesi, della festa, e poi la spianata, il Papa, la veglia del sabato sera e la messa della domenica mattina. E il centro è quel silenzio profondo che i giovani – un milione abbondante questa sera a Roma – sanno creare all’esterno, ma soprattutto dentro di loro, di fronte al mistero di un Dio che si fa sacramento, pane spezzato, vittima per tutti.
Papa Leone XIV arriva in elicottero un po’ in anticipo, attraversa con la papamobile scoperta le strade di Tor Vergata, benedicendo e salutando. Poi, a piedi, con la croce, sale le scale di un palco che è anche altare. La serata si apre con le domande dei giovani: le solitudini e il valore dell’amicizia nell’epoca dell’iperconnessione, le decisioni importanti da prendere in un tempo di incertezza, la vita interiore di fronte alla paura del silenzio.
«Quando lo strumento domina sull’uomo – spiega papa Leone XIV riprendendo a più riprese il magistero di papa Francesco – l’uomo diventa uno strumento: sì, strumento di mercato, merce a sua volta. Solo relazioni sincere e legami stabili fanno crescere storie di vita buona».
«L’amicizia con Cristo, che sta alla base delle fede – aggiunge – non è solo un aiuto tra tanti altri per costruire il futuro: è la nostra stella polare. Come scriveva il beato Pier Giorgio Frassati, “vivere senza fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere una lotta per la Verità non è vivere, ma vivacchiare”».

Di fronte alle grandi scelte, poi, «il coraggio per scegliere viene dall’amore, che Dio ci manifesta in Cristo. È Lui che ci ha amato con tutto sé stesso, salvando il mondo e mostrandoci così che il dono della vita è la via per realizzare la nostra persona. Per questo, l’incontro con Gesù corrisponde alle attese più profonde del nostro cuore, perché Egli è l’Amore di Dio fatto uomo». Riecheggiano le parole che san Giovanni Paolo II pronunciò vent’anni sempre a Tor Vergata: «È Gesù che cercate quando sognate la felicità». Così, «la paura lascia allora spazio alla speranza, perché siamo certi che Dio porta a compimento ciò che inizia».
In fondo al cuore di ogni giovane c’è il desiderio del bene: «L’amico che sempre accompagna la nostra coscienza è Gesù. Volete incontrare veramente il Signore Risorto? Ascoltate la sua parola, che è Vangelo di salvezza! Cercate la giustizia, rinnovando il modo di vivere, per costruire un mondo più umano! Servite il povero, testimoniando il bene che vorremmo sempre ricevere dal prossimo! Adorate l’Eucarestia, fonte della vita eterna! Studiate, lavorate, amate secondo lo stile di Gesù, il Maestro buono che cammina sempre al nostro fianco».
La lettura del brano del Vangelo dei discepoli di Emmaus e il desiderio degli apostoli: «Resta con noi Signore», lascia poi spazio all’adorazione eucaristica e a quel silenzio rivelatore di identità, attese, desideri e vocazioni che i giovani hanno cercato con lunghi cammini, percorsi di servizio e di crescita. A Lui tocca parlare, stasera.