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«Giustizia! Giustizia! Giustizia!», hanno scandito a gran voce gli studenti provenienti da Schio e da Arzignano durante il sit-in davanti al tribunale di Vicenza, in attesa della storica e nota sentenza Miteni del 26 giugno scorso, per il gravissimo inquinamento da Pfas. È la medesima che hanno chiesto la quasi totalità dei diecimila giovani incontrati dal 2018 dal Gruppo educativo Zero Pfas del Veneto, coordinato da Donata Albiero. E nel caso della multinazionale di Trissino, in tanti dicono che giustizia è stata fatta.
Donata Albiero, è originaria di Arzignano e per tanti anni è stata dirigente scolastica. Dal 2013 è coinvolta nel movimento No Pfas del Veneto che nel 2018 le ha dato mandato di incontrare i ragazzi delle scuole per sensibilizzare a questa problematica assieme al Gruppo educativo Zero Pfas. La referente parte da un presupposto: «Non penso proprio che i giovani siano dei “bamboccioni”, credo moltissimo in loro. Mi sono resa conto che, se si sa investire su di loro, se si sanno provocare nel modo giusto, rispondono sorprendendo noi adulti». All’inizio, il progetto del Gruppo educativo zero Pfas del Veneto è partito con le scuole superiori per poi allargarsi alle seconde e terze medie. «Abbiamo avuto soddisfazioni enormi incontrando tanti giovani – racconta Donata Albiero – che hanno risposto in modi diversi alle nostre sollecitazioni. Alcuni hanno fatto delle dichiarazioni ufficiali davanti al tribunale durante il processo alla Miteni, altri hanno fatto delle petizioni alla luce degli articoli della Costituzione relativa ai temi trattati nel nostro progetto. C’è chi ha realizzato dei video di informazione, mostre e flash mob. Hanno anche inventato canzoni sui Pfas. È stato nel tempo un fiorir di iniziative tutte collegate ad una loro sete di giustizia».
I tanti ragazzi che hanno potuto beneficiare dell’itinerario formativo provengono da 46 scuole del Veneto, soprattutto delle tre province di Padova, Vicenza e Verona. Il Gruppo educativo zero Pfas del Veneto è composto da esperti dei territori coinvolti nella questione Pfas, principalmente dell’Isd, l’Associazione italiana medici per l’ambiente, geologi ed ex funzionari dell’Arpa. Nel progetto ci sono anche alcune testimonianze di attivisti: «Partendo dal presupposto che l’ambiente è un bene comune – spiega la responsabile – i nostri interventi con gli studenti sono imperniati sul “conoscere, per capire, per agire”. Desideriamo attivare in loro un processo di autocoscienza e consapevolezza, per discernere le fonti e arrivare a farsi delle domande. Nel caso specifico dei Pfas, partiamo dalla conoscenza e dalla sensibilizzazione sul problema, desiderando informarli sui rischi di queste sostanze chimiche, delle loro conseguenze nefaste sulla salute. Poi incoraggiamo la partecipazione attiva dei giovani: li aiutiamo a capire che unendosi si può fare la differenza. Così è stato il caso Miteni, che ha dimostrato che non si è impotenti: dei cittadini, creando dei comitati, hanno mosso le acque diventate torbide, a tal punto da arrivare a un processo con la recente sentenza contro i manager della multinazionale di Trissino. Offriamo ai ragazzi delle prospettive di cambiamento che dipendono dal loro attivismo, nella consapevolezza che il futuro non si subisce ma si costruisce insieme».
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della Provincia di Verona contro la conceria Sirp di Cologna Veneta, ritenendola corresponsabile dell’inquinamento del fiume Fratta. Le analisi dell’Università di Padova mostrano un aumento di Pfas nelle acque.