A pochi giorni dalla scadenza di venerdì 8 agosto, fissata dal presidente statunitense Donald Trump perché la Russia accetti un cessate il fuoco, Vladimir Putin non sembra propenso a scendere a compromessi. Stando all’ultimatum di Trump, gli Stati Uniti sono pronti a imporre nuove sanzioni alla Russia e sanzioni secondarie ai suoi partner commerciali, soprattutto in Cina e India, in caso non si facciano progressi significativi nelle negoziazioni. Eppure, le minacce di restrizioni economiche non hanno mai avuto un peso importante sulle decisioni del Cremlino in questi tre anni e mezzo di guerra, e nemmeno questa volta la Russia sembra essere ricettiva. Dopo l’annuncio dell’ultimatum lanciato da Trump il 28 luglio, l’esercito russo ha continuato ad attaccare le città ucraine. Nella notte tra il 30 e il 31 luglio l’aviazione russa ha sferrato degli attacchi aerei uccidendo 31 civili solo a Kyiv, e 89 persone nelle regioni di Vinnytsia, Donetsk, Dnipropetrovsk, Zhytomyr, Zaporizhia, Cherkasy e Chernihiv.
Di fronte a questi attacchi e allo stallo diplomatico, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto agli alleati maggiori aiuti militari. Nei giorni precedenti, tra il 25 e il 29 luglio le autorità russe hanno denunciato l’uccisione di sei persone a causa di attacchi ucraini nelle regioni di Belgorod, Bryansk, Kursk, Leningrad e Rostov.
Nonostante le vittime di questo conflitto continuino ad aumentare, la diplomazia rimane in stallo e Vladimir Putin ha ribadito che gli obiettivi russi rimangono immutati. Anche le condizioni per un cessate il fuoco non sembrano essere variate e restano, per ora, quelle presentate nel Memorandum stilato dai diplomatici russi durante il tavolo di negoziati svoltosi a inizio giugno a Istanbul. Tra le pretese russe ci sono il riconoscimento internazionale dell’annessione delle regioni parzialmente occupate di Crimea, Lugansk, Donetsk, Zaporizhia e Kherson, la neutralità dell’Ucraina e il suo impegno a non entrare nella Nato o in altre alleanze militari e la definizione di quantità e caratteristiche dell’equipaggiamento militare dell’esercito ucraino.
Di fronte a queste richieste, l’ultimo “round” di dialoghi diplomatici svoltosi a Istanbul il 23 luglio non ha dato i frutti sperati. Secondo il New York Times, alla base dell’impossibilità di trovare un accordo c’è il contrasto tra la volontà ucraina di ottenere un cessate il fuoco immediato e poi negoziare la pace duratura da un lato, e l’intenzione russa opposta di concordare la pace secondo i suoi termini prima di concedere un cessate il fuoco, dall’altro. L’unica voce dell’ordine del giorno su cui sono stati fatti dei passi avanti nei dialoghi di luglio riguarda gli scambi di prigionieri e di corpi dei soldati caduti in battaglia, che si trovano ancora nelle mani dei rispettivi avversari. In questo contesto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto la possibilità di un incontro faccia a faccia con Putin, sostenendo di voler parlare direttamente con chi «prende veramente le decisioni al Cremlino».
Da parte russa, tuttavia, non sembra esserci questa disponibilità. Il 4 agosto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che il presidente russo «non esclude la possibilità di un incontro con la controparte ucraina, ma solo dopo che il lavoro necessario a livello tecnico sia stato svolto» Un ulteriore tentativo di mediazione americana per ottenere un cessate il fuoco consisterà in una missione diplomatica in Russia dell’inviato speciale statunitense Steve Witkoff, prevista per i giorni precedenti alla scadenza dell’ultimatum.
Cina e Russia hanno avviato esercitazioni navali congiunte nel Mar del Giappone, con l’obiettivo di rafforzare la loro partnership strategica e contrastare quella che per loro è l’egemonia degli Stati Uniti. Le esercitazioni, denominate “Joint Sea-2025”, sono iniziate nei pressi di Vladivostok nella giornata di martedì 5 agosto per proseguire nei tre giorni successivi. L’azione è una risposta anche alle dichiarazioni nei giorni precedenti di Trump: «I sottomarini nucleari statunitensi sono più vicini alle coste della Russia».