L’anello del monte Cinto è un itinerario compreso nel Parco regionale dei Colli Euganei, che permette di esplorare alcuni dei luoghi più iconici della zona, come la celebre busa dei briganti e le ex cave di riolite, attraverso facili piste forestali e con dislivelli mai troppo impegnativi; non mancano, lungo il percorso, splendide viste panoramiche sulla pianura e i colli circostanti, e una vegetazione rigogliosa e varia, passando dai vigneti coltivati a bellissimi boschi di castagno e roverella.
Il sentiero del monte Cinto è censito con il numero 11 nel catasto dell’Ente Parco dei Colli Euganei. L’itinerario passa per diverse proprietà private: si ricorda, dunque, a tutti gli escursionisti di non abbandonare il sentiero, segnalato lungo tutto l’anello da specifiche indicazioni e tabelle.
L’escursione prende avvio, e si conclude, nei pressi del museo geopaleontologico di Cava Bomba, sorto su una fornace per la produzione di calce viva della seconda metà dell’800, che è stata in attività fino al secolo scorso. Al suo interno si possono ammirare diversi strumenti utilizzati nella cava e nella fornace, un percorso divulgativo sulla genesi dei Colli Euganei e una ricca collezione di minerali, rocce e fossili. Poco lontano dal museo è presente uno spiazzo, dove si possono ammirare i resti della cava e alcune sculture, molto apprezzate dai più piccoli, raffiguranti diversi dinosauri. La visita al museo è consigliata, in abbinata all’escursione presso il monte Cinto.
L’itinerario
Dopo aver parcheggiato nel centro abitato di Cinto Euganeo, ci si dirige verso il museo geopaleontologico di Cava Bomba, fino alle bacheche, presenti un centinaio di metri prima del museo stesso, che segnalano l’inizio dell’anello di monte Cinto. Dopo una deviazione iniziale per ammirare i resti della cava e le sculture dei dinosauri, si inizia a risalire il versante sud del rilievo, caratterizzato da roccia calcarea, costeggiando un vigneto e alcuni ulivi; superata questa zona, si segue la pista forestale e si inizia ad attraversare un bosco in cui si alternano numerose varietà di piante, come la robinia, la roverella, l’orniello e il pungitopo. Dopo circa 500 metri si raggiunge il pianoro delle Masegne, che prende il nome dai blocchi vulcanici qui presenti, che oggi fungono da panchine; qui giungeva la vecchia sterrata utilizzata dai cavatori di riolite e si inizia a intravedere il panorama sul Venda, sul monte Gemola, sul monte Rua e sui colli di Monselice e Baone, che ci accompagna anche nella successiva salita.
Con una piccola deviazione possiamo ora raggiungere l’ingresso della vecchia cava di riolite colonnare, costituita da un anfiteatro di alte colonne di roccia nera che testimoniano la passata attività vulcanica in quest’area; sono presenti dei pannelli divulgativi dell’Ente Parco Colli Euganei che illustrano le peculiarità del sito.
Tornati sul sentiero, con una breve salita si giunge sulla cima del monte Cinto, dove la folta vegetazione impedisce la vista sul panorama circostante, ma si possono ammirare i resti del castello medievale. Si tratta di una costruzione che aveva un’importanza strategica per la sua posizione di controllo sulla pianura e sulla parte meridionale dei Colli Euganei; la zona risulta frequentata almeno dall’età del bronzo (come si può comprendere da alcuni reperti ritrovati nella zona) e si hanno notizie della presenza di un castello su questa cima dall’anno Mille, che però fu distrutto nel 1242 e definitivamente abbandonato nel 15° secolo. Sulla cima sono presenti anche una scodella scavata nella roccia, che si dice venisse utilizzata dai briganti per preparare la polvere da sparo, e i resti di alcune trincee e postazioni risalenti ai conflitti mondiali. Si ridiscende ora fino al pianoro delle Mesagne, per riprendere l’anello, che questa volta attraversa un bosco di pino nero, prima di giungere a un’area di sosta attrezzata, da cui si consiglia una deviazione fino al buso dei briganti. Si tratta di una particolare conformazione rocciosa, dove si dice che nei secoli scorsi si radunavano bande di briganti, che da qui potevano controllare le strade sottostanti e la campagna di Lozzo; da questo luogo la vista è spettacolare, ma si deve prestare attenzione a non sporgersi troppo. Tornati all’area attrezzata, si aggira ora il versante nord del monte Cinto e si rientra per un altro sentiero segnalato, restando sul percorso alto e ignorando le deviazioni che riconducono in pianura, che affianca prati, bosco di robinia e vigneti, fino a ricondurci nei pressi di Cava Bomba.