Durante l’estate boreale la Terra si trova a percorrere un tratto della sua orbita in cui la distanza dal Sole raggiunge il suo massimo. Se la prima legge di Keplero afferma che i pianeti percorrono un’orbita ellittica di cui il Sole occupa uno dei due fuochi, dobbiamo pensare, infatti, che ci sia un punto più vicino e un punto più lontano dal Sole stesso. Inoltre, per la seconda legge di Keplero, la Terra spazia aree uguali in tempi uguali, e ciò significa che cambia la sua velocità orbitale a seconda della distanza: più lenta quando è lontana e più veloce quando è più vicina.
Il 3 luglio di quest’anno il nostro pianeta ha raggiunto l’afelio, la distanza massima, e quindi la sua velocità minima. Che avvenga in estate, vale per la nostra parte di emisfero, perché per la parte australe avviene l’esatto opposto in termini di stagioni. Chi viaggia molto al di sotto dell’equatore dovrà fare attenzione alle temperature, perché è in corso l’inverno australe. Tutto questo perché l’asse di rotazione terrestre è inclinato di 23,4 gradi rispetto al piano dell’eclittica: un angolo tutto sommato modesto, ma non troppo, che però fa la differenza.
Quando parliamo di corpi celesti, del nostro pianeta, del Sole, delle altre stelle, nulla è fermo. Tutto è in continuo movimento e piccoli cambiamenti possono determinare grosse differenze rispetto alle nostre previsioni. Sono solo i tempi a essere, dal nostro punto di vista, particolarmente lunghi. Per fortuna l’orbita terrestre sembra rimarrà stabile per un buon numero di milioni di anni e a noi basta sapere che in un futuro prossimo le cose rimarranno invariate, lasciandoci almeno la sicurezza di un movimento che ci determina da sempre.
Così attendiamo la nostra estate per interrompe la routine quotidiana, cambiare ritmo e dedicarci a un tempo più o meno lungo di rigenerazione. Le nostre velocità personali rallentano il passo, lasciano più spazio al tempo condiviso, al riposo, alla contemplazione. Se si è giovani, il tempo dedicato allo studio viene sostituito con la velocità, il viaggio, il ritmo della musica, la vita notturna. Altro ancora è per chi si mette in cammino. Il pellegrino sperimenta la lentezza del passo costante, il cambiamento graduale di paesaggio, la sorpresa dopo l’ennesima curva, la costanza nella fatica.
Nel frattempo la Terra, insieme al Sole, si sta muovendo in un’orbita attorno al centro galattico. Ecco, di questo movimento non abbiamo alcuna percezione. Se lo scorrere delle stagioni e la posizione del Sole nel cielo ci danno l’idea del movimento nell’orbita terrestre, quello intorno al centro galattico non ci sfiora minimamente, nonostante la nostra velocità sia di circa 230 chilometri al secondo. C’è una velocità cui siamo naturalmente abituati e che non sappiamo valutare. Mettendo insieme tutti i moti che ci riguardano (compreso quello della nostra galassia), possiamo dire che non occupiamo mai due volte lo stesso punto dello spazio. Qui le cose si fanno interessanti: noi misuriamo i nostri movimenti sempre in relazione a qualcos’altro. L’estate in relazione all’inverso, il nord in relazione al sud, il giorno in relazione alla notte. Così anche il nostro tempo rallentato o accelerato è sempre in relazione a qualcos’altro o a qualcun altro. Non possiamo rispondere alla domanda “dove sono?” dicendo semplicemente “mi trovo qui”, perché il “qui” è sempre in relazione a qualcosa, a qualcuno. Mi trovo in estate in relazione al Sole, all’inclinazione terrestre e alla mia latitudine, in relazione al mio lavoro e ai miei giorni di ferie, in relazione alla mia famiglia, ai miei amici, alla mia vita interiore. Allo stesso tempo mi muovo in relazione a tutto questo, mossa da una superficie terrestre che mi trascina con sé, ma anche da desideri, sogni, progetti che possono esistere solo in relazione a ciò che è al di fuori di me, a partire da chi sono, da dove sono e da “quando” sono.
Ci sono aspetti che non riusciamo a percepire, che pure hanno la loro velocità, e non ci accorgiamo che non siamo più nello stesso posto di prima. Ma c’è anche qualcosa che rimane stabile, che si muove con noi, che determina il nostro esistere. È quello spazio interiore abitato dal Signore, che ci conosce e ci interpella personalmente nonostante sia la fonte dell’esistenza di ogni cosa. In fondo, è lui il nostro “chi”, “dove” e “quando”.
L’augurio per quest’estate boreale è di riuscire a fermarci per accorgerci di quel “chi”, “dove” e “quando” che ci connotano in questo momento, in relazione al Signore della vita che si muove insieme a noi.