Don Marco Baggio, prete novello in attesa della prima nomina, ha preso parte al Giubileo dei giovani e ci racconta la sua esperienza: «Con l’augurio di “buon accompagnamento” da parte del vescovo Claudio nella sacrestia della Cattedrale, domenica 27 luglio, siamo partiti in una quarantina di preti padovani: anche per noi è stato un giubileo, cioè un tempo di grazia, dove vedere giovani attraversare la Porta Santa e Dio bussare alla loro porta. Questa esperienza ha dato slancio al nostro ministero: camminare accanto ai nostri ragazzi tra domande profonde, saliscendi dei percorsi, canti e chiacchierate». Aggiunge ancora don Marco: «Durante la veglia a Tor Vergata, inginocchiato davanti all’ostensorio con il mio gruppo di Chiesanuova, ho pensato che sia davvero bella la vita da prete! Arricchente però anche il clima tra noi preti, tessuto di condivisioni, di “e tu come fai con i tuoi?”, di celebrazioni e risate. Per me sacerdote da poco, concelebrare con qualche mio compagno di seminario o prete amico, mi ha ricordato la preziosità della fraternità presbiterale. Per tutti poi Tor Vergata è stata un segno di speranza: che siamo in tanti a camminare verso la santità, certi – come ha detto il papa – che la fragilità è parte della meraviglia che siamo».
La fraternità presbiterale sta a cuore anche a don Alberto Pastorello, vicario parrocchiale di Montà che è stato a Roma tutta la settimana con i giovani della sua comunità: «Mi sono incontrato con don Roberto, un giovane amico prete di Milano, ci siamo dati una mano per fare insieme alcune attività durante la settimana e questo è stato anche un volano per creare sintonia anche tra i due gruppi di giovani che abbiamo accompagnato a Roma. Il volersi bene tra preti è stato un elemento fondamentale durante il mio discernimento vocazionale».
Don Roberto Frigo, vicario parrocchiale a Cittadella e prossimo parroco racconta: «Queste esperienze diocesane ci fanno sempre sentire “sacerdoti di tutti e dal cuore grande”. Della nostra comunità, certo, ma anche di tante altre e di tanti altri. Di quei ragazzi e giovani che non conosciamo e che sono lì: Dio ci chiama accanto a tutti. È stata una grandissima esperienza nella quale ci siamo sentiti più uniti e più fratelli tra di noi: il tempo condiviso con i preti con cui abbiamo fatto il cammino, la fatica, la stima, lo stile da costruire insieme, ci ha uniti e ci ha fatto “battere il cuore insieme”. E poi anche il tempo all’Olgiata: lo sperimentare la stessa precarietà, il pregare e il celebrare insieme, il confessare giovani che poi tornano a casa e possono continuare a costruire il proprio rapporto con Dio con il proprio parroco. È un’esperienza trasversale: ci sono preti novelli, preti ai primi anni di messa, parroci e anche qualcuno che i 35 anni li ha superati da un po’, ma non teme di vivere un po’ di disagio per portare i propri giovani a queste esperienze».