Idee
Che sia da un viaggio di piacere, o dalla villeggiatura in albergo o in una seconda casa o da un campo famiglie al mare o in montagna questi sono i giorni del rientro per la maggior parte di noi. A pensarci bene non dovrebbe andare così, ma è invece abbastanza inevitabile che in molti prevalga un sentimento di malinconia, un desiderio di protrarre oltre il periodo di riposo, un’amara sensazione di incompiutezza come se le vacanze non bastassero mai e non si facesse in tempo a goderne pienamente. Uno smarrimento diffuso che è tanto più profondo quanto più erano alte le attese di questo periodo di evasione. Scattano allora dei meccanismi di difesa che possono portare a incomprensioni e sofferenza maggiore. C’è chi si ritira in un silenzio ostinato che non cerca consolazione, ma tende solo a dimenticare il bello che si è vissuto; c’è chi progetta già nuove occasioni di svago e chi si rifugia nel piacere di condividere con amici e conoscenti il bagaglio di immagini e ricordi che si è accumulato. Una volta questo rito era ancora più elaborato, si pensi a quando si organizzavano le serate con diapositive da proiettare sullo schermo, oggi la condivisione è questione di un clic sul telefonino e anche questo non aiuta ad elaborare la fine delle vacanze perché ogni momento viene già in qualche modo archiviato con tutte le forme di invio che i social media ci offrono e che hanno in qualche modo banalizzato il raccontare di ritorno da un’esperienza gratificante. È questo, dunque, un tempo che si presta ad atteggiamenti individualisti quasi che ognuno debba cavarsela da solo nel gestire il proprio magone e cercare di far buon viso a cattiva sorte, senza gravare con il proprio malumore su quello altrui. La tentazione di fare da sé è però dannosa e non porta a nulla mentre sarebbe bene scoprire in occasioni come questa le risorse profonde che ogni famiglia può trovare in sé con un rinsaldarsi dei legami e un manifestarsi più palese dei sentimenti reciproci. Sì, il tempo del ritorno a casa e alla normalità dovrebbe essere impreziosito e sostenuto dallo scambio di gesti e parole d’amore con un surplus di intenzione. Un incoraggiamento reciproco a riprendere la strada insieme, ciascuno nel suo compito e nella sua attività precipua, ma senza isolarsi, quanto piuttosto esponendo le proprie fragilità e lasciandosi curare dall’affetto dell’altro. È come se la fatica del ricominciare, a scuola, nello studio o al lavoro avesse bisogno di una benedizione ulteriore che arrivi attraverso delle parole e dei gesti che magari in altre circostanze vengono considerati superflui. Gli sposi possono alimentare la loro relazione con attenzioni particolari l’uno verso l’altro. Il marito può dare un aiuto in casa dove di solito è latitante, la moglie può organizzare una cena con un piatto che sa molto gradito dai suoi commensali. I figli possono sostenere le energie dei genitori nel riportare ordine nell’assetto domestico, proponendosi di dedicare del tempo a qualche compito non proprio allettante che in casa necessita di essere svolto. Tutti insieme possono cooperare nel rendere meno ardua la ripresa, come quando in salita durante una camminata ci si sostiene reciprocamente condividendo la fatica. Sì, all’inizio di un nuovo anno lavorativo c’è proprio il bisogno che la famiglia si coalizzi. Bisogna confermarsi nelle proprie identità individuali e nei propri ruoli senza lesinare complimenti o parole di tenerezza, di cui è bene non avere pudore. Quando si scambiano gratuitamente queste reciproche cariche di energia è lì che si sperimenta davvero la bellezza di essere famiglia e si può crescere nell’amore. Una famiglia che si sostiene in questo modo diviene anche sorgente luminosa per gli altri e allarga il suo cerchio di positività verso tutti coloro che frequenta. In particolare saranno edificati da questo atteggiamento propositivo tutti quelli che vivono la stessa esperienza famigliare, ma ancora di più le persone povere o sole che si vanno incontrando e che probabilmente non hanno potuto beneficiare delle vacanze come noi. C’è bisogno di sentirsi dire che ha senso il come e il quanto stiamo svolgendo il nostro compito nel mondo e ogni occasione è buona per questo scambio soprattutto quando si tratta di riaccendere il motore della nostra quotidianità che è il tempo su cui poi tutti ci giochiamo l’esistenza. Allora non lesiniamo un “bravo” o un “ben fatto” quando ci appare sotto gli occhi, siamo sempre pronti ad una pacca sulla spalla o ad una carezza perché è con queste parole e questi gesti che si va costruendo il presente e il futuro del nostro camminare per il mondo.