Idee
“Il silenzio di fronte al male è male di per sé: Dio non ci riterrà innocenti. Non parlare è parlare. Non agire è agire”. È un pensiero di Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano, impiccato nel campo di sterminio nazista di Flossenbürg il 9 aprile 1945. Sono trascorsi ottanta anni e nelle parole che risuonano in questa notte del mondo si possono cogliere alcuni tratti della testimonianza di un uomo che ha lottato fino all’ultimo contro l’odio rinunciando anche a vie di fuga pur di condividere la tragedia con il suo popolo.
Ha percorso la strada della fede, pensata e vissuta, che indicava la direzione per uscire dal deserto.
Il pensiero ritorna di fronte alla strage di innocenti in Palestina, in Ucraina e in altre 54 Paesi.
La guerra ha bisogno dell’odio attorno al quale si è accesa una strumentalizzazione che viene giocata in buona parte sulla menzogna e che è diventata spettacolo anche là dove non dovrebbe mancare il senso di responsabilità politica ed educativa.
Risanare le crepe che attraversando i muri minando la casa comune è l’impresa da intraprendere insieme con onestà intellettuale pensando alle nuove generazioni che hanno il diritto di vivere in un mondo di relazioni pacificatrici.
L’odio che deriva dal modo ostile di rapportarsi all’altro, di considerare l’altro, di valutare l’altro distrugge questa aspirazione, avvelena le sorgenti del pensiero sociale.
“Quando giudichiamo il prossimo – scriveva Bonhoeffer – ci mettiamo davanti a lui, a distanza di osservazione, di riflessione. L’amore non ci lascia questo posto né ce ne concede il tempo.”
La distanza dall’altro è il terreno dove si coltivano l’odio e il disprezzo, la prossimità all’altro è il terreno dove si coltivano l’ascolto e la stima reciproca.
Il teologo luterano aveva conosciuto questi terreni e aveva fatto una scelta che sarebbe diventata un atto di amore alla verità, a un popolo percosso, all’umanità tutta.
Altri come lui, credenti e non credenti, hanno scritto e scrivono pagine di speranza che non possono essere ignorate da chi volendo raccontare la realtà vede solo seminatori e operatori di odio e ignora i quotidiani seminatori e operatori di pace e di giustizia.
Sono loro a dire che alle parole dell’odio e della menzogna devono rispondere le parole della concordia e della verità. Sono loro i testimoni e i portatori di un linguaggio umano. Scriveva Bonhoeffer, mettendo in crisi reazioni istintive al male: “Chi più di colui che vive nell’odio ha bisogno di amore? Dove, più che in mezzo ai suoi nemici, l’amore è glorificato in tutto il suo splendore?”
È un pensiero straordinario, un pensiero per il futuro e per i piccoli. I bambini ascoltano, vedono, capiscono, giudicano e questa loro sensibilità fa scrivere a Bonhoeffer: “il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini”.
La misura è data dalla volontà di una società di non rimanere in silenzio di fronte all’odio e di contrappore al linguaggio della menzogna e dell’offesa il linguaggio della verità e del rispetto.