Quali colture possono trovare spazio nelle aree contaminate dal cuneo salino, come nelle aree depresse della gronda lagunare veneziana, dove la minaccia della salinizzazione si acuisce anno dopo anno? Alla questione sta provando a dare risposta il Consorzio di bonifica Adige Euganeo, pioniere di un’iniziativa inserita nel progetto Venus, finanziato dal programma “Prima” di Horizon 2020.
«La regione mediterranea è oggi al centro di pressioni ambientali come il riscaldamento globale, l’agricoltura intensiva e la desertificazione, che stanno erodendo la disponibilità di acqua dolce e la produttività dei terreni agricoli», spiegano al Consorzio. Di fronte a queste sfide, il progetto Venus ha come obiettivo dimostrare il potenziale ambientale ed economico di specie vegetali oggi “neglette e sottoutilizzate”. Sono piante resilienti che, richiedendo poca acqua e adattandosi a suoli aridi e salini, possono trasformare terreni marginali in aree produttive, migliorando la qualità del suolo e prevenendo conflitti per le risorse idriche. Un’applicazione pratica è stata fatta a Cavarzere e Chioggia, dove sono state piantate la Salicornia, l’Atriplex, la Beta Marittima, la Salsola oppositifolia e la Suaeda Maritima, dall’elevato potenziale per l’industria farmaceutica, talvolta abbinate a coltivazioni di pomodoro. «L’intento – spiega Lorenzo Frison, responsabile del progetto – è quello di offrire nuove possibilità di coltura ad aree che lottano con la salinizzazione dei suoli».