È stata approvata il 10 settembre scorso la nuova legge nazionale sulla montagna, ovvero le “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane”. Un provvedimento attesto e che riporta la montagna al centro dell’agenda del Paese con interventi su sanità, scuola, connettività, mobilità e attività agro-silvo-pastorali.
L’articolo 1 della nuova legge dichiara che «la crescita economica e sociale delle zone montane costituisce un obiettivo di interesse nazionale in ragione della loro importanza strategica ai fini della tutela e della valorizzazione dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, della tutela del suolo e delle relative funzioni ecosistemiche, delle risorse naturali, del paesaggio, del territorio e delle risorse idriche e forestali, della salute, delle attività sportive, del turismo e delle loro peculiarità storiche, artistiche, culturali e linguistiche, dell’identità e della coesione delle comunità locali, anche ai fini del contrasto della crisi climatica e demografica».
A esprimere soddisfazione è per prima Coldiretti: «È un segnale atteso dai nostri allevatori e agricoltori– ha dichiarato il suo presidente, Ettore Prandini – perché la legge riconosce finalmente il valore strategico delle attività che mantengono vivi pascoli, boschi e borghi, presidiano il territorio e prevengono il dissesto. Ora servono decreti attuativi rapidi e calibrati sulle specificità delle terre alte».
Il via libera al provvedimento risponde anche al bisogno di più innovazione e infrastrutture, valorizzando il ruolo degli imprenditori agricoli nel presidio del patrimonio idrico e boschivo, nella prevenzione di incendi e dissesti e nel sostegno al turismo sostenibile, grazie anche agli oltre 7.500 agriturismi attivi in aree montane. Uno dei limiti evidenziati è però la mancanza di dotazione economica sufficiente: a disposizione delle politiche per la montagna – sanità, scuola, agricoltura, mobilità, servizi digitali e turismo, oltre a misure contro lo spopolamento e incentivi per il personale – sono destinati 200 milioni di euro annui nel triennio 2025-2027, del Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane (Fosmit).
L’approvazione della legge, rileva Coldiretti, rappresenta anche un’opportunità per ridurre la dipendenza energetica dall’estero con la gestione sostenibile dei boschi e la produzione di energia rinnovabile da legno e biomasse. «I boschi – ha sottolineato Prandini – possono diventare motore di un’economia locale fondata su transizione ecologica ed economia circolare con il teleriscaldamento a biomassa che garantisce autonomia energetica nelle aree non servite dal gas».
«La legge sulla montagna – ha commentato anche Carlo Salvan, presidente di Coldiretti Veneto – rappresenta un passo fondamentale per valorizzare le aree interne e garantire un presidio attivo del territorio. In Veneto il 30 per cento della superficie è montana, sono migliaia le aziende agricole che operano in condizioni difficili ma strategiche per la sicurezza ambientale, la biodiversità e l’economia locale. Le aree montane rappresentano una risorsa fondamentale da tutelare e valorizzare. Parliamo di un terzo del territorio regionale, con più di 160 Comuni montani, dove l’agricoltura svolge un ruolo decisivo contro l’abbandono e lo spopolamento. Questa legge riconosce finalmente l’impegno quotidiano di chi, tra malghe, pascoli e pendii, presidia l’ambiente, mantiene viva la cultura rurale e contribuisce a garantire prodotti tipici di altissima qualità, dal formaggio di malga a carni di alta qualità».
Sarà decisivo che i provvedimenti attuativi – rileva Coldiretti – sostengano realmente l’agricoltura e l’allevamento montani, tutelando prati e pascoli, sostenendo le filiere e favorendo il ricambio generazionale.