“Sulle orme di don Giovanni Nervo” è lo slogan e lo spirito che ha guidato i partecipanti delle comunità parrocchiali della Valbrenta al pellegrinaggio di sabato 20 settembre a Codogno e Vittadone, frazione di Casalpusterlengo (in provincia di Lodi), accompagnate dal parroco don Dario Marchioretto.
La proposta – curata da un gruppo di simpatizzanti di don Giovanni Nervo: Roberta Campana e Diego Andolfatto di Solagna insieme a Luigi Giroli, Paolo Cavallanti, Giuliano Cominetti del Cai di Codogno – aveva l’obiettivo di conoscere in modo approfondito i luoghi che hanno caratterizzato la vicenda umana di don Giovanni Nervo, di cui è stata aperta la causa di beatificazione (con l’editto pubblicato a pagina 12 di questo numero della Difesa, ndr). A fare da capofila all’iniziativa, la parrocchia di Solagna da cui la famiglia di don Nervo era originaria e che, nel 1917 dopo la rotta di Caporetto, con altre 400 famiglie, fu costretta al profugato, come tutti i paesi della Valbrenta.
I sindaci di Codogno e Solagna hanno colto l’occasione del pellegrinaggio parrocchiale per incontrarsi e rinsaldare l’antica amicizia, rinnovando i legami del gemellaggio che lega le due comunità. I solagnesi, come ha ricordato mons. Iginio Passerini, parroco di San Biagio di Codogno, furono ospitati nei cascinali della Lombardia meridionale, a loro fu assegnata una chiesa, quella della Santissima Trinità e lì, ricostituirono la “parrocchia personale di Solagna in Codogno”: era una comunità che non avendo una realtà territoriale di residenza si riconosceva attorno alla persona del parroco.
«È stato emozionante – raccontano i partecipanti – ritrovarsi a celebrare nella stessa chiesa in cui i nostri avi si riunivano a pregare durante il profugato». E, come ha ricordato don Marchioretto «si affidavano alla Madonna dell’Aiuto, immagine venerata a Solagna che la comunità portò con sé in quelle tristi vicende».
Il pellegrinaggio dei solagnesi ha fatto tappa anche alla casa generalizia e al museo di santa Francesca Saverio Cabrini, donna instancabile al servizio degli emigrati italiani «la cui testimonianza ricorda a tutti come la carità operosa sia la strada maestra alla santità».
Altra tappa fondamentale del viaggio è stata Vittadone, una frazione di Casalpusterlengo dove –come ben ricorda un cartello commemorativo – il 13 dicembre 1918 nasceva don Giovanni Nervo. «Il registro
che ci ha mostrato il parroco, don Pierluigi Leva, ne annota il battesimo. Recentemente, inoltre, nella località sono state scoperte altre due targhe in onore di don Nervo, su iniziativa della compagnia “Casale nostra”».
In quello che in passato era terreno agricolo coltivato in modo intensivo non è mancata la spiegazione dell’architetto Giacomo Bassi, che ha condotto il gruppo alla scoperta dei cascinali e di interessanti aspetti storici e sociali della bassa lodigiana.
La giornata ha permesso di riscoprire la figura straordinaria di don Giovanni Nervo: «La cui esistenza, fin dagli inizi, è stata caratterizzata da umili origini, quelle dei poveri, dei profughi e degli afflitti che lui stesso ha cercato di servire e amare con le opere della Caritas italiana a cui ebbe il compito di dare avvio nel 1971 e che ancora oggi si occupa degli ultimi, secondo la pedagogia della carità».