Non basta lavorare, a volte neppure avere i soldi: trovare casa è comunque difficilissimo. E quanto bisogna guadagnare per riuscire a pagare anche 500 euro una stanza singola in un appartamento in condivisione? Escluse le spese, naturalmente. Un problema che percorre tutti Paesi sviluppati ed è una delle fonti del malcontento in crescita nelle nostre società, ma che a Padova assume caratteristiche e ragioni peculiari, secondo quanto emerge nei dati presentati dal Comune nella giornata di giovedì 25 settembre.
Qualche cifra innanzitutto: nella Città del Santo la popolazione residente è stabile: negli ultimi 10 anni è anzi aumentata di 750 abitanti, fino agli attuali 211.151 (più 0,36 per cento). Nello stesso periodo è leggermente aumentato anche il numero delle abitazioni, passato da 119.582 a 122.044 (più 2 per cento). Come mai allora la casa non si trova? Tra le ragioni c’è innanzitutto il fatto che ormai la metà dei nuclei familiari è costituita da una sola persona; c’è poi l’aumento degli studenti, soprattutto fuori sede e stranieri (ormai vicini rispettivamente alle 15 mila e alle quattromila unità) e infine la crescita del turismo, che segna un più 22 per cento in 10 anni. Situazioni, queste ultime, che portano ricchezza alla città sia dal punto di vista economico che socio-culturale, ma che allo stesso tempo mettono sotto pressione un sistema fragile, dove la grande maggioranza degli immobili sono di proprietà dei privati e spesso possono restare chiusi per anni quando, per esempio, entra in gioco una successione ereditaria.
La questione casa insomma oggi non è un problema di nicchia ma una sfida collettiva che tocca studenti, famiglie, lavoratori e proprietari. E a renderla ancora più urgente è anche l’esplosione degli affitti brevi e temporanei, che stanno progressivamente erodendo lo spazio dell’abitare stabile, in un contesto di salari fermi e canoni in crescita. «Negli ultimi trent’anni gli stipendi sono rimasti pressoché fermi, mentre sono aumentati sia i mutui che gli affitti – spiega l’assessora del Comune di Padova alle politiche abitative Francesca Benciolini – ed è chiaro che questo squilibrio, in un mercato che tende a dettare le proprie regole, produce tensioni sempre più forti. Non possiamo risolvere il problema da soli, perché è nazionale ed europeo, ma dobbiamo fare la nostra parte».
Per questo già lo scorso anno il Comune ha avviato i cosiddetti Tavoli dell’abitare, mettendo assieme 35 attori tra cui sindacati, Ascom, Università ed Esu, Fondazione Cariparo, istituti bancari, Confindustria e Camera di commercio, fino alla Diocesi. Semplice e al tempo stesso ambizioso l’obiettivo: capire insieme le priorità e cercare soluzioni comuni. «Il risultato è un documento che ha individuato tre obiettivi principali – continua l’assessora – la nascita di un’agenzia sociale per l’abitare, la creazione di fondi di garanzia per i proprietari e la messa a disposizione di stock abitativi. Da lì abbiamo tracciato sei linee di approfondimento che stiamo sviluppando».
Nell’ultimo obiettivo rientrano, per esempio, le iniziative per il recupero del patrimonio edilizio, con particolare attenzione ai più fragili. È il caso dell’ex edificio Anfass in via Altichiero 1, che sarà ristrutturato entro la fine del 2026 e diventerà uno dei tre poli cittadini destinati all’emergenza abitativa per anziani, bambini e persone con disabilità. Complessivamente i tre edifici potranno ospitare circa 53 persone, di cui 32 a via Altichiero, con dieci nuovi alloggi. «Con questo intervento, finanziato con fondi europei Por Fesr per oltre un milione di euro, non solo recuperiamo una struttura datata, ma offriamo percorsi di cohousing per le famiglie fragili verso una stabilità abitativa», spiega l’assessora alle politiche abitative. Il giardino sarà aperto al quartiere, favorendo inclusione sociale, e i costi saranno comunque inferiori rispetto all’ospitalità in albergo.
Il progetto di punta è però l’agenzia sociale per l’abitare, già attiva da tempo in altre Regioni italiane: «Si tratta di uno strumento fondamentale: un luogo pubblico che diventa punto di riferimento per chi cerca e offre casa – prosegue Benciolini – L’agenzia può ricostruire fiducia tra proprietari e inquilini, soprattutto attraverso i contratti a canone concordato, e creare una cornice in cui anche chi ha un reddito regolare ma non altissimo, la cosiddetta “fascia grigia” riesca a trovare soluzioni abitative sostenibili».
Il meccanismo è semplice: i proprietari che metteranno a disposizione gli appartamenti avranno la garanzia di non essere lasciati soli, grazie anche a un fondo di solidarietà, in caso di morosità o difficoltà con gli inquilini. Questi d’altra parte avranno accesso a case con affitti calmierati e a un sistema di accompagnamento. «Il problema non riguarda solo le fasce fragili – puntualizza l’assessora – ma anche infermieri, insegnanti, operatori socio-sanitari che arrivano a Padova per lavorare e non trovano dove abitare. È paradossale: abbiamo bisogno di loro, ma la città rischia di respingerli».
Resta la questione degli affitti brevi: pur non essendo ancora Venezia né Firenze, dove i turisti hanno ormai superato di gran lunga i residenti, anche Padova come molte città di media grandezza rischia di avvitarsi in una spirale pericolosa di rincari. «Padova è una città universitaria e turistica: sono due vocazioni positive ma dobbiamo governarle», spiega ancora Benciolini. Per questo il Comune sta mappando quartieri, durata delle locazioni e rapporto con le strutture alberghiere, anche se servono strumenti normativi che diano più poteri alle amministrazioni locali. «Non si tratta di bloccare tutto ma di stabilire regole chiare: quanti appartamenti, in quali zone e per quanto tempo – conclude Francesca Benciolini – È giusto che il proprietario possa affittare la seconda casa per periodi brevi, ma non è accettabile che le nostre città diventino parchi giochi per turisti di tutto il mondo. Quello alla casa è e deve rimanere un diritto fondamentale».
A Padova, con il nuovo anno accademico, riparte l’assegnazione degli alloggi Esu: 1.500 i posti disponibili, ma quasi mille studenti restano esclusi per mancanza di residenze. Udu Padova, attraverso un comunicato e le voci di Matteo Greggio Miola, rappresentante eletto nel cda dell’Esu e Marco Nimis, coordinatore di Udu Padova, denuncia responsabilità di Regione e Governo, accusati di aver tagliato i fondi e favorito il privato a scapito del pubblico. Per molti studenti i costi del mercato privato (500-600 euro al mese) rendono impossibile un affitto, minando diritto allo studio e pari opportunità. Le graduatorie pubblicate non bastano, secondo i portavoce degli studenti: gli scorrimenti derivano solo da rinunce, senza incidere sul problema strutturale. Rispetto allo scorso anno, gli esclusi calano leggermente (da 1.041 a 983), ma l’aumento costante delle iscrizioni rende insufficiente ogni intervento parziale.