Nato alla fine degli anni ‘60 per volontà della Diocesi di Padova, il Centro universitario padovano (Cup) è una vivace realtà di promozione culturale e spirituale, strategicamente posizionata nel cuore della città. La sua missione originaria era chiara: offrire agli studenti non solo spazi per ritrovarsi e studiare, ma anche opportunità concrete per condividere esperienze e dare forma ai propri progetti.
Nel corso degli anni, il Cup si è trasformato in un autentico ponte tra il mondo universitario, la cultura e la Chiesa, proponendo iniziative che risuonano in tutta la città. È un laboratorio costante di confronto e dialogo sui temi più urgenti dell’attualità. Più che una semplice struttura, il Centro è una comunità nel senso più ampio e dinamico del termine; una rete di relazioni che si intrecciano per motivi diversi: chi cerca servizi, chi occasioni culturali, chi momenti di spiritualità. È un luogo di grande libertà, dove si può “venire e andare senza vincoli”, favorendo un clima di fiducia, conoscenza e confidenza. In un’epoca dominata dalle communities virtuali, il Cup offre il valore irrinunciabile di abitare una comunità reale, dove l’essere riconosciuti apre la porta a percorsi esistenziali veri e profondi. Proprio in virtù di questa accoglienza e apertura, il Centro incarna la sua identità cristiana come spazio di primo e secondo annuncio del Vangelo. È un luogo dove il messaggio cristiano può risuonare come “buono” e rilevante, specialmente per i giovani che si sono allontanati dal cammino di fede e dalla Chiesa.
Tra le molteplici proposte culturali e spirituali del Cup spiccano i rinomati “martedì culturali”, ribattezzati con acume dai giovani stessi: Tuesdays for future. Questi incontri mensili non sono solo dibattiti, ma percorsi formativi guidati da una parola chiave che funge da filo conduttore annuale. Quest’anno la parola scelta è “Senza”. È una parola che sottende una domanda intrigante e provocatoria per il nostro tempo: «Di che cosa oggi non possiamo stare senza?».
La risposta va ben oltre i bisogni primari (aria, acqua, cibo) o le comodità tecnologiche (internet, telefono, laptop, ecc). Mentre è innegabile che molti dei nostri presunti bisogni irrinunciabili sono spesso indotti da strategie di mercato e logiche di puro guadagno. Certo è che la risposta che ognuno può dare varia in base al contesto in cui si opera, e al tempo in cui si vive. Il Centro universitario invita a scavare più a fondo per trovare ciò di cui non possiamo veramente stare senza per non perdere il nostro benessere psicofisico e spirituale, distruggerlo e portarci a una distruzione senza ritorno.
In questo tempo di grande fragilità, inquietudine e disorientamento, è cruciale chiederci dunque: quali sono i bisogni più intimi senza i quali rischiamo di perdere la nostra umanità, essenza e dignità di persone? E, soprattutto, di chi e di che cosa dobbiamo prenderci cura per garantire un futuro sereno alle nuove generazioni? Per affrontare questa sfida, il percorso coinvolgerà personalità di spicco provenienti dai più svariati ambiti, dall’economia alla letteratura, dalla filosofia alla scienza e ai rapporti politici. Intellettuali che, con la testa e il cuore, sanno indagare la vita umana per indicarci gli elementi irrinunciabili per non “naufragare” in un mondo complesso e pieno di insidie.
Il ciclo prende il via il 14 ottobre con il primo Tuesday for future che ospiterà lo sguardo lucido dell’economista prof. Gianfranco Tusset, docente dell’Università di Padova. La domanda centrale sarà: “Di cosa non possiamo stare senza in un’economia che sembra rivolta solo ai forti e potenti? Quali sono gli elementi essenziali per un benessere esteso a tutti e non confinato nelle mani di pochi?”