C’è una musica che dal conservatorio Cesare Pollini di Padova si espande per le vie della città e non solo, arrivando fino alla suggestiva Venezia. A trasportare queste note è dal 2016 l’associazione U-Mus/Umanità in musica, nata dal desiderio di alcuni docenti ed ex studenti del dipartimento di Didattica della musica e dello strumento-metodologie e tecniche musicali per le disabilità del conservatorio patavino. Trovato in quest’ultimo un partner fondamentale, l’associazione ha promosso varie iniziative che, come una melodia, sono il risultato di una precisa partitura composta dalle tre linee d’interesse attraverso cui il direttore scientifico Francesco Facchin ripercorre i nove anni dell’associazione.
«Innanzitutto, valorizziamo le potenzialità e le eccellenze artistiche presenti all’interno del conservatorio. Con gli studenti impegnati nei nostri concerti o in altre iniziative cerchiamo di avere un rapporto professionale attraverso piccoli contratti in ritenuta d’acconto o partita iva così da far capire loro l’importanza del riconoscimento del valore delle figure professionali, a differenza di quanto spesso accade specialmente con i più giovani nel nostro settore».
Oltre a ciò, U-Mus si impegna anche in corsi di aggiornamento per insegnanti e convegni di approfondimento sul rapporto tra musica e medicina. «Negli anni abbiamo ospitato esperti provenienti da tutto il mondo nel tentativo di creare una cultura della prevenzione e non solo della cura – continua Facchin – Proprio per la mancanza di un quadro che indichi cosa fare per evitarle, spesso insegnanti e musicisti hanno delle malattie professionali non riconosciute, come le patologie vocali che interessano principalmente i docenti delle scuole primarie. Ci impegniamo, inoltre, a diffondere la conoscenza della musicoterapia, finalmente considerata una scienza e i cui corsi specialistici tenuti all’interno dei conservatori sono stati riconosciuti di recente dal Ministero dell’università. Padova già nel 2005 è stata una delle prime città italiane ad aprire in conservatorio il corso di didattica con un indirizzo di pedagogia speciale per le disabilità, a cui ora si è aggiunta la musicoterapia attraverso una convenzione con i dipartimenti universitari patavini di neuroscienze per le materie mediche e di psicologia generale per le discipline di ordine psicologico».
Non solo professionisti e specialisti, ma anche l’intera cittadinanza rappresenta un target a cui U-Mus si rivolge attraverso la declinazione della musica in base alle diverse fasce generazionali. Ecco, quindi, la terza linea della partitura. «Da più di dieci anni, ancora prima della fondazione, abbiamo un rapporto con il teatro veneziano La Fenice per un progetto educational, in cui produciamo trascrizioni e revisioni di opere sotto forma di laboratori con i bambini – ricorda il direttore scientifico – Destiniamo poi ai piccoli fino agli 11 anni anche dei corsi di introduzione alla musica, svolti sia in conservatorio a Padova sia talvolta nel territorio».
In queste settimane l’associazione ha iniziato il primo dei due laboratori per la terza età attivati su richiesta del Comune: fino a gennaio si svolgerà la prima attività dedicata all’ascolto musicale (con focus, ad esempio, sugli elementi che compongono un brano e sugli strumenti, oltre alle sonorità del mondo), mentre a febbraio partirà il corso sulla vocalità.
Vari linguaggi, dunque, vengono costantemente utilizzati proprio per far riscoprire a una fetta sempre più ampia di popolazione quel legame con la musica, vista non solo come piacere ma anche come scienza. «Per i piccoli, come dicono i neuroscienziati, sotto la forma del gioco si sviluppano, ad esempio, le abilità di coordinazione motoria, intesa anche come connessione con gli altri, e altri aspetti poco noti – ricorda Facchin – Ad esempio, la metafora della dolcezza della voce come miele parte da una percezione molto precisa, ma alla quale solitamente non si bada: quando si parla ad alta voce per diverse ore si sente in bocca un gusto amaro. È fondamentale cominciare fin da piccoli a vedere in maniera costruttiva il proprio corpo, ma ciò vale anche per gli anziani».
Osservata sotto questa lente, la musica diventa una disciplina molto concreta capace di scardinare alcune idee ancora presenti nell’immaginario collettivo: «I nostri corsi rivolti alla terza età si tengono all’interno del conservatorio, così da far conoscere una realtà spesso ammantata da una sorta di magia che sembra porla lontano dalla gente – conclude Francesco Facchin – Invece è un mondo vicino alla realtà che richiede certamente un impegno e dedizione tali da contribuire ad allontanare i professionisti dalle tradizionali attività di gruppo, ma poi l’esecuzione finale è sempre fatta in pubblico». Perché la musica è un universo complesso e affascinante da scoprire e assaporare a piccoli passi, guidati da chi la conosce e pratica quotidianamente.
«La musica avvicina le persone a un progetto unitario, dove tutti vi lavorano e da cui nasce qualcosa di nuovo, non la somma dei singoli. È un aspetto fondamentale per tutta la società, anche se quest’ultima non sempre coglie il valore cognitivo della musica dal momento che la associa solo a Sanremo – riflette il direttore scientifico, precisando comunque come al festival lavorino professionisti che non devono essere dimenticati – C’è certamente anche il festival, ma bisogna riconoscere alla musica anche la capacità di far crescere delle abilità altrimenti destinate a non svilupparsi completamente. Presente fin da quando è nato l’uomo, le sue funzioni non si esauriscono solo nel collettivo e nel sociale ma arrivano anche a quella sfera cognitiva, spesso non discussa, ma importante da scoprire come ha fatto l’archeologo britannico Steven Mithen nel suo libro Il Canto degli antenati».
Non solo un punto di origine, ma una vera e propria bussola per le proprie iniziative, è la culla dove è nata nove anni fa U-Mus: «Proprio per il legame con il dipartimento, abbiamo sempre un’attenzione particolare all’integrazione e alla disabilità – precisa Francesco Facchin – Tutte le nostre attività nascono sempre nell’ottica dell’inclusione e sono aperte a tutti».