Nelle celebrazioni ad Assisi, la figura di Francesco d’Assisi è tornata al centro dell’attenzione nazionale. Ma il rischio è che la sua eredità evangelica venga piegata ancora una volta a retoriche di parte, proprio mentre il mondo brucia e risuona l’appello del custode del Sacro convento: «La pace nasce solo dal disarmo del cuore»
La domanda sorge spontanea seguendo le celebrazioni da Assisi per san Francesco, il sabato 4 ottobre scorso: ma è davvero tutto questo francescano? è stata suggestiva la benedizione al mondo con la reliquia di Francesco, il discorso del custode del Sacro convento, la messa solenne. Poi però prende la parola come da tradizione, la politica del momento. Normalmente c’è la presenza del presidente del Consiglio di turno. In questo caso la presidente Giorgia Meloni che si è presentata al balcone, con il solito “candore” tipico della politica. E qui vabbè, Francesco accetta tutti, dopo essere stato strattonato in vita e ancora gli stanno tirando il saio ottocento anni dopo, accetterà anche questo!
Però, trovarsi a un passo dalla “terza guerra mondiale a pezzi” evocata dall’altro Francesco nostro contemporaneo, con migliaia di vittime civili di cui si è perso il conto. Un genocidio acclarato e presidenti che parlano di “Riviera gazawi”. Le esagerate accuse verso quella “flottilla” di pace che ha avuto il merito di mobilitare l’Idf (Israel defense forces) scuotendo l’opinione pubblica mondiale. Tutto questo mi è parso come una insostenibile distopia francescana.
Ma dalla loggia di piazza San Francesco, tra le contestazioni di molti, la Meloni ha annunciato: «San Francesco è una delle figure fondative dell’identità italiana, forse la principale». Tentativo maldestro, goffo e fraudolento di voler tirare Francesco per il saio, dopo che una innumerevole folla le chiedeva di fermare il genocidio, e dopo aver sentito le parole di fra Marco Moroni, custode del Sacro convento, che ammoniva: «La pace non si costruisce quando si continuano a fabbricare e commerciare armi. Francesco ci ricorda che nasce dal disarmare il cuore e deporre le armi, scegliendo vie di dialogo e riconciliazione». Probabile che frate Francesco si sia rigirato una volta ancora nella sua tomba.