Esprimo gratitudine a Papa Leone XIV per il dono dell’Esortazione Apostolica “Dilexi te” sull’amore verso i poveri. In un tempo dove nuove fragilità si aggiungono a quelle profondamente radicate in una società sempre più disuguale e ingiusta, questo documento mette al centro gli ultimi, gli scartati, coloro che non hanno voce e volto, i dimenticati, gli emarginati, invitando la Chiesa e i cristiani a una scelta di campo, oltre che a un cambio deciso di prospettiva.
Papa Leone, che si pone in piena continuità con il magistero di Francesco, facendo proprio e proponendo il progetto del testo, ricorda che “la questione dei poveri riconduce all’essenziale della nostra fede” (n. 110) e che, pertanto, non può essere ridotta solo a “problema sociale” (n. 104). I poveri sono “dei nostri” (n. 104) in cui riconoscere il volto di Cristo. Senza paura, senza paternalismi, senza distacco, ma con autenticità e verità.
Questo testo ci accompagna a riscoprire l’insegnamento di alcuni Padri della Chiesa. Ci indica l’esempio luminoso di Santi e testimoni che, nella storia, hanno incarnato la povertà evangelica. Ci consegna l’eredità preziosa di un cammino che dal Concilio Vaticano II conduce alla Chiesa di oggi passando per l’esperienza ecclesiale latino-americana e i movimenti popolari. Papa Leone incoraggia a essere “chiesa madre dei poveri” (cf. n. 84), rinnovando l’appello del Cardinale Lercaro, al cui pensiero la Chiesa italiana continua a essere debitrice.
È tempo di passare dalle analisi alle azioni, dall’indifferenza alla cura, dalla speculazione teorica alla concretezza dell’impegno: solo così potremo rimuovere le cause sociali e strutturali della povertà, diffondere attraverso i valori radicati nel Vangelo la custodia dell’umanità, ascoltare il grido di interi popoli, denunciare ciò che non va.
È tempo di esporsi: se il rischio è quello “di sembrare degli ‘stupidi’” (n. 97) vogliamo correrlo; se il sogno è quello di “una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare” (n. 120) vogliamo realizzarlo. Perché, come ricorda Papa Leone, questa “è la Chiesa di cui oggi il mondo ha bisogno” (n. 120).