Fatti
Sementi controllate ma, soprattutto, per tutti. L’indicazione è di quelle solo in apparenza semplici. In realtà, la disponibilità di semi di qualità sta diventando sempre di più un elemento strategico nella lotta alla fame e, più in generale, per la creazione di buone relazioni internazionali. Della questione, se ne è parlato in questi giorni nel corso della prima Esposizione universale “Dal Seme al Cibo”, organizzata dalla FAO dal 10 al 13 ottobre a Roma, nell’ambito delle celebrazioni per l’80º anniversario della sua fondazione.
Il punto cruciale è uno solo: le buone relazioni internazionali e la pace passano anche dalla sicurezza alimentare che, a sua volta, non può prescindere dalla disponibilità di sementi di qualità e dall’innovazione in campo vegetale. Sono questi, secondo i tecnici, i due strumenti essenziali per affrontare la crescente domanda di cibo di una popolazione mondiale destinata a raggiungere i 10 miliardi di persone entro il 2050. Il messaggio è stato rilanciato con forza un po’ da tutti i partecipanti all’iniziativa Fao ma, in particolare, da Assosementi e International Seed Federation (ISF) che hanno evidenziato come “esista uno stretto legame tra sementi e sicurezza alimentare”. E’ il seme, infatti, ad essere il primo anello di tutte le filiere alimentari ed elemento imprescindibile per garantire la disponibilità di cibo sufficiente, sano e nutriente. Da un seme di qualità nasce un’agricoltura di qualità, capace di garantire tracciabilità, migliori rese e più elevati valori nutrizionali, con benefici per tutta la società. Sementi che devo essere controllate e di alta qualità ma, come si è detto sopra, poste a disposizione tutti gli agricoltori. Una condizione che si basa anche sulla storia delle relazioni tra produzione agricola e ricerca scientifica. Se rispetto al 1945, anno di nascita della Fao, il settore agroalimentare è infatti cambiato profondamente, questo lo si deve in buona parte ai progressi nei sistemi sementieri, che hanno consentito di aumentare la produttività senza estendere la superficie coltivata. Stando ad una nota diffusa da Assosementi, secondo uno studio realizzato da HFFA Research, negli ultimi vent’anni l’innovazione vegetale ha permesso in Europa di incrementare i raccolti dell’1,16% all’anno. Senza l’apporto del miglioramento varietale, la produzione delle principali colture oggi sarebbe in media inferiore di oltre il 20%, con gravi ripercussioni sulla sicurezza alimentare globale.
Il tema delle sementi, tuttavia, non deve essere limitato all’Europa o comunque alle agricolture delle aree più progredite dal punto di vista economico. Anzi, il vero tema oggi è riuscire ad arrivare a fornire sementi controllate a tutti gli agricoltori del Pianeta. Nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità, oltre che delle coltivazioni locali. Sementi, quindi, che devono poter essere utilizzabili sia dai ricchi agricoltori che dai poveri contadini delle aree più svantaggiate. Sementi che siano strumento di competitività per tutti e non per pochi. E che forniscano la base omogenea e alla portata di tutti, per una produzione in rado di rispettare l’ambiente e le necessità alimentari.
Non si tratta di un traguardo tecnicamente difficile da raggiungere, ma di una meta politicamente complessa da conquistare. Mettere a disposizione di tutti gli stessi strumenti di produzione alimentare, significa azzerare privilegi, cambiare assetti di mercato vantaggiosi per alcuni e devastanti per altri, spostare il focus della filiera agroalimentare dalla linea del maggior guadagno per pochi a quella del sostentamento per tutti. E’ in ogni caso un traguardo per il quale è necessario lavorare con convinzione e tutti.