Pure le campane sono beni culturali: attenzione ai restauri
Soprintendenza. Una conferenza ha messo in evidenza l’importanza e la complessità degli interventi di restauro delle campane storiche. Si tratta di vere testimonianze della storia di una comunità, oggi protette dalla legge. I restauri richiedono però di considerare che devono tornare a suonare sulle torri e non finire nei musei
Restaurare campane è davvero cosa da restauratori? La domanda l’ha posta una conferenza organizzata dalla Soprintendenza di Venezia, Belluno, Padova e Treviso lo scorso 10 ottobre nella sua sede di palazzo Folco, a Padova. La questione non è “di lana caprina” ed è attuale, perché finalmente le campane sono considerate un patrimonio culturale e in quanto tale sono tutelate ai sensi della legge 42 del 2004 (il Codice dei beni culturali e del paesaggio). Se un tempo la soluzione, in caso di gravi problemi a una campana, poteva essere anche quella di rifonderla, ora questa non è più un’alternativa possibile: si parla di restauro. Solo che la campana non è un quadro o una statua, è tante cose assieme: è, ad esempio, uno strumento musicale, un intervento su di essa può significare alterarne il suono. Il quale, come ha chiarito Debora Tosato, a sua volta è stato, di recente, dichiarato patrimonio culturale immateriale. A meno che una campana non debba essere mandata in un museo, e quindi verrà restaurata così com’è, di norma un intervento su di essa non riguarda solo la superficie: per un ripristino tecnico e acustico è richiesto l’intervento di un laboratorio specifico per le campane o di una fonderia, più che di un classico restauratore. E va chiamato in causa un “campanologo”. Una campana è poi inserita in un “castello”, a sua volta parte della “cella campanaria” che è parte di un campanile: servono competenze di specialisti, tecnici e architetti. Perché una campana si muove, ci sono meccanismi che richiedono competenze specifiche, ci sono problematiche di statica e molte altre che possono derivare anche da interventi realizzati nel passato. L’ing. Siro Andrich, esperto in materia, ha citato il caso dell’elettrificazione delle campane o l’eliminazione di castelli in legno a favore di quelli metallici, spesso causa di problematiche anche gravi cui oggi si è chiamati a porre rimedio. C’è poi anche la parte decorativa, che di norma non riveste un grande interesse artistico, ma lo è a livello storico: una campana può riportare nomi, date, dediche. Senza considerare che, di solito, ha anche un nome: e questo la dice lunga sull’importanza storica e affettiva per degli abitanti abituati al loro suono magari fin dall’infanzia. Un suono che accompagna momenti quotidiani o speciali. Come ha chiarito Sara Emanuele, restauratrice, oggi a occuparsi di campane è chiamata la Soprintendenza, per la quale però è un tema nuovo che richiede un nuovo approccio. E, alla fine, il restauratore diventa quasi un “mediatore” tra u tanti soggetti chiamati in causa.
Non solo uno strumento musicale
Le campane sono opere spesso storiche che accompagnano la vita di una comunità: un tempo venivano rifuse, ora sono considerate beni culturali e vanno restaurate. Ma richiedono molteplici competenze.