I disastri atmosferici legati al maltempo e alle rabbiose piogge, come successo di recente nell’area di Valencia in Spagna o in Emilia-Romagna, ci mettono dinanzi alla domanda non quanto toccherà a noi, ma con quale forza e intensità. Ecco perché il Goal 11 è ambizioso, ma estremamente attuale: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili. Tra i target troviamo certamente la necessità di ridurre in modo significativo il numero di morti e il numero di persone colpite da calamità, compresi i disastri provocati dall’acqua, ma anche istanze dall’eco meno impattante, ma non per questo secondarie come fornire l’accesso universale a spazi verdi pubblici sicuri, inclusivi e accessibili e migliorare la qualità dell’aria e la gestione dei rifiuti. L’accesso a sistemi di trasporto sicuri, sostenibili, e convenienti per tutti, migliorare la sicurezza stradale, in particolare ampliando i mezzi pubblici è un aspetto su cui si è focalizzato il report AsVeSS: i posti-km offerti dal trasporto pubblico locale (cioè il numero complessivo di posti offerti agli utenti nell’arco dell’anno) hanno seguito un andamento simile nella città di Padova e nella media regionale in tutto il periodo considerato con Padova che offre sempre almeno mille posti-km in meno rispetto alla media regionale del Veneto. Per Padova dal 2010-2015 i posti-km offerti hanno mostrato una leggera diminuzione, scendendo da circa 3.500 nel 2010 a circa 3.000 nel 2015. Tra il 2016-2019 c’è stato un leggero recupero con un aumento graduale, raggiungendo quasi i 3.500 posti-km nel 2019. Nel 2020 c’è stato un drastico calo, con i posti-km che sono scesi sotto i 3.000, un evidente impatto probabilmente legato alla pandemia. Nel 2021 il dato è tornato a crescere bruscamente, superando i 4.000 posti-km, suggerendo una forte ripresa post-pandemia. Dati che fanno ben sperare, soprattutto in vista degli investimenti che il Comune di Padova sta portando avanti come potenziamento delle linee del tram o la creazione di nuove piste ciclabili. Tutte misure per invogliare a parcheggiare la propria auto e investire in una mobilità alternativa, come mezzi pubblici o l’uso della bicicletta. In Italia però, il livello di utilizzo di queste “pratiche alternative” rimane basso da oltre vent’anni, con un trend in peggioramento. Nel 2023, per esempio, diciotto città italiane su 98 hanno superato sistematicamente i limiti giornalieri di Pm10, con Frosinone in testa (70 giorni di sforamento), seguita da Torino (66), Treviso (63), Mantova, Padova e Venezia (62). Entrando nel dettaglio, il numero di giorni durante l’anno in cui è stato superato il valore massimo di concentrazione consentita di Pm10 nel Comune di Padova ha oscillato dal 2010 al 2022 tra i 59 giorni (valore minimo, osservato nel 2014) a un massimo di 102 giorni (valore osservato nel 2011 e nel 2017). Globalmente, però, nei dodici anni considerati l’indicatore è calato del 22 per cento. Guardando simultaneamente al dato di Padova e a quello regionale si osserva come l’indicatore a Padova sia stato al di sotto di quello regionale dal 2010 fino al 2016 mentre dal 2017 in poi i due valori sono sempre stati coincidenti. Questo significa che negli ultimi anni, fino al 2022, il Comune di Padova è stato il capoluogo veneto con il maggior numero di superamenti di polveri fini.
Nonostante alcuni miglioramenti, il nostro Paese difficilmente riuscirà, entro il 2030, a ridurre il numero di feriti per incidenti stradali o ad aumentare la capacità del trasporto pubblico locale. A rischio anche la riduzione della popolazione esposta al rischio di alluvioni a meno del 9 per cento e il limite di tre giorni all’anno di superamento del Pm10.