Chiesa
Un approccio antropologico prima ancora che clinico, fondato sulla dignità della persona e sul rispetto del valore di ogni nuova vita che viene al mondo nel segno dell’unità e responsabilità familiare. Si potrebbe sintetizzare così l’identikit dell’Istituto scientifico internazionale Paolo VI di ricerca sulla fertilità e infertilità umana per una procreazione responsabile (Isi), sorto nel 2001 per iniziativa congiunta dell’Università Cattolica, dell’Istituto Toniolo di Studi superiori e della Fondazione Vaticana Paolo VI per la cultura cattolica in Italia. Una realtà fortemente voluta da Giovanni Paolo II e donata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore allo stesso Papa Santo. Le prestazioni vengono erogate dal lunedì al venerdì negli ambulatori del Gemelli (7° piano, Ala A, tel. 0630155297 – mail: isi@policlinicogemelli.it) in regime di convenzione con il Sistema sanitario nazionale. A ripercorrere insieme al Sir le origini e finalità dell’Isi è mons. Claudio Giuliodori, presidente della Fondazione Isi e presidente della Commissione episcopale per l’Educazione cattolica, la scuola e l’università. “A fronte della crescente medicalizzazione dei processi legati alla riproduzione umana, soprattutto per il ricorso a tecniche che sottraggono alla responsabilità diretta della coppia e al loro dono reciproco l’atto di generare una nuova vita umana – spiega mons. Giuliodori –,
si è ritenuto necessario e urgente offrire valide alternative scientifiche e cliniche, in linea con il magistero della Chiesa, per aiutare le coppie ad affrontare eventuali problemi di infertilità dovuti alle più svariate cause.
È stata creata quindi una équipe multidisciplinare, che continuamente viene arricchita e integrata in base allo sviluppo delle conoscenze scientifiche, al fine di rimuovere le cause dell’infertilità senza ricorrere a metodiche che dal punto di vista clinico ed etico sollevano molteplici problemi”.
Operante all’interno del Policlinico Gemelli,
l’Isi vanta una lunga esperienza nell’individuare soluzioni per il superamento dell’infertilità di coppia con circa il 30% di gravidanze raggiunte, proponendosi come alternativa alle pratiche di procreazione medicalmente assistita (PMA) e maternità surrogata grazie ad un percorso diagnostico-terapeutico per il trattamento della sterilità, volto ad individuare e rimuoverne le cause.
L’attività si snoda attraverso il Centro studi e ricerche per la regolazione naturale della fertilità (Isi-Crnf) e il Centro per la procreazione naturale e cura dell’infertilità presso il Policlinico Gemelli (Isi-Cpnci). Sullo sfondo, a tracciare la ‘rotta’, le parole contenute nel Magistero, come la dichiarazione Dignitas infinita: “Il riconoscimento della dignità della persona umana comporta anche quello della dignità dell’unione coniugale e della procreazione umana in tutte le loro dimensioni. In questa direzione, il legittimo desiderio di avere un figlio non può essere trasformato in un ‘diritto al figlio’ che non rispetta la dignità del figlio stesso come destinatario del dono gratuito della vita (49)”. L’Isi lavora quotidianamente tramite una vera e propria ‘squadra’ medica multispecialistica di ginecologi, andrologi, endrocrinologi e psicologi. È il direttore, il professor Tullio Ghi, ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università Cattolica, a delineare meglio la mission di questo poliedrico microcosmo medico, precisando che il Centro “diventato pienamente operativo ai primi di giugno, si è sviluppato secondo gli intendimenti prefissati, con un’attenzione sia alle difficoltà di concepimento, sia a quelle di abortività ripetuta, viaggiando su due binari paralleli, con ambulatori ginecologici, che hanno come principale area di interesse la fertilità femminile, e poi andrologici, che hanno come ambito di studio la fertilità maschile”. In più, stando agli ultimi, incoraggianti aggiornamenti,
“in questi primi mesi abbiamo ottenuto già diverse gravidanze che procedono spedite in coppie da tempo alla ricerca di un figlio: segno che il risultato non è solo la conseguenza delle cure mediche, ma anche il frutto della cura dell’anima. Come Isi vogliamo aumentare il più possibile le nostre performance offrendo un percorso di altissima qualità”.
Non va poi trascurata “la valenza scientifica, con figure accademiche che studiano per identificare quegli elementi che possono rappresentare un ostacolo alla fertilità, come l’esposizione a sostanze ambientali nocive, stili di vita o comportamenti inappropriati: non dimentichiamo che le nostre sono cure di carattere naturale che regolano i meccanismi della fisiologia. L’evoluzione della nostra disciplina medica – conclude Ghi – è stata straordinaria in termini di risorse tecnologiche, ma non è andata di pari passo con la rimodulazione delle relazioni umane con i pazienti. Basti pensare all’IA: si tende ad essere concentrati sul progresso della conoscenza scientifica e la PMA ne è un paradigma. Le persone hanno bisogno invece che insieme alle innovazioni scientifiche ci sia un accompagnamento legato all’empatia che è di fatto il core della nostra professione. Spesso, infatti, sono sufficienti l’ascolto, il conforto, il consiglio per avviare delle dinamiche che di per sé sono risolutive.
Le coppie chiedono sempre più questo: un percorso che guarda alle esigenze connaturate alla fisiologia”.
Sempre sul fronte clinico, infine, in Isi lavorano “figure di esperti con diverse competenze che svolgono attività di consulenza quando necessario, ad esempio sull’oncologia ginecologica, mettendo a disposizione delle donne strategie di cura per pianificare un programma volto a preservare la fertilità laddove le chemioterapie e le radioterapie rischiano di depauperare il patrimonio riproduttivo”. A tal proposito, nella mattinata di sabato 22 novembre è un programma il convegno “La fertilità e la gravidanza nella paziente oncologica: utopia o realtà?”, con tre sessioni dedicate al delicato tema.