Storie
Pochi e semplici ingredienti come territorialità, tradizione, stagionalità e sostenibilità: è questa la ricetta di Marendin, pasticceria “naturale e nostalgica” di Alessandra Bedendo in viale Felice Cavallotti a Padova. Un piccolo laboratorio nato nel 2020, in piena pandemia, dove ogni dolce è fatto a mano con prodotti di aziende agricole locali e racconta una storia.
«Il Marendin – spiega Alessandra, titolare e pasticcera – era la pausa che i nostri nonni facevano a metà mattina per riprendersi dalle fatiche del lavoro in campagna; sostanzioso e naturale, era una merenda dal sapore di territorio. Così la pasticceria Marendin vuole recuperare e celebrare gli insegnamenti della cultura contadina e dei miei nonni, in particolare di mia nonna Amabile, che in una casa di campagna, partendo dalle uova delle galline del suo pollaio, preparava merende genuine e sempre diverse in base alla stagione».
Tradizione, quindi, non come replica delle ricette di una volta, ma come modo di intendere la pasticceria: legata ai cicli della terra, con ingredienti “di casa”, naturali, senza trasformazioni industriali: «Tradizione nella sostanza dei dolci» sintetizza Alessandra, che aggiunge: «Siamo nel periodo delle patate americane, un prodotto locale della Bassa padovana spesso sconosciuto anche ai padovani stessi, che rimangono affascinati dalla nostra torta, riscoprendo il prodotto e il suo uso in passato».
L’ingrediente principale di Marendin rimane però Alessandra, 37 anni, originaria del Polesine. Dopo gli studi in un’accademia a Roma, lavora in un ristorante stellato e si perfeziona attraverso esperienze in alcuni laboratori di pasticceria. Per un certo periodo della sua vita incrocia Padova, che diventa la città dove sceglie di aprire Marendin.
«I luoghi di lavoro da me frequentati non mi avevano soddisfatto dal punto di vista “etico” – spiega – Ho scoperto infatti che nella maggior parte dei laboratori si usano preparati, conservanti e prodotti industriali, mentre la mia idea di pasticceria aveva come fondamento l’immagine della brazadea (una ciambella tipica del Polesine), impastata da mia nonna e cotta in una stufa a legna. Da qui la decisione di optare per un menù stagionale con prodotti delle aziende del territorio».
Una scelta di certo “non comoda” perché prevede, ad esempio, il reperimento della farina in un mulino sui Colli Euganei che macina a pietra come un tempo e la rinuncia allo stoccaggio di grandi quantità di prodotti: «Preferiamo sfornare torte e dolci con un periodo di conservazione inferiore, ma realizzati con pochi ingredienti naturali, basti pensare che i nostri biscotti non hanno nessun tipo di aroma, nemmeno naturale».
E proprio come una volta, da Marendin non ci sono banconi pieni di dolci: «Spesso – racconta Alessandra – pur di far trovare al cliente mille prodotti, il lunedì mattina purtroppo le pasticcerie riempiono i bidoni dell’umido. Noi lavoriamo principalmente su ordinazione, ma durante il fine settimana diamo la possibilità di acquistare anche fette di torta non prenotate. La regola è: si trova quello che è stato sfornato quel giorno e quando finisce, finisce; non si spreca nulla».
Tra gli ingredienti di Marendin anche il dialetto – particolarmente popolari i biscotti con proverbi o detti delle mamme venete («Vara che te dago!», «Magna e tasi», «Come te go fato te desfo»…) – e una gestione della pasticceria più “smart”, che passa attraverso i social (su Instagram Marendin conta oltre 12 mila follower) e gli ordini via Whatsapp: «Inizialmente introdurre un sistema diverso è stato difficile, ma oggi soprattutto i giovani sono contenti di riuscire ad avere un approccio più moderno al mondo della pasticceria. Quindi da un lato portiamo avanti la tradizione, dall’altro cerchiamo di essere il più moderni possibile, grazie anche a un team di cinque persone (me compresa) con un’età media di 30 anni».
Ma il lievito di Marendin rimane l’amore, unito al sapore dei ricordi: «Da sempre – racconta Alessandra – il dolce per me è legato alla famiglia, al rito della merenda… è un momento di felicità. Le persone sono affascinate dalla riscoperta di prodotti, tradizioni e cultura di Marendin perché credo che, soprattutto oggi, tutti abbiano bisogno di tornare alle cose semplici, naturali, autentiche. Nei giovani in particolare noto un desiderio di guardare avanti senza dimenticare, anzi volgendo lo sguardo al passato. Io me ne faccio interprete facendo dolci».
Marendin consegna anche dolci “in strada” (nei parchi, sugli argini, sui ponti) utilizzando una bici cargo progettata da un artigiano per la vendita itinerante. Ideata nei mesi più duri del 2020, richiama un passato in cui i commercianti usavano la bicicletta per consegnare i propri prodotti…anche se «più di qualcuno pensa che i biscotti cuociano direttamente nella cassa di legno sulla bici».
Le torte, ma anche le singole fette, si possono prenotare oppure si trovano alla “finestra” per la vendita da asporto senza prenotazione durante il weekend. Marendin è in viale Felice Cavallotti 73 a Padova. Per informazioni e per consultare il menù (che cambia ogni mese) si può visitare il sito internet www.marendin.it oppure i canali social Facebook @marendindolciinstrada e Instagram
marendin_padova. Per ordinare i dolci del menu stagionale oppure richiedere una torta per un’occasione speciale si può scrivere un messaggio Whatsapp al numero 345-0841103.

L’iconica finestra da cui vengono venduti i dolci di Marendin nasce durante la pandemia. Visto il successo, Alessandra e il suo team hanno deciso di trasformarla nella “finestra della casa della nonna” da cui ritirare la propria merenda…sembra così di prendere il dolce dalla nonna, ma «c’è ancora qualcuno che non la conosce e tenta goffamente di forzare la porta».