Mosaico
Un evento talmente importante da aver diviso gli studiosi, ma che non ha lasciato dubbi sulla sua realtà. Francesco d’Assisi e il sultano d’Egitto Malik al-Kamil si sono incontrati, su questo non ci sono dubbi. Sui modi di questo incontro, avvenuto nel 1219, indaga uno storico del Medioevo, Alfonso Marini, che ha insegnato alla Sapienza di Roma e ha molto indagato su questo evento che avrebbe potuto, e forse, nel cuore della gente lo ha fatto, cambiare la storia, la quale, come sappiamo ma spesso dimentichiamo, è fatta da creature senzienti e non guidate esclusivamente dall’ideologia.
Come nota giustamente l’autore in questo “Incontro sotto la tenda. Francesco d’Assisi, Malik al-Kamil, l’Islam” (Fuorilinea, 203 pagine, 16 euro) anche lo stesso assisiate è stato protagonista di una scelta radicale, quella di abbandonare la vecchia vita fatta di comodità e sperperi, che ha sconvolto la società del tempo, andando contro l’intera visione del mondo di allora.
Questo dimostra che i tempi possono influenzare il modo di intendere la realtà, e questo vale anche per gli storici, ma ci fa capire che esiste anche la libertà di andare contro le ideologie dominanti di un certo tempo, nel caso di Francesco quella di una classe mercantile che si andava affermando attraverso viaggi internazionali in un momento storico di grandi tensioni, tra le quali le spedizioni dei Crociati alla riconquista della Terrasanta.
Emerge in questo lungo lavoro la volontà di tenere insieme i due lembi della questione: da una parte la coscienza dell’appartenenza delle fonti a visioni del mondo dettate dai tempi, dall’altra la capacità di andare oltre, e, attraverso fonti anch’esse debitrici dei loro tempi, tentare di avvicinarsi più profondamente all’evento.
Un evento che ha come elemento fondante la “centralità della predicazione della pace nel primo francescanesimo”. Lo spirito di pace di Francesco non può e non deve essere messo in dubbio da correnti di pensiero storico legate al proprio tempo e alle conseguenti ideologie.
Accertata la veridicità storica della partenza dal porto di Ancona nel giugno del 2019, l’arrivo a Damietta, e quella della visita al sultano senza armi, con la sola difesa della Parola e della speranza nella pace di Dio e degli uomini, l’autore sottolinea quella che ormai è una certezza, vale a dire la dimensione di pace che regnò in quell’incontro.
Solo Tommaso da Celano racconta una storia di insulti e percosse da parte delle guardie del sultano, forse con il fine di accentuare la ricerca del martirio: una possibilità che sicuramente sarà passata nei pensieri di Francesco. E come sempre nel cuore degli uomini, quell’incontro, sembra suggerire questo libro, ha lasciato una traccia nell’animo del Poverello.
“Incontro sotto la tenda” certamente ci offre l’immagine viva di un evento che ha fatto la storia, anche se alcuni lo hanno relegato nel dimenticatoio, e che affronta il problema dirimente dell’assenso o meno di Francesco alla Crociata, il che apre un’altra questione, quella delle modalità in cui al tempo si intendeva quella che noi oggi chiamiamo crociata: se pellegrinaggio come ritorno alla casa del Padre, come liberazione dagli infedeli, o testimonianza di fraternità oltre le divisioni politiche.
Una certa autonomia di Francesco dalle gerarchie pontificie è qui indicata come elemento importante, per comprendere come la spasmodica tensione verso quello storico incontro non fosse dettato solamente da desiderio di martirio o di esclusiva conversione (che era presente nei progetti del Santo), ma dalla volontà di gettare un ponte di pace e amore tra gli uomini.