Fatti
Agevolazione sul mutuo per l’acquisto della prima casa; bonus giardino, mobili, elettrodomestici; sostegno al miglioramento del risparmio energetico; sisma bonus; sostegno all’eliminazione delle barriere architettoniche sino alla misura principe inventata quasi 30 anni fa per aiutare il settore edilizio e per far emergere il “nero”: il bonus ristrutturazioni, una detrazione decennale che consente di scalare dalle tasse il 50% delle spese (se prima casa), il 36% per gli altri immobili fino ad un importo di 96mila euro. Questo è quanto previsto per il 2026.
Insomma non mancano i benefici pubblici per il sostegno al mattone, per non parlare poi di allargamenti nelle maglie burocratiche, dell’eliminazione di restrizioni e divieti, delle leggi regionali che hanno favorito ampliamenti, ricostruzioni, recuperi edilizi. Magari – come nel Veneto – con l’obiettivo di ridurre il consumo del prezioso suolo.
Invero il consumo di suolo continua imperterrito, ma più per opere di urbanizzazione, asfaltature e nuovi centri commerciali, che per l’edilizia residenziale. Fateci caso: è sempre più raro vedere alte gru stagliarsi all’orizzonte. Non ce n’è richiesta?
In Italia sta succedendo quello che è ormai quasi drammatico in Paesi come l’Olanda, la Germania, la Gran Bretagna: c’è richiesta – inevasa – di decine di migliaia di abitazioni. Con la conseguenza che i prezzi del costruito crescono sempre di più, diventando proibitivi pure per le classi medie, figuriamoci per i meno abbienti. Né compensa questa fame l’offerta di abitazioni in affitto: rare nelle grandi città, rarissime nei centri medio-piccoli.
Ok: mancano le aree edificabili, quelle esistenti e approvate sono poche e costose, non vogliamo consumare ulteriore suolo. Ma perché c’è questa forte richiesta di abitazioni, in una società a demografia negativa?
Il fatto è che è cambiata proprio la società. Quante persone in media vivono dentro un’abitazione? In media, uno virgola… Perché la valanga di separazioni da una parte, il crollo di matrimoni e convivenze dall’altra, infine una mobilità sociale (per lavoro o studio) inusuale fino a pochi lustri fa, hanno creato una fame di bi e trilocali insaziabile. L’integrazione poi di migliaia di famiglie di origine straniera ha portato le stesse a passare dall’oneroso affitto al più stabile acquisto. Mettici pure il boom degli affitti turistici e una certa propensione italica all’investimento nel mattone, e il gioco è fatto.
Ma la vera novità degli ultimi anni è data dalla forbice che si sta allargando a dismisura tra città (e cinture urbane), e paesi “isolati”. Da una parte mattoni abbandonati, senza richieste, su cui pagare Imu, Tari e altre spese; dall’altra prezzi che ovunque non scendono sotto i duemila euro al metro quadro. E lasciamo perdere le zone di pregio, le grandi città e quelle turistiche, dove i valori possono anche decuplicare.