Idee | Lettera.D
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre, si ripresenta nelle nostre vite e alle nostre coscienze, ogni anno, dal 1999.
Da un lato, ciò che accade nelle nostre case e nelle nostre strade oggi ci ricorda con durezza che, nonostante questa giornata, non siamo ancora riusciti a ridurre forme di oppressione di genere e rapporti relazionali patriarcali e asimmetrici. Dall’altro lato, non possiamo sottacere l’impegno di tante e tanti affinché le cose cambino. Desideriamo partire da questi sforzi e ringraziare coloro che vogliono un mondo diverso, che promuovono giorno per giorno stili relazionali fra donne e uomini improntati a rispetto e dignità. Annodandoci a ciò, questa giornata può essere, però e anche, l’occasione per dirci che forse è arrivato il momento di promuovere una nuova idea di essere umano, più innovativa, complessa e meno antropocentrica. Sarebbe bello se decidessimo come umanità di mettere al bando la violenza, nei confronti delle donne e di tutte le forme di vita, rendendoci conto che siamo ospiti di questo pianeta, che viviamo insieme ad altri esseri, con i quali è necessario costruire nuove forme di convivenza.
Oramai sappiamo che violenza chiama violenza, aggressività produce aggressività, che oppressione comporta paura, rabbia, desiderio di vendetta. È sotto gli occhi di tutte e tutti che questo sistema relazionale sta fallendo e ci sta portando nel baratro sociale ed ecologico. Stiamo addirittura creando forme di difficoltà immaginativa: non riusciamo più nemmeno a immaginare futuri che non siano distopici; viviamo in situazioni di deficit immaginativo. Questo non fa che avvitare giovani e meno giovani nella mancanza di speranza, nella disperazione, nei problemi di salute mentale, che possono a loro volta moltiplicare la violenza, anche di genere.
Dobbiamo uscire da queste trappole mortifere e degradanti per il concetto stesso di essere umano. Dobbiamo recuperare sapienza, lungimiranza, visione. Potremmo, ad esempio, cambiare il valore dato alla cura delle persone e del pianeta. La cura delle persone è essenziale per lo sviluppo degli esseri umani, la loro capacità di ragionare, di essere liberi da pregiudizi e luoghi comuni, di sperimentare libertà e senso di comunità allo stesso tempo. La cura del territorio aiuta a contrastare il degrado, favorisce la rigenerazione dei contesti, promuove un benessere più profondo. La cura va posta al centro della vita, non solo delle donne, ma anche degli uomini, con giusti riconoscimenti. Cosi possiamo anche dare valore a relazioni fra uomini e donne, ma anche fra esseri umani e non umani, che siano simmetriche, non gerarchiche, democratiche, eque, pacifiche, che si contrappongano al paternalismo e al patriarcato, alla gerarchia, allo sfruttamento.
Possiamo provare a uscire da trappole antropocentriche, facendo leva su coscienza critica, complessità, pluralismo, immaginazione di futuri altri. In primo luogo dovrebbe diventare patrimonio comune una analisi critica dei fattori economico-sociali di tipo oppressivo e patriarcale che plasmano la nostra società. Va quindi promosso un pensiero complesso e plurale intorno a questioni fondamentali per la vita in comune, quali giustizia sociale, libertà, democrazia, pace, natura. Ecco allora che possono emergere nuove consapevolezze, la chiara percezione che la violenza si interseca profondamente con altre questioni, disuguaglianze, sfruttamento, violazione dei principi di libertà e di uguaglianza, ecocidi, costruzione di minoranze sempre più ristrette che godono di privilegi di ogni tipo. Possiamo mettere in discussione i concetti di homo homini lupus di Hobbes e di homo oeconomicus, che si nutrono di individualismo e cinismo relazionale. Possiamo, anche e finalmente, ragionare sul fatto che tali modi di essere sono solo una delle modalità di intendere l’umanità. Abbiamo studi, sperimentazioni, ancora poco conosciuti, che ci dicono che gli esseri umani possono essere cooperativi e solidali, capaci di agire con tolleranza, pazienza, dialogo, di ricercare soluzioni originali ai conflitti. Ci sono dati a sostegno che ciò favorisce convivenza, benessere, progresso, molto di più della competizione, del conflitto, della violenza. Così apparirà possibile uscire da un pensiero unico e immaginare una umanità innovativa ed evoluta, che si prende cura del creato, sperimenta nuove vie di convivenza in questo pianeta, co-costruisce armonie anche con la natura, valorizza i beni comuni, pensa a coloro che devono ancora arrivare, eliminando ogni forma di oppressione nei confronti della vita umana e naturale.