Idee
Lonigo-Belèm, oltre 7.800 chilometri di distanza in linea d’aria, un oceano vastissimo da attraversare. Ma le idee, si sa, viaggiano molto più velocemente delle persone e così due realtà lontanissime, non solo ruotando il mappamondo, in questi giorni sono state accomunate dallo stesso spirito di giustizia. Ambientale e umana. Venerdì 14 novembre, infatti, all’interno dell’auditorium di Villa Soranzo nel piccolo Comune vicentino, si è tenuto il convegno “Ecogiustizia subito”, un momento di confronto e approfondimento con le istituzioni sullo stato di avanzamento della bonifica da Pfas del sito ex-Miteni.
Proprio in questa occasione, le associazioni promotrici – Acli, Azione Cattolica Italia, Agesci, Arci, Legambiente, Libera, Mamme No Pfas, Acqua Bene Comune Vicenza, Cgil Veneto, Italia Nostra sezione Medio Basso Vicentino, Medicina Democratica, Rete Zero Pfas Veneto – hanno presentato e lanciato il Patto di comunità per l’ecogiustizia nel sito ex-Miteni di Trissino, con l’obiettivo di promuovere una bonifica immediata, trasparente e partecipata dell’area contaminata, a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Un’ulteriore presa di coscienza, un patto, a cui possono aderire anche semplici cittadini, perché, come spiegato nell’appello «nonostante lo stato di emergenza nazionale del 2018, il fallimento dell’azienda e le condanne del processo del 2025, le bonifiche procedono con ritardi ingiustificabili: sono incomplete le indagini, insufficiente la barriera idraulica e ancora lontana la messa in sicurezza della falda. Nei siti d’interesse nazionale, su 148 mila ettari di aree inquinate solo il 6 per cento è stato bonificato, percentuale che scende addirittura al 2 per cento per le falde. Con l’attuale media di 11 ettari bonificati all’anno ci vorranno mediamente, per i siti più virtuosi o fortunati, almeno 60 anni prima di vedere l’iter concluso».
Per evitare che il sito finisca nell’oblio delle molte bonifiche italiane bloccate, il Patto di comunità chiede alle istituzioni interventi rapidi e concreti: avvio immediato della bonifica, risorse costanti per monitoraggi e opere, ampliamento dei controlli di Arpav e della sorveglianza sanitaria, nuovi studi epidemiologici, completamento delle infrastrutture idriche e partecipazione delle associazioni alle Conferenze dei servizi.
Il Patto impegna, inoltre, a un monitoraggio civico su tempi, spese, appalti, accessibilità dei dati ambientali e progetti di riconversione dell’area. Vengono promossi percorsi partecipati per coinvolgere cittadini e imprese in azioni di tutela e rigenerazione: censimento degli orti familiari, analisi dei prodotti agricoli, progetti di rinaturalizzazione e fitodepurazione, piani di riqualificazione urbana e un Forum dedicato alla progettazione condivisa. «La nostra attivazione unitaria vuole servire a mantenere accesi i riflettori sulla necessità di agire presto: questa grave contaminazione deve essere affrontata senza ulteriori rinvii».
Si allunga e si estende sempre più sul territorio veneto l’elenco dei Comuni che hanno accolto la mozione che le associazioni ambientaliste stanno portando avanti, ovvero chiedere al Parlamento italiano una legge nazionale per bloccare la produzione di Pfas.
Tra chi l’ha già approvata (64 Comuni) e chi ha messo in calendario la proposta nel prossimo consiglio comunale (una trentina) sono dunque oltre 90 i Comuni che hanno scelto di prendere posizione.