Fatti
Oltre sei ragazzi e ragazze del Veneto leggono e solo nove su cento non fanno attività fisica. È la fotografia scattata dalla 16a edizione dell’Atlante dell’infanzia (a rischio) di Save the Children dedicata quest’anno all’adolescenza italiana, che esplora dati e vissuti di adolescenti che crescono tra opportunità, fragilità e nuovi bisogni. Il Veneto emerge con alcuni indicatori significativamente migliori della media nazionale, soprattutto sul fronte culturale e del benessere, pur all’interno di un quadro generale segnato da trasformazioni demografiche e crescenti disuguaglianze. Gli adolescenti veneti leggono più dei coetanei del resto d’Italia: il 63,4 per cento sceglie libri oltre quelli scolastici, contro una media nazionale del 53,8 per cento. Sono anche più presenti nei luoghi della cultura: 58,8 per cento ha visitato musei o mostre (la media italiana è ferma al 50,1 per cento) e 41,8 per cento siti archeologici (40,2 per cento a livello nazionale).
Permangono, invece, distanze negative nelle attività teatrali e musicali: solo il 27,8 per cento è andato a teatro e il 30,5 per cento a un concerto, percentuali inferiori al dato italiano (33,2 e 33,3). Il Veneto si distingue però per la pratica motoria: appena il 9,3 per cento degli adolescenti non svolge alcuna attività fisica, rispetto al 18,1 per cento nazionale.
L’Atlante sottolinea come la generazione cresciuta nell’era post-Covid viva la tensione tra protagonismo e rischio di isolamento, tra mondo digitale e desiderio di spazi reali di relazione. Una condizione resa più complessa dalle disuguaglianze economiche, educative e sociali, che negli anni dell’adolescenza diventano più pesanti e incidono sul futuro.
Sul fronte demografico, in Veneto i teenager sono sempre meno: solo il 6,8 per cento della popolazione, circa 76 mila ragazze e ragazzi, in linea con una tendenza nazionale che vede gli over 65 quadruplicare gli adolescenti e prevede un ulteriore crollo entro il 2050. Cambiano anche le famiglie: in Regione un quarto di quelle con adolescenti ha un solo figlio, mentre cresce il numero di giovani che vivono in nuclei monogenitoriali.
L’Atlante ricorda, inoltre, che la povertà minorile resta una frattura profonda: in Italia il 26,1 per cento degli 11-15enni è a rischio povertà o esclusione sociale, con forti divari territoriali e tra italiani e stranieri.