Mosaico
Venticinque anni sono tanti ma possono sembrar pochi, quando voltandosi indietro ci si accorge di quanta vita possono contenere: mostre, restauri, studiosi, migliaia di visitatori tra turisti, scuole e famiglie. È la storia del Museo diocesano di Padova – allestito nei prestigiosi ambienti del Palazzo Vescovile, sede episcopale sin dal 14° secolo e si estende su una superficie di oltre duemila metri quadrati – che quest’anno festeggia il suo primo quarto di secolo dall’apertura al pubblico, in occasione del Grande Giubileo del 2000 con una serie di iniziative che avranno luogo sabato 29 novembre.
Oggi come allora alla guida c’è il direttore Andrea Nante, storico dell’arte di formazione, che già nel 1999 aveva partecipato alla progettazione e alla realizzazione del nuovo allestimento: «È stato un percorso entusiasmante, anche se non sempre facile in una città ricca di iniziative culturali come Padova – spiega Nante – Abbiamo dovuto conquistare il nostro pubblico passo dopo passo, compreso quello proveniente dalle parrocchie, che non poteva darsi per scontato ma che è stato coinvolto poco a poco attraverso progetti mirati».
La conquista è arrivata con una programmazione paziente, capace di tenere insieme ricerca scientifica, alta divulgazione e apertura alla città e ai non credenti. Il Museo come luogo pastorale e al tempo stesso culturale, in dialogo tanto con i percorsi di iniziazione cristiana quanto con le istituzioni accademiche.
Dal 2000 a oggi sono 32 le mostre realizzate, oltre alla rassegna internazionale “I colori del sacro”, capace di parlare a bambini, famiglie e adulti di ogni provenienza, e al progetto “Mi sta a cuore”, che ha coinvolto comunità e cittadini nel recupero di opere d’arte divenute poi fulcro di esposizioni tematiche. «Mi sta a cuore è forse il progetto che porto più nel profondo – sottolinea Nante – perché restituisce alla comunità ciò che la Chiesa custodisce e ricorda che questi beni appartengono davvero a tutti».
Il museo è stato e rimane anche un grande laboratorio di studio del patrimonio diocesano, che ha portato all’inizio del millennio alla schedatura e alla catalogazione di 110 mila beni artistici provenienti da tutte le parrocchie: un lavoro monumentale reso possibile dai contributi dell’8 per mille e dalla Diocesi, oltre che da altri soggetti come Fondazione Cariparo, Regione Veneto e numerose comunità locali. «Grazie a quell’inventario – spiega il direttore – oggi il nostro patrimonio è conosciuto, protetto e rivendicabile in caso di furto. L’inventario completo ha inoltre costituito la base per nuovi percorsi di studio e di ricerca».
Ma qual è il bilancio di questi 25 anni? «Padova è una città in cui si fa molto, e che deve ancora imparare a “sincronizzarsi”», sorride Nante. «Siamo cresciuti ma c’è ancora spazio soprattutto per rafforzare la collaborazione con le altre istituzioni culturali, sia diocesane che laiche, a partire dall’Università con cui lavoriamo già molto fianco a fianco».
Lo sguardo ora è rivolto al futuro: perfezionare le sinergie, continuare la ricerca, rafforzare il ruolo del Museo come ponte tra la Chiesa e la città, tra memoria e contemporaneità.
E venticinque anni, tutto sommato, sono solo l’inizio.

Il 29 novembre il Museo celebra i suoi 25 anni con due turni di visite guidate gratuite (ore 16.30 e 18.30, massimo 30 persone a turni)) accompagnate dal direttore Andrea Nante e dai collaboratori. Alle 17.30, nella sala del Collegio Sacro, rilancio del progetto “Mi sta a cuore”; alle 17.40 videoproiezione sulla facciata della Cattedrale. Conclusione alle 19.30 con un momento conviviale.
“Da 25 anni con voi!”: con questo slogan il Museo diocesano di Padova invita il pubblico a celebrare insieme i suoi 25 anni di attività e di proposte. Info e prenotazioni visite: museodiocesanopadova.it, 049-8771718.