Fatti
Negli ultimi anni l’impegno della Caritas contro la violenza di genere si è intensificato. Come sottolinea al Sir Caterina Boca, avvocato e responsabile dei progetti strategici di Caritas italiana,
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la violenza maschile sulle donne non è un fatto privato né una questione femminile, “ma un problema sociale che riguarda tutti”.
Ogni comunità deve sentirsi ferita e indignata, “pronta a sostenere le vittime e ad avviare un cambiamento profondo, affinché gli strumenti di tutela, repressione e prevenzione siano davvero efficaci”.
I dati confermano la gravità del fenomeno. Tra il 2023 e il 2024 il numero verde antiviolenza e stalking 1522 ha registrato un aumento delle chiamate del 25,8%, segno di una crescente consapevolezza. Nel 2024 l’Osservatorio “Non una di meno” ha contato 113 femminicidi, con una forte concentrazione in Lombardia, Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Sicilia. Nei primi undici mesi di quest’anno secondo il 12° Rapporto Eures, le vittime sono state 85 (dato aggiornato al 22 novembre). Numeri che richiedono risposte concrete e coordinate.
Una rete di oltre 100 Caritas. Dal 2018 al 2024 diverse diocesi hanno attivato progetti specifici e nel 2025 altre dieci Caritas hanno avviato nuove iniziative. In totale, oltre cento Caritas diocesane, anche grazie ai fondi 8xmille, operano in rete sul territorio con interventi mirati. Le azioni si sviluppano in vari ambiti: accoglienza in emergenza per chi decide di allontanarsi dal partner violento, attraverso case rifugio, co-housing e contributi per affitti; programmi di inserimento lavorativo per garantire autonomia economica, con tirocini, stage e formazione professionale; percorsi di empowerment per rafforzare autostima e benessere, spesso accompagnati da attività sportive e creative. A questi si aggiungono orientamento e supporto legale, sostegno psicologico e alla genitorialità, iniziative di sensibilizzazione rivolte a comunità e giovani, con attenzione anche alle donne straniere, e formazione per operatori e volontari.
Alcune esperienze locali. A Senigallia sono attive da anni strutture di accoglienza con reinserimento lavorativo e forte sostegno comunitario. A Grosseto la Casa di Ruth offre ospitalità, orientamento, educazione alla genitorialità, laboratori di sartoria e servizi domiciliari. A Otranto è previsto l’avvio di un laboratorio sartoriale con formazione socio-culturale e linguistica per le straniere, oltre a stage e supporto all’imprenditorialità.
Progetto Ruth. Tra i progetti più significativi, sottolinea Boca, spicca il “Progetto Ruth – microcredito di libertà”, promosso dal ministero delle Pari opportunità insieme ad Abi, Enm e Federcasse. Caritas italiana, da parte sua, ha creato una rete nazionale di Caritas diocesane che accompagnano le donne vittime di violenza nella richiesta di microcredito sociale, favorendo l’inclusione finanziaria e contrastando la cosiddetta “violenza economica”. Come funziona? “Le donne già prese in carico dai centri antiviolenza o dalle case rifugio – risponde la responsabile dei progetti strategici – vengono accompagnate e assistite dai punti di contatto delle Caritas diocesane nella richiesta e nella gestione del prestito, fino alla fase di rimborso. L’affiancamento è personalizzato e finalizzato a bisogni diversi, ma con un obiettivo comune: sostenere le donne verso l’autonomia, orientandole nell’uso di strumenti di emancipazione economica e sociale”.
Il microcredito si rivela così una risorsa generativa, capace di aiutare anche chi non è bancabile e di prevenire il rischio usura.
Dal dolore alla speranza. I progetti Caritas dimostrano che il contrasto alla violenza di genere non è solo protezione, ma costruzione di nuove possibilità di vita. Accoglienza, lavoro, empowerment e microcredito diventano strumenti di rinascita: un percorso che restituisce alle donne libertà e fiducia, trasformando il dolore in speranza.