È la principale fonte di approvvigionamento interna di legno, benché copra solo una parte insufficiente del fabbisogno nazionale. È la filiera del pioppo, che un accordo decennale tra le cinque Regioni del Nord Italia a maggiore vocazione pioppicola – Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Emilia-Romagna – punta ora a valorizzare e fare crescere.
La pioppicoltura copre infatti solo l’1 per cento della superficie boscata italiana, ma garantisce il 45 per cento del legname lavorato di origine nazionale e circa il 33 del totale utilizzato nel settore legno-arredo. La superficie nazionale a pioppo è stimata in 54 mila ettari: per garantire l’autosufficienza del comparto ne servirebbero almeno 115 mila. Il fabbisogno nazionale è stimato in 2,2 milioni di metri cubi l’anno, mentre la produzione interna non supera il milione, motivo per cui l’Italia è il secondo importatore mondiale di pioppo dopo la Cina.
L’intesa interregionale, sottoscritta a Milano a settembre, in realtà aggiorna un precedente accordo siglato a Venezia nel 2014 e ha validità decennale: l’obiettivo è ora quello di rafforzare il ruolo strategico della pioppicoltura per l’economia nazionale, la sostenibilità ambientale e la sicurezza delle forniture di legname. Alla firma dell’accordo erano presenti, non a caso, oltre agli assessori delle Regioni coinvolte, anche i rappresentanti delle principali organizzazioni degli agricoltori nonché dell’Associazione pioppicoltori italiani, FederLegnoArredo, Crea, Pefc Italia, Fsc Italia e Cluster Italia Foresta Legno. «Il Veneto conta oggi circa tremila ettari di pioppeti – spiega l’assessore regionale all’agricoltura, Federico Caner – un dato inferiore rispetto alle altre Regioni del bacino padano. Ci sono quindi grandi potenzialità di sviluppo».
L’attuale Complemento di sviluppo rurale 2023-2027 per ora ha accolto 123 domande, per 463 ettari e 2,2 milioni di euro; in aggiunta, sono stati avviati sistemi agro-forestali innovativi con sei domande finanziate per circa altri 70 ettari. La filiera regionale si completa con la presenza di quattro vivai specializzati che producono circa 100 mila pioppelle all’anno, di cui il 20 per cento cloni Msa (Maggior sostenibilità ambientale), più resistenti agli agenti patogeni.
Grazie a questa coltura si sono sviluppate filiere ad alto valore aggiunto, dagli sfogliati ai tranciati, dai compensati ai pannelli a base di legno, fino alla carta e alla biomassa energetica. Diverse imprese venete di trasformazione vantano inoltre la certificazione Pefc per la tracciabilità del legno. I pioppeti sono tra i sistemi agro-forestali più efficaci per l’assorbimento dei gas serra, utilizzano meno fitofarmaci rispetto alle colture annuali e contribuiscono al riequilibrio del bilancio del carbonio. Tra gli impegni dell’intesa interregionale vi è anche quello di favorire pratiche colturali sostenibili e riconoscere e valorizzare i servizi ecosistemici, come l’assorbimento di CO₂ e i crediti di carbonio.
Il pioppo è l’albero più usato nell’industria cartaria e, assieme all’abete, viene adoperato per produrre le casse armoniche dei pianoforti.
Celebre fu, invece, la tavola di legno – sempre di pioppo – scelta da Leonardo da Vinci per dipingere la sua celebre Monna Lisa.