Idee
Arriva Natale e immancabilmente tornano le polemiche riguardo la presenza dei simboli cristiani e in particolare del presepe nelle scuole o in ambienti pubblici.
Non è una notizia, verrebbe da dire in “giornalistichese”, dal momento che si tratta ormai di una cosa quasi scontata, che si ripete periodicamente, con immancabile polverone che poi svanisce passate le feste.
Tuttavia l’argomento resta di una certa importanza e si presta a diverse riflessioni.
Una di queste riguarda la strumentalizzazione politica, palesemente fastidiosa, legata al tema dei simboli cristiani e, di riflesso, alla questione della cosiddetta “islamizzazione”, spauracchio che alcuni continuano ad agitare per scopi di parte.
“Ci sono luoghi, come alcune piazze o scuole, dove il presepe viene tolto o nascosto. Noi invece lo portiamo sempre con noi”. Così Roberto Vannacci, con un video recente sui social nel quale si mostra letteralmente con un presepe riposto nello zaino mimetico.
Buon per lui. Peraltro, la sua affezione più che ai simboli ai valori stessi del cristianesimo si commenta da sé considerando le ripetute e simpatiche uscite pubbliche in linea con il suo mondo “al contrario”. Del resto non è il solo a insorgere contro le “follie progressiste che invadono le scuole di tutta Italia”. Parola di Silvia Sardone, leghista salviniana di ferro, che con un post su Instagram prende di mira le decisioni – peraltro discutibilissime – di alcuni istituti scolastici su recite di Natale e affini. Al bando Gesù e la stella di Natale, il presepe e quant’altro possa offendere la sensibilità degli alunni stranieri. Un “paradosso”, un “ennesimo sfregio” alle nostre tradizioni.
Chi fosse interessato alle reazioni a uno sfogo come quello della signora Sardone vada a leggere i commenti su Instagram.
Il fatto è che anche quest’anno ci sono sicuramente decisioni che sembrano proprio infelici prese da alcune scuole, alle quali tuttavia bisognerebbe dare almeno l’onere della prova: si tratta cioè di valutare i casi singolarmente e in modo oculato, cercando di comprendere come mai un istituto scolastico – del quale va presunta un’attenzione educativa super partes – arrivi a determinate posizioni. In linea generale, certo, presepe e simboli cristiani, se non vengono sventolati come armi, non dovrebbero offendere nessuno.
Curioso, quest’anno, anche il fatto che la polemica sul presepe, oltre che sulle scelte di alcune scuole, si sia innestata sulla decisione di un Comune, quello di Genova, dove è stata subito denunciata la sindaca Silvia Salis per non aver allestito il tradizionale simbolo natalizio all’ingresso della sede istituzionale di Palazzo Tursi. Centrodestra e oppositori hanno subito parlato di uno “schiaffo alla tradizione”, accusando la giunta di voler cancellare simboli identitari.
Peraltro, la sindaca ha precisato che il presepe non è stato cancellato, ma spostato di sede, a Palazzo Rosso, dove è accessibile a tutti. E ha bollato le critiche come “becero populismo che una certa parte politica deve mettere in atto per affermare sé stessa”.
Povero presepe, verrebbe da dire. E’ certamente un segno cristiano che rimanda a salvezza e pace, legate alla nascita di Gesù. Dispiace che diventi così spesso pretesto di contesa.