Idee
Non sono trascorsi molti giorni dall’ultima Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il 25 gennaio ultimo scorso e si vorrebbe che l’attenzione per l’argomento non scemasse nel tempo ma rimanesse sempre viva. Il fenomeno, infatti, che purtroppo non tende a diminuire, non riguarda solo le vittime e i loro aggressori, ma coinvolge a diversi livelli l’intera società civile. Tutte le volte che una donna viene percossa, violentata o uccisa è una ferita per tutta la comunità che deve inevitabilmente domandarsi cosa possa fare per prevenire questi atti di disumanità.
Purtroppo sappiamo che tanta violenza si manifesta anche dentro le mura domestiche, fra i rapporti sentimentali più intimi e che gli scontri all’interno della coppia coinvolgono spesso anche i figli.
Dobbiamo convincerci che se questo avviene è spesso dovuto alla solitudine che molte famiglie vivono senza neanche esserne pienamente consapevoli. Quando una famiglia è chiusa al suo interno si rende più debole e diviene più difficile gestire le tensioni. Queste magari nascono da piccole incomprensioni, ma poi se non si sanno affrontare e spegnere nel loro esordio rischiano di crescere, ingigantendo in modo esponenziale. È qui che entra in gioco la comunità che deve sviluppare un’attenzione speciale affinché nessuna famiglia resti sola. È importante che ogni famiglia possa contare su punti di riferimento esterni ad essa, persone autentiche, amicizie vere, rispettose ed affidabili.
Le famiglie della comunità cristiana non possono delegare solo ai sacerdoti questo elemento di supporto, ma devono apertamente proporsi per sostenere le altre famiglie e fare rete.
Nella concretezza sarebbe un segno di grande coraggio se nei condomini si riuscisse a creare un clima di maggiore solidarietà e di attenzione reciproca. Non si tratta di fare grandi cose, soltanto bisognerebbe cercare di essere meno formali e più trasparenti. Salutarsi con più calore ogni volta che ci si incrocia; magari invitarsi per un pranzo, o per lo meno per un caffè; informarsi sulla salute di quella vicina anziana e dichiararsi disponibili se si ha bisogno di qualcosa. A volte è anche importante chiedere qualcosa di cui si ha bisogno e aprirsi ad una maggiore confidenza. Sappiamo che spesso è più facile donare che ricevere, eppure mettersi in una condizione di reciprocità è fondamentale. Quando, infatti, una persona (una famiglia) si sente interpellata per un consiglio è come se scoprisse il suo valore e la possibilità di una reciproca apertura.
Bisogna, quindi, contrastare l’opinione comune che di fronte a certi delitti o fenomeni efferati di violenza, noi non si possa fare nulla. Al contrario si può essere operatori di pace in fase preventiva attraverso il dialogo e la condivisione.
Anche nelle famiglie apparentemente senza problemi è bene avere il coraggio di affrontare certi argomenti, di fare filtro alle notizie che arrivano dai mezzi di comunicazione di massa e in qualche modo tenere desta l’attenzione anche dei ragazzi, non certo per scandalizzarli, ma per renderli consapevoli e con gli anticorpi giusti nei confronti di tutti i tipi di violenza, a partire da quella verbale
Vincere la solitudine delle famiglie è generare la migliore condizione per vivere anche le tensioni e certamente aiutare a superare le crisi. Una società fatta di famiglie che si conoscono di più e sono in grado di aiutarsi sarebbe già un antidoto prezioso al virus della violenza.