Chiesa
A conclusione di un tempo ricco di verifiche e novità, che hanno dato vita ai nuovi Orientamenti per la catechesi, alcune persone, direttamente coinvolte nel cammino o che hanno partecipato ai vari incontri, hanno voluto dimostrare la loro gratitudine per questa esperienza. Annunciare, proporre, approfondire la fede è qualcosa che “funziona meglio” se gli annunciatori hanno uno spirito riconoscente.
Cristina Sinigaglia, catechista a Montemerlo dal 2011, racconta di aver condiviso con il parroco il timore per l’inesperienza in questo servizio. «Don Giampaolo Tiengo mi ha spiegato che per trasmettere la fede non c’è bisogno dei libri e mi ha invitato a parlare ai bambini col cuore, con l’esempio e la testimonianza. Ricordo, all’epoca, di aver letto questa frase (che ho considerato un segno): “Dio non sceglie chi è capace, ma rende capace chi sceglie”. Mi sono sentita chiamata e mi sono detta: perché non provare a trasmettere qualcosa di ciò che ho ricevuto in passato? Dopo 13 anni sono ancora qui, più convinta che mai».
Nell’ultimo gruppo di ragazzi che Cristina ha preparato ai sacramenti c’era anche una catecumena e ha avuto il privilegio di accompagnarla al battesimo. «Altea Maddalena era molto intimidita – racconta la catechista – e provava un po’ di disagio a essere al centro dell’attenzione, ma noi l’abbiamo fatta sentire speciale perché ci ha dato l’opportunità di ripercorrere ciò che abbiamo vissuto da piccoli. I suoi compagni l’hanno accolta con entusiasmo e le sono rimasti vicini per tranquillizzarla e farle capire che la sostenevano».
A Conselve e a Terrassa Padovana il giovane sacerdote don Ivan Catanese affianca i catechisti e si dice grato per l’esperienza perché «è un’occasione, in primo luogo, per conoscere le famiglie della parrocchia ed entrare nelle loro dinamiche: una volta superata la diffidenza iniziale, gli adulti possono dare profondi riscontri. In secondo luogo, mi scalda il cuore vedere che ci sono dei genitori che, per accompagnare ai sacramenti i loro figli e altri bambini, si mettono in gioco donando tempo, creatività e capacità. In base alle loro attitudini e doti cercano di condurli all’incontro con Gesù. Alcuni di loro hanno anche avuto l’audacia di dare avvio al gruppo della fraternità».
Don Catanese, inoltre, ringrazia per la capacità e disponibilità della Diocesi a verificare un percorso che dura da dieci anni, col desiderio di provare a perfezionarlo senza stravolgere l’impostazione iniziale. Sono stati colti gli aspetti positivi ma si è anche compreso che su alcuni temi si possono rivedere i tempi e si può adottare un approccio più flessibile. «Sono contento che da una concezione pregressa del trasmettere contenuti si sia passati ora a fare esperienza di Gesù attraverso la comunità».
Daniele Friso è accompagnatore dei genitori nella parrocchia di Laghi di Cittadella; ha due bimbe di 7 e 9 anni che frequentano catechismo insieme. «Avere questo ruolo per me significa formarmi e fermarmi a pormi domande su ciò in cui credo, perché devo spiegarlo alle mie figlie e agli altri genitori – chiarisce – È bello vedere con occhi nuovi la fede e continuare a mettermi in discussione. Il confronto con gli altri mi fa crescere e mi piace parlare con famiglie che vivono le mie stesse dinamiche. I momenti di dialogo tra persone che hanno esperienze simili, che condividono le stesse problematiche e parlano anche di valori sono in assoluto i miei preferiti. Ringrazio le mamme di alcuni bimbi del gruppo che si sono messe a servizio come catechiste (tra le quali c’è anche mia moglie). Ciò ci fa sentire più comunità. Siamo molto legati alla pastorale familiare e non possiamo scindere il catechismo dalla famiglia. Credo che trasmettere la fede ai propri figli sia segno di grande speranza».
Don Danillo Isati, classe 1945, racconta: «A Galzignano siamo stati i pionieri dell’iniziazione cristiana nel 2005 sostenuti da un bel gruppo di catechisti. Sono grato al cammino e l’ho percorso con gioia, riscoprendo valori messi da parte. Ricordo quando, tempo fa, abbiamo affrontato con un gruppo di genitori il tema del sacramento della penitenza. Ero solito lasciarli un’oretta da soli, divisi in gruppi, con lo scopo di rispondere ad alcune domande provocatorie (ad esempio, perché hai abbandonato la confessione?). Poi chiedevo loro di condividere ciò che era scaturito dal lavoro di gruppo. Quella volta ho dovuto interrompere l’incontro, che stava proseguendo da più di due ore e mezza e che sicuramente sarebbe continuato, perché avevano davvero voglia di confrontarsi sul tema. Non dimenticherò mai la richiesta inaspettata di un genitore che, dopo più di dieci anni, mi chiese di potersi confessare. Alla fine, entrambi avevamo gli occhi lucidi per la commozione».
Don Isati è grato per la catechesi esperienziale: «Non dobbiamo insegnare nulla ma far venire fuori ciò che le persone hanno già dentro, per valorizzarle».
A Fellette, catechista e referente per la catechesi è Giuliana Bortignon. È grata di questa esperienza perché è occasione di formazione continua. «Ringrazio in modo particolare per il rapporto d’amicizia che si è creato con le altre catechiste, gli accompagnatori e il parroco – spiega – condividendo non solo momenti organizzativi e formativi ma anche conviviali, coinvolgendo anche parrocchie vicine. Sono grata principalmente per le belle persone conosciute durante i corsi di formazione diocesana. La capacità dei formatori di non limitarsi a trasmettere nozioni o metodi, ma di testimoniare la loro fede attraverso la vita, che talvolta è stata segnata da esperienze molto difficili. Dico grazie in modo particolare per i momenti vissuti con ragazzi e genitori. Per la fiducia reciproca, la gentilezza, l’affetto, l’allegria, la semplicità, la testimonianza, la concretezza delle cose, il provarci nonostante tutto».